Rinascita Scott. Dubbi, contraddizioni e nomi confusi: la difesa di Pittelli "controesamina" il pentito Oliverio sulla corruzione ai magistrati

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Giancarlo Pittelli

Il collaboratore di giustizia accusa Pittelli di aver partecipato ad un accordo corruttivo per ottenere assoluzioni in un processo di omicidio avvenuto nel

  29 marzo 2021 20:18

di EDOARDO CORASANITI

E’ uno dei momenti di maggiore conflitto verbale che si materializza nel processo “Rinascita-Scott”: nell’aula bunker di Lamezia Terme i legali dell’avvocato Giancarlo Pittelli procedono al controesame di Francesco Oliverio, collaboratore di giustizia,  51 anni, di Belvedere Spinello (Crotone), detto “Il geometra” o “il lupo”, con un passato nella ‘ndrina “Oliverio-Marrazzo-Iona” con il ruolo di capo locale, e lo scontro è inevitabile: da una parte Salvatore Staiano e Guido Contestabile, difensori di Pittelli, dall’altra il pentito che lo accusa di aver fatto parte ad una vicenda corruttiva per ottenere un’assoluzione.

I toni si alzano quando vengono tirate fuori dal cassetto le parole pronunciate da Oliverio il 17 marzo 2021 durante l’esame ad opera della Dda e che fanno riferimento ad un verbale di interrogatorio, a Salerno, in cui l’avvocato Pittelli,  indagato e agli arresti domiciliari nell’ambito di “Rinascita Scott”, viene descritto come un uomo capace di tirare fuori dai guai Massimiliano Iona, accusato nell'ambito del processo Ciclone per l’omicidio di Ettore Ierardi, avvenuto nell'estate 2002 in contrada Iannello, a Belvedere Spinello, e difeso proprio da Pittelli. Per Oliverio l’ex parlamentare di Forza Italia era “ammanicato bene alla Procura di Catanzaro”. Nel suo racconto c’è anche un altro avvocato che si sarebbe  dovuto occupare di agganciare i giudici della Cassazione.  

Rinascita Scott. Il pentito crotonese Oliverio sui retroscena del processo per l'omicidio Ierardi: "Pittelli "ammanicato" nella Procura di Catanzaro"

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Frasi, parole e mancanze che fanno porre qualche interrogativo all’avvocato Staiano: quest’ultimo infatti ad Oliverio chiede il perché nel verbale d’interrogatorio del luglio 2012 il nome di Pittelli non c’è mai nonostante venga narrato l’episodio e gli sviluppi dell’omicidio di Ierardi. La risposta del collaboratore è che “ho fatto una sintesi di tutto”. Eppure, sostiene Staiano, Pittelli era un noto avvocato e politico e risulta “difficile” dimenticarsi di un suo interessamento in una vicenda corruttiva di questo tipo.

C’è anche un altro “bersaglio mobile” che interroga Staiano. Prima di marzo 2017, Oliverio non parla mai del processo di rinvio con cui la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro assolve definitivamente Agostino Marrazzo e Giuseppe Pizzuto (altri tre erano stato assolti in primo grado), dopo un lungo iter processuale: 24 anni ed ergastolo in primo grado, assoluzione in secondo grado, annullamento con rinvio in Appello in Cassazione e assoluzione definitiva dalla Corte d’assise d’Appello. Ed è sulla composizione del collegio giudicante che si urlano i punti interrogativi. Per Staiano infatti il “bersaglio mobile” è Marco Petrini, giudice di Catanzaro condannato a 4 anni e 4 mesi in primo grado a Salerno per episodi corruttivi, e secondo il legale tirato in ballo solo ora e indirettamente (pur senza nominarlo ma facendo riferimenti) perché facile da colpire dopo lo scandalo mediatico che ha determinato l’indagine “Genesi”.

Ma che l’equilibrio fosse difficile da mantenere è già dimostrato dalle prime battute del controesame dell’avvocato Staiano, che chiede a come mai in passato Oliverio avesse mentito su Carbone e Palamara,  un presunto boss di Ventimiglia coinvolto nel processo “La Svolta”.  Anche da come riporta una sentenza della Cassazione, il collaboratore avrebbe riferito di aver conosciuto Palamara da Lorenzo Carbone, parente del presunto boss. Per i giudici romani questo non è possibile, anche perché durante il periodo del presunto incontro Carbone non era nemmeno detenuto. Oliverio confessa l’errore e si precipita a rispondere: “Mi sono confuso ma non sono un bugiardo”.


Domande e contraddizioni vengono fatte emergere anche dall’avvocato Guido Contestabile, che ricostruisce la vicenda di questa presunta corruzione. A partire dal ruolo svolto da Pittelli durante il processo per l’omicidio di Ierardi. L’ex parlamentare infatti ha difeso Iona, assolto in primo grado senza che la sentenza venisse appellata. Poi, nel processo, sparisce. E come si sarebbe concretizzata la corruzione di Pittelli? Per Oliverio “era ammanicato alla Procura di Catanzaro ed in particolare con il procuratore Lombardi (Mariano Lombardi, ex procuratore di Catanzaro, defunto nel 2011, ndr).”. La domanda della difesa, come peraltro posta anche dalla Procura di Salerno quando è Oliverio è stato sentito su questo episodio, è inevitabile: Quale possibilità c’era per Pittelli di intervenire tramite Lombardi per la sentenza, visto che non aveva ruoli giudicanti?”, chiede Contestabile. La risposta è simile o identica a quella già fornita al magistrato campano: “Io non ho mai approfondito, non sono mai entrato nel ruolo perché rispettavo il ruolo di mio cugino (Sabatino Marrazzo, fratello di Agostino, ndr)”.

Il ragionamento di Contestabile si spinge oltre e la domanda cammina sul terreno, scivoloso, della quota economica da versare per la corruzione: 50mila euro. Nel verbale di giugno del 2013 Oliverio al procuratore Bruni riferisce di quella somma. “Ricorda a chi dovevano essere consegnati?”, è la domanda dell’avvocato. La risposta “I soldi non li ho consegnato io. A dire di Sabatino Marrazzo andavano a Pittelli, che era il difensore di Agostino”.
La contestazione non tarda ad arrivare: nel verbale del giugno 2013 viene indicato il nome di un altro avvocato al quale sarebbero stati consegnati. E qui Oliverio ammette quello che lo definisce “un suo difetto”: confonde il nome di Pittelli con quello di un altro avvocato.

Anche altre difese hanno sottoposto Oliverio a controesame. In particolare, hanno interloquito con il collaboratore  di giustizia gli avvocati Paride Scinica, Tiziana Barillaro, Gennaro Vincenzo, Luca Cianferoni. 

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