"Salviamo il nostro mare": l'incontro dei Verdi sull'inquinamento delle acque calabresi

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Non solo i mari, ma anche i fiumi, i torrenti. Le acque calabresi, la loro flora e fauna sono a rischio inquinamento. Decisivo ora più che mai l'intervento della politica.

  03 aprile 2021 20:11

di ANNA TRAPASSO

“Salviamo il nostro mare”: un evento di sensibilizzazione ambientale a carattere regionale, quello organizzato oggi sulla piattaforma zoom da Europa Verde Calabria, che a partire dalla questione dell’inquinamento dei mari ha spaziato su numerose altre questioni ambientali che investono di responsabilità i singoli cittadini, le comunità e la politica anzitutto.

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La diretta online è stata moderata da Giuseppe Campana, Commissario regionale Verdi, e coordinata da Elisa Romano, dell’esecutivo nazionale Verdi, con “l’intento di accendere i riflettori sulla questione che attanaglia questa regione da tantissimo tempo”.

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“Abbiamo dato un taglio tecnico e poco “politichese”, perciò ringrazio tutti per la schiettezza e la chiarezza nell’approccio a questa delicata tematica” -ha detto Elisa Romano- “Ci sono diverse analogie tra la cattiva gestione dei rifiuti solidi e la cattiva depurazione che affligge le nostre acque, e su tutto questo L’UE fa cassa. Non dimentichiamo che l’inquinamento è infatti dovuto non solo al mal funzionamento dei depuratori ma anche all’utilizzo delle plastiche monouso che tra poco prenderanno il sopravvento sulla fauna marina. Nel nostro percorso di sensibilizzazione, ad oggi abbiamo riscontrato molti atteggiamenti di riluttanza -ha aggiunto- Di ambiente si parla per essere alla moda ma non si attua concretamente nulla di ciò che si promette. Spero che la politica voglia abbandonare la realizzazione di opere inutili che in maniera vergognosa insegue, ad esempio il ponte sullo Stretto, per dedicarsi ad opere concrete e fattive: l’ambiente non è uno spot pubblicitario da utilizzare nelle campagne elettorali, la non curanza dell’aspetto ambientale prima o poi presenta il suo conto”.  

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E’ intervenuto Silvestro (Silvio) Greco, Direttore della sede romana e calabrese della stazione zoologica Anton Dohrn. Dopo aver parlato di correlazioni tra inquinamento ambientale e fauna marina, Greco ha lanciato il suo appello: “E’ tardi per preoccuparsi del pianeta Terra, che ha un tempo ormai finito; il tema vero di cui occuparsi è quello della qualità della vita sul pianeta, per il tempo che ci resta da vivere. Se le persone capissero una volta per tutta che qualunque gesto che crei danno si ritorce contro di noi, diventeremmo tutti ecologisti. Ma si è volutamente abbassato il livello scolastico e stiamo andando verso un’ignoranza generalizzata che favorisce i populismi sia di destra che di sinistra, un’ignoranza che fa paura”. “La maggioranza politica di questo Paese -ha concluso Greco- non ha alcun interesse verso la sostenibilità, né sociale né dell’ecosistema. Lo sforzo da fare è quello di lavorare sul tema dell’educazione ambientale. Abbiamo bisogno di cultura, di conoscenza.  La politica si deve assumere la sua responsabilità. Un assessore all’ambiente non può parlare senza conoscere, stanno facendo solo del “green wash”. Si ragiona ancora sulla realizzazione delle discariche quando, invece, la discarica è soltanto la fase terminale di un processo e nella discarica deve arrivare solo il 3% dei rifiuti. Questo è il tempo in cui non si può non essere partigiani nel senso di prendere parte, è troppo importante per la qualità della vita della nostra specie”.

In apertura, ancora, l’intervento di Orlando Amodeo, Coordinatore Verdi Crotone. Riallacciandosi ai discorsi di Silvo Greco, ha concentrato la propria analisi sulle particelle nocive che inquinano i nostri mari e la relativa fauna: “E’ vero che abbiamo una grande biodiversità -ha detto Amodeo- ma in tutti i nostri pesci i tassi di particelle chimiche quali fosforo, mercurio, cominciano ad abbondare pericolosamente; se poi aggiungiamo il fatto che consumiamo pesce di allevamento, che è grave fonte di inquinamento, vediamo purtroppo a che futuro stiamo andando incontro”. “Relativamente al territorio di cui sono referente, Crotone, devo dire che per 30 anni è stato patria della Montedison, per cui c’è ancora una striscia di 4km sul mare. Si è poi proceduto con la “bonifica”, ma “bonifica” non deve essere solo coprire con della terra e piantare alberi”. Crotone, insomma, risulta un territorio gravemente inficiato dai danni dell’uomo sul mare.

A confermare dei dati preoccupanti, anche Domenico Bova, coordinatore Verdi Reggio Calabria: “Reggio dovrebbe essere un’isola felice, grazie alle correnti ed al ricambio frequente di acque, ma in realtà abbiamo gli stessi problemi degli altri, poiché non abbiamo mai acquisito l’assunto di essere uomini di mare. Reggio Calabria è, infatti, una città sul mare ma non è una città di mare. -ha detto- Reggio celebra la montagna nella sua gastronomia, con centinaia di macellerie, ma non ha pesce. Non ha una flotta di pescherecci, è poco avvezza alla cultura del mare. Andando alla questione inquinamento, la velocità con cui le acque meteoriche arrivano a mare, fa sì che se non c’è un controllo a monte, anche con opere di contenimento di determinati rifiuti, soprattutto i solidi urbani, la velocità con cui queste acque arrivano a mare è troppa e si creano danni. Poi subìamo la mancanza di una corretta depurazione, che produce un’iperfloritura algale per cui tutta una serie di specie ittiche è costretta a spostarsi per cercare condizioni di vivibilità. Per quanto riguarda le specie legate al fondale, non pelagiche, ad oggi non troviamo più le specie caratteristiche, ad esempio la triglia. L’inquinamento del mare ha, quindi, creato una distribuzione diversa della fauna marittima. Non ultimo è, inoltre, il controllo dello sversamento dell’amianto. Abbiamo quattro fiumare che circoscrivono il perimetro di Reggio, in cui molti hanno pensato di sversare gli scarti dei propri lavori, l’amianto, che con le acque torrentizie finiva a mare. Ora col superbonus si prevede una grande mole di lavori edili e, quindi, bisogna esercitare dei controlli importanti. Segnalo inoltre che Reggio non ha un porticciolo turistico, manca una cultura economico-marina che, se condotta in termini di profitto, serve anche alla salvaguardia del mare. Non si pratica la pesca turistica, le escursioni subacquee che, da un’economia circoscritta, ci poterebbe ad un’economia turistica”. Ha poi concluso: “il mare è fonte inesauribile di energia pulita grazie alle correnti ed alle onde, che consentono la produzione di energia alternativa. Spero che nel breve periodo si possa pensare a questo tipo di attività e risorse che investano il territorio del reggino”.  

Non solo la costa, ma anche l’entroterra calabro fa la sua parte nella tutela dei nostri mari. A parlarne, Mariano Marotta, coordinatore Verdi di Catanzaro: “Non è un problema solo dei comuni costieri. Molti comuni dell’entroterra non vengono tenuti in considerazione nella gestione della problematica. C’è, infatti, la convinzione errata che risolvendo la depurazione sui comuni costieri si risolva più in generale il problema -ha detto Marotta- La Calabria ha bisogno di una progettazione di tipo tecnico scientifico, che invece viene lasciata agli amministratori che spesso non hanno la sensibilità o le capacità. La Regione deve immaginare una progettazione che sia quasi pilota e possa essere replicata sul territorio in modo tale che una buona pratica possa poi fungere da motore per il resto”.

E' seguito l'intervento di Raffaele Greco (Verdi Vibo): "Il mare è lo specchio fedele di quanto avviene sulla terra ferma. -ha affermato- Troviamo nelle nostre acque una contaminazione molto intensa con agenti patogeni, di origine principalmente fecale, perché la combinata azione di torrenti e piogge porta a mare, specie dopo la stagione estiva, un forte inquinamento organico. Io penso che il vero problema su cui oggi interrogarci da un punto di vista politico sia il fatto che la Regione, a distanza di 20 anni dalla direttiva quadro 60/2000 e del d.l. 152/2006, non abbia un piano di tutela delle acque regolarmente approvato dal consiglio regionale. L’unica maniera per fare un piano di interventi e allocare risorse è tramite un regolare piano delle acque, che noi abbiamo abbozzato nel 2007 e che avrebbe bisogno di un monitoraggio operativo ed un monitoraggio di sorveglianza, i quali non vengono stabilmente fatti". "Le politiche delle acque -ha concluso- vanno fatte su scala regionale e su scala distrettuale. Purtroppo, ad oggi, non se ne sente parlare. Neanche nel primo abbozzo di campagna elettorale che c’è stata. Dovremmo farne un cavallo di battaglia della nostra prossima campagna elettorale". 

Molto dure le parole di Vincenzo Giordano, Consigliere federale nazionale Verdi, che ha definito “un problema di provenienza politica, inutile additare il privato cittadino che fa sì la sua parte, ma deve essere la politica l’elemento risolutore di queste circostanze”. “Parliamo del mare inquinato da quasi 40 anni, anni in cui si sono succeduti i vari governi regionali, comunali e provinciali -ha detto Giordano- Nell’affrontare qualsiasi circostanza del genere si è sempre usato dichiarare un’emergenza, che portava la politica ad affrontare le conseguenze e mai le cause, con misure d’urgenza e quindi slegate da qualsiasi altro effetto, solo per risolvere temporaneamente quella che era una mera conseguenza”. “Parlare di ambiente non ha e non dovrebbe avere un colore politico, dovrebbe nascere spontaneo a chiunque occupi un posto istituzionale. Ma come è possibile che nessuna entità politica se non i Verdi abbiano intrapreso questo cammino? Il resto della politica sfrutta la linea verde per accaparrarsi una fetta di elettorato, per poi disattendere ogni promessa. Si tratta di green washing. Il problema ambientale è complesso e ne è responsabile solo la politica. Non dimentichiamo i grandi danni compiuti negli anni ’80 e ’90, in questo frangente c’è stato un abusivismo incredibile, colpa del privato ma anche della politica che ha condonato. Molti degli immobili condonati hanno gli scarichi a mare. Abbiamo inoltre una ferrovia tra la spiaggia e le statali. Non cadiamo nella trappola del politichese, una mente critica che ha un minimo di sapienza su questa Europa prima denigrata e poi presa a braccetto dai vari politici di turno sa riconoscere gli errori fatti”. “Visto che le elezioni sono imminenti, - ha concluso- spero che la popolazione calabrese sappia fare tesoro e cultura di questa memoria e si esprima a dovere”.

Tra gli interventi programmati, anche quello di Angelo Calzone, Delegato WWF Calabria: “La politica deve a mio avviso saper fare tre cose: programmare; farsi portavoce delle istanze delle associazioni ambientaliste che spesso sono anche antesignane per quanto riguarda i valori e le problematiche del territorio e, infine, assumere il valore del capitale naturale come stella polare di ogni azione”. “spesso -ha aggiunto- noi ambientalisti veniamo considerati portatori di idee utopistiche, portiamo avanti le nostre battaglie ma poi, nelle stanze del potere, nelle aule parlamentari, al di là che tutti si riempiano la bocca, non c’è una forza ambientalista che sia portavoce delle nostre istanze. Percepiamo perciò la mancanza di un referente politico. Per ciò che riguarda la salute delle nostre acque, vorrei attenzionare anche i fiumi, la biodiversità e l’ecosistema fluviale. Se guardo alla salute dei fiumi in Italia e in Calabria, mi accorgo che sono oggetto di attentati portati avanti da enti pubblici e consorzi di bonifica, che intervengono con una sola idea: garantire la sicurezza idraulica. Ebbene, l’approccio riguardo la manutenzione dei fiumi non può essere quello novecentesco e superato della mera sicurezza idraulica. E’ necessario applicare la direttiva 60 del 2000 e la l. 124 del 2014, secondo cui l’intervento sui fiumi deve essere pluridisciplinare, così da consentire il raggiungimento dell’obiettivo principale ossia la conservazione della biodiversità. E’ inutile piangersi addosso, bisogna cambiare rotta”.

Le conclusioni sono state affidate agli interventi di Alessia Alboresi (Consigliere comunale Corigliano-Rossano e Verdi Cosenza), e di Orlando Amodeo.

La Alboresi ha evidenziato come sia “necessario fortissimamente insistere su una educazione ambientale dei giovani, dall’età scolastica” ed ha posto un accento sulla “Nuova 106 ad Amendolara, che potrà ancor di più inficiare il medio ambiente, ma il cui mare si è dimostrato più resiliente e più intelligente di noi, riportando in vita nientemeno che il meraviglioso corallo rosso, assente dai mari calabresi da decenni”.  

Amodeo invece ha sottolineato un parallelismo tra covid e depurazione: “Il covid nasce per via degli allevamenti intensivi a cui è stato possibile il salto di specie. -ha detto-  Dobbiamo ricordare che queste sostanze con cui alleviamo gli animali, finiscono nel nostro cibo, di conseguenza nelle fogne e nel mare. Quando facciamo degli esami chimici cerchiamo solo alcuni elementi, ma se ne cercassimo 500, troveremmo poca terra e poca acqua non ancora inquinate”.

Emblematiche in chiusura le sue parole: “Non c’è una vita B, non c’è un pianeta B. Stiamo consegnando al futuro il disastro”.  

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