“Piccante” in sanità, meglio una delle tante procedure, evitabili, che “bruciano” risorse economiche e di personale nel sistema sanitario regionale.
Brevemente il fatto: dopo le 18 del 20 settembre PN si presenta in pronto soccorso del PO di Tropea, accolto dall'operatore sanitario di turno, viene dimenticato fino all’arrivo di una solerte dottoressa che alle 21 contatta il reperibile dell’hub di Catanzaro, ottiene indicazioni e suggerimenti per il sintomo lamentato dal paziente, sintomo che non aveva alcun carattere d’urgenza (come peraltro risulta dalla consulenza del Pugliese).
La stessa dottoressa non soddisfatta allerta la centrale 118 e invia il paziente comunque al pronto soccorso dell’Hub di secondo livello del Pugliese di Catanzaro dimenticando: che trattasi di codice bianco; che a Tropea insiste una struttura complessa di urologia gestita da specialisti in urologia; che la mission del Pugliese riguarda casi ad alta complessità.
Il paziente codice bianco è stato inviato dalla dottoressa per l’inserimento di un catetere trans uretrale, senza che questi presentasse sanguinamento e/o ritenzione urinaria, accompagnato con ambulanza del 118, con autista, barelliere e infermiere.
Il sistema sanitario calabrese già sofferente per numerose vicissitudini, deve registrare l’impiego improprio delle risorse a disposizione, in assenza di protocolli che codifichino la reale urgenza non si può lasciare alla decisione del singolo operatore l’attivazione del sistema di emergenza. Questa è l’ennesima dimostrazione di incapacità nella gestione di un codice bianco (assenza di urgenza), il paziente giunto in pronto soccorso a Tropea per una presunta urgenza dopo le 18 del 20 settembre, “urgenza” inviata solo otto ore dopo a Catanzaro.
La domanda: quali prestazioni sono in grado di erogare i medici del pronto soccorso di Tropea e gli urologi che hanno in gestione una struttura complessa?
Facciamo alcuni conteggi: sono intervenuti due medici in Ps a Tropea addestrati e competenti per le urgenze, dimostrandosi incapaci di gestire una cateterizzazione trans uretrale, il medico della centrale del 118, terzo medico, una ambulanza con tre operatori che hanno affrontato lo spostamento tra Tropea e Catanzaro e viceversa, il personale del pronto soccorso di Catanzaro, un reperibile, dieci persone più il trasporto per trattare un codice bianco. Inevitabile pensare a quante risorse sono state “bruciate”. Situazioni simili si ripetono a cadenza giornaliera ma soprattutto dal venerdì in poi e non sono scevri da simili richieste gli Spoke di Soverato e Lamezia (insiste una struttura complessa di urologia) e Crotone (con struttura accreditata per la gestione degli acuti in urologia).
Al management della ASP di Vibo Valentia l’invito a rispondere dopo aver chiarito l’accaduto e ad assumere provvedimenti per evitare la “migrazione sanitaria” interprovinciale. Diversamente, l’unica risoluzione sarebbe quella di chiudere baracconi e strutture improduttive.
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