di SERGIO DRAGONE
Il calcio è lo specchio della vita. Vi trovano posto sentimenti forti, passioni e debolezze, amori e tradimenti, eroismi e bassezze. Anche la riconoscenza è merce rara, come sanno bene presidenti e allenatori costantemente sulla graticola. Senza questo caleidoscopio di umanità, capace di muovere i sentimenti di milioni di persone, il calcio sarebbe solo un gioco un po' stupido. La sua forza e il suo successo planetario risiedono proprio nel romanzo che i protagonisti riescono a scrivere sul campo e anche fuori dal campo.
Vincenzo Vivarini, a cui va riconosciuto il merito di avere guidato un meraviglioso ciclo sportivo a Catanzaro, ha scelto il modo peggiore per congedarsi da un mondo che gli ha regalato notorietà, emozioni, successi mai raccolto in precedenza. La rottura unilaterale di un contratto non è mai una bella cosa e chi si assume questa responsabilità deve essere pronto a subirne le inevitabili conseguenze. Non conosco i termini del contratto che lega Vivarini al Catanzaro anche per la stagione 2024-2025, ma ritengo assai improbabile che contenga un impegno diverso dal mantenimento della categoria.
L’ansia del tecnico di misurarsi in piazze sulla carta più prestigiose, magari nella massima serie, è comprensibile. Ma questo divorzio unilaterale poteva e doveva essere un divorzio consensuale, avviato nei tempi giusti, per evitare rancori e consentire alle parti di separare le rispettive strade senza scossoni e con buona pace di tutti.
Comprendo – e condivido - il garbato e contenuto rammarico del presidente Floriano Noto. La battuta pronunciata a latere del premio Ceravolo è stata fin troppo chiara. “Ai tempi di Ceravolo bastava una stretta di mano…”.
Sarebbe sbagliato ed eccessivo bollare mister Vivarini come un traditore. Nel mondo del calcio accade anche di peggio. E nessuno potrà dimenticare queste due strepitose stagioni che hanno riacceso l’entusiasmo di un popolo. Ma è stato un peccato sciupare una bellissima favola in questo modo.
La fermezza del presidente Noto è una garanzia di serietà. Nello stesso stile di Nicola Ceravolo che non esitò a fare restare fermi per un anno giocatori importanti (penso a Luciano Monticolo) o delle grandi promesse. Ricordo che un ragazzino che sembrava destinato ad un futuro luminoso, si chiamava Tonelli e giocava nella Sanremese, rifiutò sdegnosamente di scendere in Calabria. Restò al palo per un anno e di lui si persero le tracce.
Ora al presidente Noto spetta il non facile compito di ricostruire in tempi ristretti un team tecnico di valore, in grado di affrontare con dignità il prossimo campionato che sarà sicuramente più impegnativo di quello appena concluso per la presenza di numerosi club ambiziosi. Possiamo solo sostenerne lo sforzo, senza indugiare in rimpianti e rancori, sforzandoci di ricordare Vivarini per quello che ha fatto in panchina e non per quello che ha fatto davanti alla scrivania del presidente.
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