Squillace. Tra le ceramiche della bottega Commodaro (FOTO E VIDEO)

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images Squillace. Tra le ceramiche della bottega Commodaro (FOTO E VIDEO)
Il maestro Antonio Commodaro

Le creazioni di un maestro della ceramica

  28 maggio 2020 22:06

di GIOVANNA BERGANTIN

Sembra il glorioso Giro d’Italia. Tappe ad ostacoli, regolate a colpi di dpcm, vissute con il fiato in gola e il bollettino sanitario in mano. La grande partenza è stata il 4 maggio con l’avvio della fase due post- lockdown. Tappa movimentata, tormenti e divieti per le riaperture del successivo 18 maggio. Il percorso che ha reso liberi strade, bar e spiagge ha fatto temere ai Governatori, cronomen specialisti, la salita della curva dei contagi. Ritocchi e aggiornamenti alle linee guida per rallentare i velocisti. Adesso da nord a sud aspettiamo con ansia, facendo i dovuti scongiuri, la tappa programmata per il prossimo 3 giugno. Data clou per la riapertura dei confini regionali e per gli spostamenti in libertà. Ci auguriamo di superare Cima Coppi e arrivare al traguardo in maglia rosa. E, poi, c’è anche il 5 giugno per vedere come funziona l’app immuni nelle tre regioni di partenza. Una settimana dopo, pare tocchi al resto d’Italia.

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Ci aspettano giorni di impegno, fatica e passione, da seguire col fiato sospeso. In questo giro, però nessuno può star tranquillo, niente fughe in avanti insomma, perché le tappe da finisseur sono di gruppo. Così, in questa lenta ripresa, ci scopriamo cauti, ma armati di zaino e tanta voglia di metterci in marcia. Già, perché pulsa dentro l’animo del viaggiatore, visto che questi mesi ci hanno riservato, comodamente dal divano di casa, solo viaggi virtuali. Tuttavia, una cosa è sicura: il nostro territorio offre a breve raggio paesaggi e proposte culturali stupendi.

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Partiamo da Squillace, centro Ionio, a uno schioppo da casa, situato in posizione strategica sull’istmo. Un crogiuolo di elementi architettonici sovrapposti di varie epoche e uno dei borghi calabresi più fiorenti di arte, storia e cultura. Gli antichi forni del centro ricordano la tradizione dell’arte figulina e gli oggetti in ceramica ingobbiata e graffita di cultura bizantina. “La tecnica dell’ingobbio consisteva nel rivestire di un velo di creta bianca il manufatto – scrive Guido Donatone, in uno studio per ISVEIMER sulla ceramica di Squillace del 1985, pietra miliare nelle ricerche e scoperte sull’argomento -  decorato a sgraffio con una punta acuminata o una stecca, che mettevano a nudo l’argilla; questa, in cottura, assumeva un tono caldo rosso-scuro in contrasto con l’ornato ingobbiato biancastro, che restava ‘risparmiato’ e dipinto con ossidi per lo più in giallo- ferraccia e verde-ramina… Tale peculiarità tecnologica della ceramica squillacese e la sua persistenza per secoli è una precisa referenza dell’origine bizantina”. E nella documentazione archivistica riporta un gran numero di ‘mastri pignatari’ e ‘faenzari’. Tra questi, nel catasto onciario del distretto di Squillace, già dal 1756 risultano i maestri Commodaro.

Il maestro Antonio Commodaro completa una "vozza"

Oggi, nel dedalo dei vicoli del centro antico di Squillace, scopriamo la bottega, il forno antico e la maestria dei Commodaro. Per rivivere i segreti di questa antica arte raggiungiamo Antonio e la sorella nel  nuovo laboratorio, a qualche chilometro dal centro abitato. “Ho appreso a foggiare l’argilla nella bottega di mio padre Vincenzo. E mio padre da mio nonno e così  per tante, tante generazioni. – ci racconta Antonio circondato da antichi torni di ogni epoca e da mensole, con in sosta lunghe file di pignate, tiane, vozze e ‘craste cu a pizzicata’ - Oggi abbiamo le macchine e molti passaggi sono velocizzati e standardizzati, compresa la materia prima che acquistiamo. Un tempo lavoravamo a mano l’argilla della zona. Per liberarla dalle pietruzze si chiamavano dei gruppi di giovani che la calpestavano e poi veniva accatastata nei depositi. A porzioni, passava sul tavolato del tornio per essere modellata”. Le forme e i colori degli oggetti utilizzati nella vita quotidiana, arrivati a noi, erano standard. Tutto, in famiglia, ruotava intorno a questa economia e ogni figlio man mano apprendeva una parte di attività della filiera. I manufatti venivano prima cotti al sole e poi passati al forno riscaldato con fascine di erica o ulivo. Le ceramiche venivano poi, vendute nelle fiere e nei mercati.

Bottega Commodaro, Squillace,  antichi modelli di vozza e scolapasta

“Le decorazioni originali e i pezzi modellati al tornio sono ancora molto apprezzati anche dal mercato straniero”, testimonia Commodaro mentre, con destrezza e maestria,  dopo aver modellato al tornio a pedale una ‘vozzarella’, si appresta ad  applicarle becco manico. “Anche se gli apprendisti scarseggiano – conclude con la pazienza dell’artigiano - da poco abbiamo ricevuto da un cliente olandese un importante ordine dei modelli  più  classici tra cui lo scolapasta coi tipici colori a schizzo. Per modernizzarci anche nel rapporto con la clientela abbiamo un nuovo sito internet, ceramicheideart.it, sul quale esponiamo la nostra produzione e raccontiamo la nostra storia.” Certo, un vero esercizio di stile giocare ad accostare queste celebri ceramiche ai nostri moderni arredi! Un tesoro da apprezzare e rispettare. Basti pensare che molti esemplari con la scritta distintiva graffita di ‘Squilli’ sono esposti nei più grandi musei del mondo.

La ceramica ingobbiata, Ideart – Squillace

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