Tari, approvata la stangata. L’Ato delibera un aumento di sette euro all’anno per ogni cittadino.

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images Tari, approvata la stangata. L’Ato delibera un aumento di sette euro all’anno per ogni cittadino.

  04 giugno 2019 17:16

di Antonella Scalzi

Un’approvazione che ha il sapore della rottura. I costi della Tari aumenteranno di circa sette euro annui per ogni cittadino: non c’è alternativa, ma così non si può andare avanti. Sindaci sul piede di guerra, in una incandescente sessione dell’assemblea dei sindaci dell’Ambito territoriale ottimale in cui si è discusso per più di due ore su come reagire.

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Sullo sfondo l’aumento del costo di conferimento per gli scarti di lavorazione che passa da 72,99 a 105 euro. Soltanto due settimane fa l’assemblea dei sindaci aveva detto no, ma la Sovreco, proprietaria della discarica di Crotone, non fa sconti, la regione non può farsi carico della differenza. Da qui il dietrofront che non nasconde il danno ed esalta la beffa. E sì, perché fin quando l’Ato non sarà autonomo dovrà fare i conti con una sorta di bolletta unica a livello regionale. Il risultato è paradossale: i Comuni che vantano percentuale alte di raccolta differenziata pagano anche per quelli che rasentano lo zero.

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L’autonomia sembra essere, dunque, l’unica strada percorribile, nel frattempo, però, i venti amministratori che hanno preso parte all’assemblea non sono più disposti a subire in silenzio. Da qui la protesta attiva di chi ha approvato la delibera per scongiurare l’incubo di strade invase dai rifiuti, di chi sa che l’approvazione della delibera che decreta l’aumento è l’unica strada per poter sottoscrivere i contratti. Sullo sfondo il no del Comune di Marcellinara, che ha fatto insorgere l’assemblea. D’altronde, la delibera porta alla stipula di un contratto unico e valido per tutti gli 85 comuni della provincia e la polemica è inevitabilmente scivolata sul tema del populismo di cui Vittorio Scerbo è stato accusato senza troppi giri di parole. Netta la replica: «Il no è riferito esclusivamente all’adeguamento tariffario».

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Un vero e proprio braccio di ferro arrivato alle estreme conseguenze nonostante il pressing del sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo. Suo il ruolo di coordinatore, suo l’impegno a evitare la rottura per portare avanti una battaglia forte e unitaria che potrebbe anche finire in tribunale. Far causa alla Regione con la promessa che, «in caso di esito positivo, i soldi saranno restituiti ai cittadini» : questo l’intento. Sarà un parere legale preventivo a dire se sia davvero questa la strada giusta. Intanto il dissenso sarà netto e visibile da parte di tutti, non soltanto per ciò che concerne il sindaco di Marcellinara, Vittorio Scerbo, che l’ha detto chiaramente: «Non esporrò il bilancio e i cittadini a nuovi aumenti perché il problema vero è l’assenza di strategia». E tutto, in effetti, ruota attorno a quell’assenza di discariche pubbliche che fa la differenza perché su questo il sindaco di Catanzaro nonché presidente della Provincia non ha avuto peli sulla lingua: «Affidarsi al privato ha fatto lievitare i costi per quattro volte».

E se Catanzaro ha attivato in tempo la programmazione tesa a quel rilancio dell’impianto di Alli che garantirà l’autonomia nel resto della provincia la situazione è decisamente più complicata. Da qui le accuse targate Abramo e rivolte alla politica che, senza distinzioni tra destra e sinistra, «si è limitata a gestire le emergenze per trent’anni». La misura è colma, dunque, e ora l’attesa è tutta per la conferenza stampa da convocare nell’ottica di una protesta forte e a 360 gradi la cui location sarà proprio il capoluogo di regione. Insomma, l’approvazione a maggioranza di una delibera che aumenta il costo della Tari non chiude la partita, ma mette il dito nella piaga di un dramma che sta soffocando l’area centrale della Calabria e che sembra andare ben oltre le stoccate politiche e i campanilismi che da sempre complicato i rapporti non idilliaci tra il numero di Palazzo De Nobili e il capo della Cittadella regionale.

In sintesi, il leit motiv di un’assemblea dei sindaci che non è esagerato definire drammatica è stato: «Basta con l’area centrale della Calabria che fa la pattumiera della regione», ma la delibera votata con il magone in gola potrebbe fungere da spartiacque tra un prima e un dopo, tra quando si abbozzava senza reagire e ora che l’input della svolta è stato lanciato e recita: «Dobbiamo fare squadra e rimboccarci le maniche per cambiare la Calabria al di là dei nostri colori politici».

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