Una giornata tutta in rosa

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Tania Azzar, laboratorio sul mare
  06 marzo 2020 06:57

di GIOVANNA BERGANTIN

Piaccia o non piaccia, ma certamente non posso rinunciare all’occasione di raccontare la forza, la tenacia e l’intraprendenza delle donne, di ieri, di oggi e di domani. Perché è grazie a tante donne, silenziose ma tenaci, determinate e grintose con la loro voglia di emancipazione, che il mondo è cambiato.

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Il nostro, di mondo, è sempre più declinato al femminile. C’è la diciassettenne Greta Thunberg a capo di tutte le battaglie in difesa del Pianeta e Carola la comandante che con risolutezza e mestiere dirige la nave in porto, per portare a termine ciò in cui crede. C’è, poi, un’impronta femminile seria e responsabile nella ricerca di chi ha isolato la versione cinese del virus allo Spallanzani e vi sono tre giovanissime ricercatrici, dai 30 ai 40 anni, nel team del Sacco di Milano ad intercettare il bacillo in versione italiana. E attorno a noi? Troviamo donne in prima linea nella loro quotidiana battaglia verso una agognata parità. Alla festa preferiscono la lotta, come quella fatta dalle loro nonne e dalle loro mamme e adesso continuata dalle figlie.

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“Ho scelto di seguire il mio estro, di tracciare la malinconia sulle mie tele, di immaginare e percorrere da autodidatta la via artistica, difficile e controcorrente.” E chi meglio di una - giovanissima - donna può rivoluzionare il convenzionale, il preordinato? Tania, in arte Azzar, 36 anni, mix da madre francese e padre calabrese, è una giovane di talento, emergente nel panorama artistico. Le sue opere nel creare atmosfere silenziose e sospese esprimono una necessaria rivalsa dell’arte nei confronti del vivere odierno. Nei tratti dei colori stesi a spatola sui dipinti, nelle pieghe compresse delle sculture e nelle volute dei monili di rame forgiati e incisi a mano, ricchi di pietre colorate e arenaria, si leggono figure ed immagini intime che guardano oltre l’ovvio. Eppure, osservandola bene, così esile, timida e riservata, dal sorriso appena accennato dagli occhi blu cobalto, circondata dai suoi manufatti nell’atelier definito ‘Bocalville’, a Bocale II, sulla vecchia statale che da Reggio Calabria porta verso sud, Tania apre per davvero la sua vita.

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I soggetti delle mie creazioni tradiscono la mia storia. Son cresciuta tra Reggio Calabria e Parigi, – ci racconta Tania – con una laurea e abilitazione in psicologia all’Università di Torino e Firenze sono tornata in Calabria per riaprire l’antica casa sul mare di mia nonna, dove oggi vivo e lavoro. Seppure con tante difficoltà, non ho avuto dubbi ad intraprendere il mio nuovo percorso. Ho capito che non si può andare contro sè stessi, non serve a nulla seguire strade che non corrispondono ai propri sogni o perseverare in modelli di vita dissonanti con la propria essenza, bisogna far emergere ciò che c'é ed accettarlo. Così, nel mio laboratorio sul mare, in mezzo ai miei attrezzi divento artigiana di nuovi linguaggi, sperimento e do vita a nuovi modi e forme di espressione”. Ed è proprio nella sua bottega prospiciente il mare, con tutti i suoi elementi e colori, tra le barche in secca sulla spiaggetta, la salsedine e il silenzio profondo rotto solo dallo sciacquio delle onde e dal vento insistente del tramonto, che si riescono a catturare le sfumature più profonde delle sue emozioni.

Ritroviamo la ricerca e lo studio dei materiali e delle fogge semplici, primordiali, quasi a voler scavare nel profondo per mettere a nudo l’anima. Le sculture, per l’artista italo-francese, “nascono da una esigenza di ricerca di forme elementari, essenziali, primitive, per ricordarci la vera essenza della vita. La semplicità che emerge dalla complessità dell’uomo e dai sentimenti che porta con sé nel suo viaggio vitale”. Descrive così ‘Rencontre’, olio su tela del 2015, è un tentativo di inquadrare, in pochi centimetri, fenomeni mentali di difficile cattura, di circoscrivere una fenomenologia psichica emotiva in relazione all’incontro con l'altro; un tentativo di esorcizzare i nostri tormenti e moti interiori guardandoli con distacco; un invito ad un auto analisi nelle nostre relazioni che favorisce una maggior comprensione di sé e dell’altro. Questi Astratti di colore vengono inquadrati in una piccola cornice per enfatizzare il tentativo di circoscrivere la complessa emozionalità di ognuno”.

E allora l’8 marzo, vuoi o non vuoi, ci credi o non ci credi, non richiede altro, neanche il menù con la mimosa tra le dita, l’importante è che ci sia sempre la voglia di raccontarsi, tirar fuori la forza che urla dentro, far rinascere il bello dalla timidezza, perché abbiamo capito che ogni donna, ad ogni età, ha sempre qualcosa da dire.

 

 

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