Vaccini Covid e sospetti, Granato: "L'Asp di Cosenza risponda su quanto accaduto a Corigliano-Rossano"

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images Vaccini Covid e sospetti, Granato: "L'Asp di Cosenza risponda su quanto accaduto a Corigliano-Rossano"

  14 settembre 2025 16:57

Di seguito la nota stampa di Bianca Laura Granato. 

"Scaduto il mese per l’accesso agli atti presso l’ASP di Cosenza, hub vaccinale di Corigliano Rossano e, come volevasi dimostrare, la domanda di diversi vaccinati contro il Covid è stata bellamente ignorata.

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Sarà una “dimenticanza” o vero e proprio ostruzionismo, dato che addirittura alcuni pazienti hanno segnalato che se consegnata a mano, l’istanza non veniva proprio nemmeno acquisita e protocollata?

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 Infatti, mentre normalmente basta una semplice richiesta da parte degli interessati ai sensi della legge 241/90, mandata o per raccomandata/PEC, o consegnata a mano, in questo caso sono riusciti nell’intento di farla protocollare solo quelli che lo hanno fatto a mezzo posta o per via telematica, guidati opportunamente da un legale.

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Facciamo un passo indietro. È passato un anno da quando la procura di Castrovillari ha aperto un fascicolo a carico del Distretto Sanitario Jonio Sud per la sospetta somministrazione di dosi scadute di ModeRNA a causa delle difformità trovate da alcuni pazienti circa i numeri di lotto di vaccino registrati rispettivamente sul certificato vaccinale rilasciato ai pazienti e sul registro dell’ASP. Difatti il numero riportato sul certificato vaccinale rilasciato all’interessato corrispondeva ad un lotto scaduto, mentre quello riportato sui registri dell’ASP di Cosenza era in regola con le tempistiche di decongelamento previste dall’agenzia del farmaco. Tutto lascia pensare ad un’azione volta a coprire la somministrazione di un farmaco scaduto.

Lo stesso paziente che ha rinvenuto le irregolarità di cui sopra ha anche scoperto, in quanto danneggiato e quindi interessato a risalire alla causa dei propri problemi di salute, onde poterli risolvere, che colei che aveva sottoscritto il consenso informato era oltretutto un’infermiera e non un medico; dunque, il consenso era nullo per legge.

In conseguenza di ciò ho ritenuto di invitare tutti i vaccinati a sincerarsi circa il ruolo ricoperto da chi ha loro sottoposto il consenso informato.

 I molti che hanno presentato istanza all’ASP, superata la barriera del diniego di acquisizione e di protocollo (roba penalmente rilevante, che fa capire in che paese viviamo), hanno ricevuto, a distanza dei 30 giorni che la legge concede alle pubbliche amministrazioni per l’accesso agli atti, un bel niente.

Il passaggio successivo sarà il ricorso al TAR dal costo non certo modico di almeno 800 euro (tra spese di ricorso e legali). E ci era stato annunciato difatti che l’ufficio legale dell’ASP aveva elaborato appositamente questa strategia  di non conferire gli atti come deterrente. Anche stavolta chi ha pensato al male, ci ha azzeccato in pieno.

La magistratura dal canto suo prende tempo. Infatti sull’inchiesta sulla curiosa difformità nella registrazione dei lotti di vaccino il 17 giugno scorso il GIP si è riservato di decidere se archiviare o meno, con buona pace dei danneggiati, ingannati. Non si intende cosa vi sia effettivamente da decidere: abbiamo danneggiati gravi e una falsificazione di atti che lascia il legittimo sospetto che si tratti di un’azione volta a coprire una somministrazione a rischio.

È importante che in tutta Italia i vaccinati procedano a delle verifiche circa i numeri di lotto e circa il registro di carico e scarico (per scoprire se la somministrazione sia avvenuta in conformità con le tempistiche di decongelamento e conservazione previste dall’AIFA) del numero di lotto o dei lotti riportati sulle certificazioni vaccinali e registri ASP, e inoltre che verifichino che a sottoscrivere il consenso “informato” sia stato effettivamente un medico e non altro personale sanitario. Si mandino richieste di accesso agli atti in tutta Italia in tal senso".

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