Vincenzo Speziali: “Forza Italia, dall’inizio alla fine!”

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Vincenzo Speziali
  06 ottobre 2022 18:58

di VINCENZO SPEZIALI

Era normale, ovvio, certo, certissimo, anzi non improbabile, che alla fine della fiera e della giostra, dentro le istituzioni europee, ci si ponesse il problema circa il ruolo e la permanenza, di Forza Italia -ovvero, ciò che ne resta!- dentro il PPE.

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Parliamoci chiaro e fuor di metafora, ma i 'berluscones' (principalmente fondati da quella strana fauna dei 'pubblitalisti', come io li ribattezzai, anni addietro!) sono l'antitesi plastica e politologica, di ciò che dovrebbe essere un Partito serio, strutturato, misurato, selettivo, meritocratico ed efficiente, in luogo a quanto è stato nel passato, cioè una monarchia imperiale, la quale oggi, per le ridotte dimensioni dei consensi -e della relativa rappresentanza- si ritrova ad essere si ed ancora una monarchia, però di un piccolo principato, quasi a mo' di un borghetto, sperdutello anziché no.

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Quando, nel 1999, sua 'altezza' -patti chiari, non si pensi alla fisicità, ma poi, ciascuno faccia come vuole!- dicevo 'sua altezza' Silvio Berlusconi (di Arcore, Milano 2, Monza e Brianza, già in Lario, poi in Pascale e oggi 'virtualmente' in Fascina) venne ammesso in seno al Partito Popolare Europeo, i tedeschi -orfani della leadership di Helmut Khol- cioè quelli della CDU/CSU (ovvero la propagine bavarese, per di più, maggiormente conservatrice), erano piuttosto scettici.

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Ad onor del vero, lo erano, soprattutto, Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, Emilio Colombo (quest'ultimo, persino ex presidente, sia del PPE che dell'Internazionale DC) e Valéry Giscard d'Estaing, tanto per dirne alcuni.

Difatti, sono testimone diretto delle vere e proprie 'acrobazie' del povero e compianto Cossiga, il quale volò più di una volta a Bruxelles per scongiurare quello che lui definiva "catastrofico, al punto di snaturare, totalmente, la nostra radice storico-culturale, oltre che politico-ideologica", ma alla fine la ferrea regola dei numeri, in seno all'Europarlamento, dovette imporsi, financo su di lui, tanto da non poterne non prendere atto, seppure...

Già, seppure, inventò il famoso 'coniglio dal cilindro', ovvero non far aderire da subito e con la fanfara dell'ufficialità il (pseudo) partito 'cavalierescamente berlusconiano', bensì obbligando proprio 'l'imperatore del biscione', a far iscrivere la sua truppa di eurodeputati, singolarmente, perciò mortificando la 'grandeur' (ancora una volta non si pensi alla statura, eppure fate vobis), dicevo ridimensionando lo squillo di tromba e la grancassa del 'victor' (sarebbe vincitore, nella lingua ciceronia), a cui Silvio teneva tanto.

Vuoi competere ed insolentire i democristiani autentici e di annata? Beccate questa, rientra nei ranghi e torna sul Pianeta Terra!

Ora, la decisione, odierna, di alcuni deputati europei in quota alla Germania, i quali chiedono l'espulsione di Forza Italia -quest'ultima al netto delle sue attuali dimensioni bonsai, rispetto al tempo in cui era alla stregua degli alti, mastodontici e rigogliosi cedri libanesi (e il paragone calza, in quanto gli alberi mediorientali, sono, notoriamente, tra i più grandi al mondo)- ma, soprattutto, l'utilizzo (certamente strumentale) dell'alleanza con i 'fratellisti (ma anche cognatisti) giorgiamelonisti', fa emergere, chiaro e tondo, un modo di intendere la politica per come essa dovrebbe essere (sempre!) e, al contempo, quanto di più lontano sia stato, sin dall'inizio, il 'comitato elettorale berlusconoide'.

Si, perché comitato fu (perciò, tale rimane, seppur in versione very small), giammai un Partito e per di più popolare, quindi erede di un interclassismo democratico cristiano, che partendo dal nostro Paese, è stato traspostamente rimodulato, ovunque, nel mondo.

Una struttura che vive di autoreferenzialità riflessa (poiché indotta dalla legittimazione del capo, oggi, piuttosto anzianotto, bontà sua) ed in mano ad una Licia qualunque, o ad una Marta qualsiasi, non può mai stare nel contesto e nel novero di serie strutture politiche transnazionali, dove esiste selezione dirigenzialnaturale, apprendistato, militanza, formazione, studio, oltre al proporzionale, ovvero la 'blasfemia' (tale, difatti, la considerano i neofiti, nonché i non cultori credibili, della materia di specie, subliminata da Moro e dai democristiani), oppure come la avvertono gli abusivi delle istituzioni.

Suvvia, siamo seri, la triste realtà è proprio questa, poiché l'ingrediente principe delle democrazie (il solito proporzionale pluripreferenziale), da sempre è bandito, quasi fosse 'lo sterco del diavolo', dal 'luogo naturale silviesco' (e da lui in primis e in persona), poiché si è preferita la  formula delle cooptazioni, in più, di volta in volta, ritenute utili e necessarie, da parte dello stesso capo (che gestisce il politicume e non la politica, alla stregua di un CdA), quindi facendo assurgere velocemente, una 'classuccia dirigente', agli onori della cronaca, così come, altrettanto repentinamente, se ne è liberato (e forse sbarazzato?), quando la sua 'moda' del momento, non più necessitava di tal tapini.

Esempi? Angelo Codignoni, Mario Valducci, Mauro Pili, Valentino Valentini, Debora Bergamini, Maria Rosaria Rossi, sono esempi di mancati padri e madri della patria (che a me, non lo sembrano, assolutamente, né mai lo sono stati!) e di cui non si ricorda più nessuno.

L'affermazione vale per quelli datati, mentre per i recenti, ne avremo notizie, quando a breve, li rivedremo nelle vesti del povero -si fa per dire!- Luigino Di Maio, chiaramente non quando si fa prendere a bracce issate dai camerieri napoletani, bensì alla ricerca di un ruolo purchéssia, ammesso che tutti e ciascuno -percio`, nessuno escluso- abbiano una minima capacità da poter lecitamente sfruttare e un buon samaritano, per fargliela impiegare o scoprire che se ce l'hanno.

La mia opinione? Ne dubito, fortissimamente! Un consiglio, a suddetti sventurati? Rivendita di bibite, al S.Paolo/Maradona partenopeo, ma che almeno gliele forniscano preventivamente.

 

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