
Questa mattina, al Cimitero, mentre mi accingevo ad andare a visitare i tanti, troppi, amici che quest’anno ci hanno lasciato, ho incontrato, come spesso accade, Don Andrea Perrelli, Cappellano di quel luogo sacro che egli strenuamente tenta di difendere dal degrado al quale l’ignavia delle Istituzioni lo ha da tempo condannato. Era avvolto in un’espressione insolita, muto, il volto triste, quasi in lacrime, certamente spaventato, turbato. Lui che quando mi vede, già da lontano, non trascura mai di rivolgermi un’allegra parola cristiana, questa volta mi è venuto incontro disperato. Il suo racconto è breve, intriso di paura per l’accaduto e di tanta amarezza, un nutrito branco di grossi cani randagi lo aveva appena assalito proprio sul sagrato della sua Chiesa, la Cappella del Cimitero ed era stato salvato dal peggio grazie all’accorrere di qualcuno ma anche da un falso passo indietro che lo aveva fatto cadere ma fra le braccia, protettrici, della statua della Madonna.
Paura a parte per lo scampato pericolo, Don Andrea mi ha tristemente confidato che non poteva rassegnarsi a questa ennesima violazione della sacralità del “suo” già martoriato Cimitero, non riusciva ad immaginare che quel luogo in cui i nostri defunti riposano, nel quale la memoria, il raccoglimento e la riflessione rappresentano la dignità del lutto, potesse essere oltraggiato oltre che dall’incuria degli uomini, anche dalla pervasività degli animali randagi alla quale nessuno pone soluzione.
Dopo averlo fatto di persona, desidero perciò testimoniare pubblicamente tutta la mia più affettuosa solidarietà a Don Andrea per l’incidente occorsogli ma spero anche che la Città, in tutte le sue forme e rappresentazioni, questa volta, prendendo spunto dal grave episodio accaduto possa restituire al nostro Sacerdote la serenità che la sua appassionata missione merita, attraverso il concreto ascolto dei suoi appelli.
Antonio Bevacqua
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