A poche ore dal concerto di questa sera il Direttore artistico e founder di Armonie d'Arte Chiara Giordano in dialogo con l'artista Raphael Gualazzi.
Lei ama dire di se stesso che è un "pianista cantante" e non un "cantante pianista", ne parliamo meglio? Quale è la vocazione di Raphael Gualazzi e da dove nasce?
"La puntualizzazione nasce dalla genesi di quello che è il mio sviluppo musicale: nonostante mi sia affacciato alla vocalità a nove anni come voce bianca in un coro dove ho iniziato ad apprezzare i rapporti armonici veloci e del testo, il percorso vero e proprio è nato come pianista classico, in Conservatorio, e nel contempo mi sono appassionato a generi diversi, dapprima anche ad orecchio con l'ascolto dei tanti vinili.
Da qui a seguire anche l'interesse per il jazz. In particolare conobbi un grande chitarrista, Jimmy Villotti, a cui Paolo Conte ha dedicato una canzone - "Jimmy ballando, ballando"- , personaggio poliedrico, che ha scritto tanti libri che sono uno squarcio sulla vita di musicisti e delle loro dinamiche umane più irresistibili. E Jimmy mi disse: se vuoi conoscere in profondità la cultura jazz devi cominciare dall'apprendimento ed esperienza delle forme tradizionali del blues. E così ho fatto. Quindi ho cominciato ad osservare questa cultura e da lì è arrivata l'urgenza di utilizzare la voce, non solo per determinati classici del mondo blues, ma nella composizione di nuovi brani, insomma la voce come canale di intimità con la musica. Mi sono ispirato allo stride piano dei primi del novecento, a Fats Waller, Art Tatum e alcune donne tra cui Dorothy Donegan, Hesel Scott, ma non in modo filologico, più come influenza, con la poliritmia, le costruzioni armoniche, i virtuosismi che irrorano le architetture musicali in modo irresistibile, e vedono sempre il pianoforte come protagonista e suono principe. E mi sono innamorato di questo. In questo solco, quindi, si collocano le mie canzoni e i miei divertissement musicali. D'altra parte i pianisti afroamericani, fino a Nina Simone, non potevano essere classici perché erano etichettati per il blues e jazz o ambiti comunque con uno sfondo anche economico, mentre la Musica classica era ad appannaggio dei musicisti bianchi. Tutto questo è storia, ma oggi per me la forma-canzone unisce la musica classica, lo stride piano, blues, jazz: questo sono io".
Ci racconti invece un'esperienza di musica classica.
"Ho avuto il privilegio di registrare una colonna sonora del film documentario su Italo Calavino, dal titolo "Italo Calvino e le città" per la regia di Davide Ferrario, musica di Luciano Berio, ed è la prima versione completa di quest'opera di Berio su testi dello stesso Calvino. Esperienza particolare per me che mi nutro di mondi musicali diversi, come anche quando sono stato Maestro concertatore alla Notte della Taranta, o al Teatro alla Scala di Milano accompagnando il "Thaïs" di Jules Massenet, o accompagnando il violinista Edoardo Zosi, Andrea Bisio primo violino dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia".
Un ultimo pensiero, il suo sguardo su questi nostri luoghi eccezionali di Mediterraneo per quella Calabria Straordinaria che vale il viaggio...
"Appena ho visto questo luogo incredibile che é il Parco Scolacium, ho subito percepito la risonanza non solo visiva ma anche spirituale, che un luogo così importante storicamente e culturalmente può restituire; il pensiero di creare una intersezione tra la musica - essa stessa giá commistione tra caratteristiche sinfoniche, jazzistico, melodiche e altro ancora - é veramente un momento magico. Per questa unione tra arti, spettacolo, storia e natura, é veramente un privilegio essere qua con Voi".
L'appuntamento è per questa sera, alle 22, al Parco Scolacium di Borgia (Cz). Info e ticketing su www.armoniedarte.com
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