
di IACOPO PARISI
Nel suggestivo scenario della Chiesa di San Giovanni, si è svolto il sesto e penultimo incontro del ciclo “Lirica in pillole – La musica di Dio”, ideato e curato da Marco Calabrese e patrocinato dall'Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro - Squillace. Un format che nel corso dei mesi ha guidato il pubblico all’ascolto della musica sacra nei luoghi sacri più significativi della città, intrecciando spiritualità, arte e riflessione.

In occasione della Festa di Tutti i Santi, il tema scelto per l’appuntamento è stato “Et Lux Perpetua, Luceat eis”, un percorso dedicato al Requiem, la messa cattolica celebrata per commemorare i defunti che, come sottolinea Calabrese, “nasconde pagine di inaudita dolcezza e una serenità spiazzante, perché la luce incontra colui che non è più e accoglie. Tutti i musicisti, anche i meno credenti, hanno cercato di raccontare questo abbraccio luminoso”.
L’incontro si è aperto con il “Lux Aeterna” di Cristóbal de Morales, un brano che, da un inizio quasi gregoriano, si apre alla polifonia, evocando la tensione tra il buio della morte e la promessa della luce eterna. Come ha spiegato Calabrese, nei Requiem “i compositori spesso cercano di accogliere, di abbracciare il defunto con la musica, quasi a donargli un’ultima carezza”.
È poi seguita la pagina intensa di Henry Purcell, “Man that is born of a woman”, in cui emerge la straordinaria capacità del compositore inglese di trasformare il tempo in eternità, sospendendo ogni dimensione terrena.

Il cuore dell’incontro è stato l’ascolto del Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart, composto nel 1791 e completato dall’allievo Franz Xaver Süssmayr. Calabrese ha guidato il pubblico alla scoperta del suo carattere intimo e misterioso, sottolineando la scelta del compositore di rinunciare a strumenti delicati come flauti e oboi, preferendo invece corni di bassetto, timpani e tromboni, capaci di creare una sonorità più cupa, ma insieme profonda e umana.
Dal mistero mozartiano si è poi passati al Requiem di Giuseppe Verdi, in cui la teatralità dell’opera incontra la spiritualità più autentica, per poi concludersi con un ritorno all’intimità di Giacomo Puccini. Di quest’ultimo Calabrese ha ricordato una sua personale esecuzione con il Coro Sinfonico di Milano “Giuseppe Verdi”, definendo la partitura “un momento di dolce raccoglimento e di luce che si fa preghiera”.
A suggellare l’incontro, “Lux Aeterna – Nimrod” di Edward Elgar, nell’arrangiamento di John Cameron: un brano che, con le sue sonorità delicate e avvolgenti, restituisce pienamente il senso del titolo dell’incontro — la luce che accoglie, che non si spegne mai.
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