di EDOARDO CORASANITI
Lei, 31 anni, deve andare a lavorare ogni giorno dalle 17 alle 22. Lui, 41 anni, è in carcere per spaccio di sostanze stupefacenti. In mezzo, un bimbo di pochissimi mesi che rischia di stare senza accudimento nelle ore in cui la madre è fuori casa e non può permettersi di portarlo con sè. Un quadro allarmante che rischia di mettere a rischio e di lasciare da solo il piccolo per cinque ore al giorno e che convinto il giudice Francesco Di Nino a disporre la misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Una decisione presa anche facendo i conti con il tempo trascorso finora dietro le sbarre e che hanno di conseguenza alleggerito le ragioni cautelari.
E' nata da questi presupposti la richiesta di scarcerazione e di sostituzione della misura cautelare avanzata dagli avvocati Francesco Di Mundo e Giuseppe Spinelli, del foro di Vibo Valentia, nei confronti del Tribunale di Lamezia Terme e in favore di M.A., classe 1979, arrestato a marzo 2021 con l'accusa di produzione e traffico di 54 chilogrammi di marijuana trovata all'interno dell'abitazione, bilancini di precisione, lampada alogena, soldi denaro in contante e un assegno.
Il processo nel merito stabilirà se si tratta di marijuana o cannabis light. Nel frattempo però è stato confermato il principio per cui la salute e la crescita di un bimbo prevalgono sulle esigenze repressive.
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