“Nelle vesti della natura”, a Catanzaro l'atelier per una moda sostenibile: “Cambiamo il paradigma”

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  14 novembre 2025 12:49

di MARCO VALLONE

Creare abiti ecosostenibili, realizzandoli in prevalenza con tessuti ricavati dalla lavorazione del sottovello delle capre autoctone. E' questo lo scopo dell'atelier “Nelle vesti della natura”, nato a Catanzaro e promosso dalla società Caméne nell'ambito del progetto “TOCC0004169, Next Generation EU, PNRR, Missione 1 – Misura 3 – Industria culturale e creativa 4.0”. Antiche tecniche manuali e principi di eco-design, economia circolare e transizione ecologica si fondono per dar vita a una bottega artigianale sperimentale che mira a un vestire sostenibile, dove equilibrio e bellezza la fanno da padroni.

La bottega vuole quindi valorizzare il sottovello delle capre, una protezione dal freddo che questi animali mettono su non appena le temperature iniziano a farsi più rigide e che perdono naturalmente quando invece il clima diventa più caldo. Si tratta dunque di una componente dell'animale che altrimenti andrebbe naturalmente persa e che invece, in questo modo, viene trasformata in una risorsa preziosa. Una risorsa che potrebbe valere anche più di quanto si potrebbe immaginare. Ogni fase della lavorazione viene realizzata attraverso l'utilizzo di apparecchiature a impatto zero e materiali tradizionali e gli indumenti ricavati risultano versatili e durevoli, nel segno di un consumo consapevole e contrario alla sovrapproduzione del fast fashion.

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“Il vestire è una delle principali cause di inquinamento mondiale – ha spiegato Guido Mignolli, legale rappresentante del progetto ideato dalla figlia Anna Mignolli -. In America Latina, ad esempio, spesso si vedono immagini dove ci sono montagne di vestiti fatti con materiali artificiali, con dei bambini che vanno a cercare le cose da poter vendere. Oppure le tinture, anch'esse, capita che siano fatte con materiale altamente inquinante. La logica è stata quindi quella di trovare delle modalità secondo cui la moda, che è una delle principali cause di inquinamento, potesse addirittura arrivare a diventare una forma di sostegno alla tutela e alla sostenibilità ambientale ”. Così dunque Guido Mignolli ha evidenziato il senso primario di questo progetto: abiti ecosostenibili e lotta all'inquinamento. Una battaglia culturale quindi, innanzitutto.

“L'altro obiettivo è stato quello di capire se a livello locale, in Calabria – ha aggiunto Mignolli -, ci fosse la possibilità di lanciare qualche iniziativa e qualche prodotto anche identitario. E quindi abbiamo voluto vedere se attraverso gli animali classici da cui si ricavano questi materiali, come le pecore e le capre, ci potesse essere una possibilità di questo tipo. Una soluzione la abbiamo rintracciata nella capra d'Aspromonte, anche se ancora si sta indagando e c'è un'università che ci sta lavorando. L'idea, attraverso il sottovello delle capre, è quella di mettere in piedi un'attività che possa utilizzare quindi dei materiali sostenibili, perché c'è tanta materia che deriva dalla campagna, dal mondo rurale e dall'agricoltura che può diventare un elemento importante per sostenere questo percorso”.

Delineando i contorni dell'attività, Guido Mignolli ha dunque evidenziato come sia “stato messo in piedi un laboratorio più che altro meccanico. Ci sono macchine antiche – ha rilevato -. Macchine che sono poco elettriche e che hanno quasi niente di elettronico: si usano anche con una certa facilità per riprodurre questi abiti anche in modalità sostenibile”. Ma esiste quindi anche una concreta sostenibilità economica nel progetto? “C'è, perché le logiche sono diverse. Non parliamo di industria ma di laboratori artigianali – ha sottolineato Mignolli -. E in Italia ci sono alcuni esempi di chi ce l'ha fatta, di giovani e meno giovani artigiani che lavorano da soli con queste macchine. Fanno pochi prodotti che hanno un certo costo rispetto agli altri, ma diciamo che al momento i risultati sembrano essere positivi”.

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In generale si spera in un cambio anche culturale nella scelta di chi acquista: “Dovrebbe cambiare il paradigma attuale – ha auspicato Guido Mignolli -. Non più la maglietta che costa 5 euro, e per cui te ne compri 10 all'anno, ma la maglietta che ne costa 30 e te ne compri 2. Dovrebbe proprio cambiare il paradigma del vestire. E non è facile perché è questione anche di educazione, cosa che va anche al di là delle nostre possibilità perché dovrebbe piuttosto essere un lavoro di società”.

Il progetto del laboratorio ha oltretutto uno sguardo rivolto al sociale che va anche al di là dei discorsi legati alla sostenibilità ambientale: “Entro i primi mesi dell'anno prossimo abbiamo intenzione di mettere il laboratorio a disposizione di una realtà di supporto alla disabilità – ha raccontato Guido Mignolli -. Nelle settimane scorse è nata a Catanzaro una fattoria sociale sostenuta dalla fondazione Cassa Depositi e Prestiti: questa ci consente di fare un'attività innovativa di terapia ricreazionale per 20 ragazzi disabili maggiorenni tutti residenti nel comune di Catanzaro, che mette i soldi per questa sperimentazione. E' la prima sperimentazione in Italia di questo tipo e, tra le varie attività che noi abbiamo pensato di realizzare con questi ragazzi, oltre a quelle più tradizionali come quelle relative all'orto, gli animali e così via, c'è anche questa dell'uso di queste macchine per fare piccoli prodotti o qualche maglietta. Quello che riusciamo a fare: bisogna cominciare per vedere fin dove possiamo arrivare. Crediamo che sia una cosa importante per impegnare nel lavoro anche persone che hanno un disagio fisico o mentale, a seconda delle situazioni”.

Infine un riferimento alla cosiddetta “knitting therapy”, una pratica che considera il lavoro a maglia capace persino di migliorare la salute mentale, combattendo lo stress. “Lavorare a maglia è utile sia per mantenere in salute la mente, che come terapia di pace, di quiete, di tranquillità. Quindi conteremmo – ha auspicato Mignolli - di fare un'attività che è a favore non solo delle persone disabili, ma anche delle persone normotipiche. Potrebbero trovare giovamento, pace, facendo la maglieria come si faceva una volta. L'invito è a una visione del mondo un po' diversa, un po' più vicina all'identità di un tempo”.


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