PaP: "Calabria terra sfruttata e abbandonata, serve una svolta radicale"

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  01 novembre 2025 11:08

 
"I nuovi dati diffusi da Eurostat sono agghiaccianti: la Calabria è la regione d'Europa col più alto tasso di rischio di povertà o esclusione sociale con un incredibile 48,8% della popolazione coinvolta. Peggio di noi solamente la Guyana francese (59,5%). Questo dato segna il fallimento di un intero modello di sviluppo".Lo scrive Potere al popolo Calabria.
 
"Un calabrese su due vive in condizioni di precarietà, marginalità o disagio sociale, in una delle regioni più dimenticate dalla politica e dai grandi investimenti pubblici. In Calabria l’incidenza della povertà assoluta tra i minori raggiunge il 13,8%, mentre quella della povertà relativa supera il 35%, confermando la regione come quella con il valore più alto d’Italia. A questi dati si aggiungono quelli del rendiconto sociale dell'INPS del 2024 secondo cui la disoccupazione giovanile raggiunge il 31,4% e crescono le assunzioni a tempo determinato mentre crollano quelle a tempo indeterminato.
Dall’analisi della Cgia di Mestre, emerge la Calabria con il 19,6 per cento di lavoratori in nero in rapporto al totale degli occupati e a fronte del dato medio nazionale che è dell'11,3%, la regione dove si registra la presenza più alta di occupazione irregolare (117.400 unità) nel sud. L'analisi indica in circa 68 miliardi di euro il volume d'affari annuo riconducibile al lavoro irregolare nel Paese, di cui 23,7 miliardi nel Mezzogiorno, 17,3 nel Nordovest, 14,5 nel Centro e 12,4 nel Nordest. In Calabria si parla di 2,5 miliardi di euro".
 
"Nel frattempo, mentre si moltiplicano i profitti di pochi, le lavoratrici e i lavoratori non hanno accesso a un salario dignitoso e un contratto tutelato. Tutto questo non è frutto del caso bensì il prodotto diretto di un sistema che scarica la crisi sul Sud, sui giovani, sui lavoratori mentre chi governa è complice e incapace di garantire diritti e occupazione stabile. Il peculiare sviluppo storico del capitalismo italiano rende impossibile risollevare il Sud restando nell’alveo del capitalismo, poiché il sottosviluppo meridionale è funzionale allo sviluppo del Nord, come affermava Gramsci. Lo sviluppo del capitalismo in Italia ha determinato la questione meridionale non come un "errore" del sistema ma come condizione essenziale per lo sviluppo di un capitale a base nazionale utilizzando il Mezzogiorno come bacino da cui attingere lavoratori a basso costo mantenendolo volutamente in una condizione "arretrata" dal punto di vista capitalistico. A tutto questo si somma la distruzione del servizio sanitario pubblico, che colpisce più duramente proprio il Sud: il divario tra sud e centro-nord in termini di personale sanitario e posti letto è insostenibile. Mentre al centro-nord si contano 33,7 posti letto ogni 10mila abitanti, al Sud ci si ferma a 28,2. Per quanto riguarda la rinuncia alle prestazioni sanitarie in Calabria, nel 2024 il 10% dei cittadini, oltre 180 mila persone, ha dichiarato di aver rinunciato ad una o più prestazioni sanitarie (media Italia 9,9%) con un incremento di 2,7 punti percentuali rispetto al 2023. Per quanto riguarda l’aspettativa di vita alla nascita, nel 2024 in Calabria si è assestata a 82,3 anni (media nazionale 83,4). Nel 2023, a livello regionale si registrano: 10,2 unità di personale sanitario ogni 1.000 abitanti (media Italia 11,9); 1,84 medici dipendenti ogni 1.000 abitanti (media Italia 1,85); 4 infermieri dipendenti ogni 1.000 abitanti (media Italia 4,7); il rapporto medici-infermieri è pari a 2,18 (media Italia 2,54). In merito alle Case di Comunità in Calabria a fronte di una programmazione complessiva di 63 Case, al 30 giugno 2025, due hanno attivato almeno un servizio e due hanno attivato tutti i servizi obbligatori ma senza la presenza di medici e infermieri (fonte Agenas). Le Centrali operative territoriali: al 30 giugno 2025 il 100% delle Centrali sono pienamente funzionanti e certificate. Sugli Ospedali di comunità, a fronte di una programmazione complessiva di 20 Ospedali, al 30 giugno 2025 nessuno è stato dichiarato attivo dalla Regione. La sanità, invece di essere un diritto garantito, è sempre più un privilegio geografico. Questa disuguaglianza significa attese più lunghe, servizi insufficienti, migrazioni sanitarie e vite spezzate. Non è solo una mancanza di risorse: è una precisa scelta politica. E il divario si manifesta anche in altri servizi essenziali che dovrebbero garantire pari diritti sin dall’infanzia. A Reggio Calabria, una città con 170.000 abitanti, ci sono appena 3 asili nido pubblici. A Reggio Emilia, che conta all'incirca gli stessi abitanti, gli asili pubblici sono 63. Una sproporzione scandalosa che racconta tutto: due Italie, due infanzie, due destini. Non ci basta più denunciare il lavoro nero: serve un mercato del lavoro fondato su diritti, stabilità e retribuzioni dignitose. Un piano straordinario per il Sud deve eliminare il ricatto del precariato, combattere l’illegalità diffusa e imporre il rispetto dei contratti collettivi, con un grande investimento pubblico nell’occupazione stabile, nella scuola, nella sanità e nella riconversione ecologica. Serve una rottura netta con un sistema che genera profitto per pochi e miseria per tanti. Non accetteremo che la Calabria resti una terra di sfruttamento, povertà e abbandono. Vogliamo diritti, lavoro, sanità e giustizia sociale. Ora" 


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