Tamponi in frigorifero. Il Codacons chiede alla Procura e al Garante per la protezione dei dati personali di far luce sulla vicenda

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Francesco Di Lieto
  12 maggio 2020 17:53

 Il Codacons, Coordinamento di Associazioni per la Tutela dell’Ambiente e dei Diritti di Utenti e Consumatori, in persona del vicepresidente nazionale Francesco Di Lieto ha chiesto che il Garante per la protezione  dei dati personali e  la procura della Repubblica  facciano luce sul caso delle migliaia di tamponi che risultano depositati in un capannone a Serra Spiga (CS). (LEGGI QUI.Migliaia di tamponi surgelati in un magazzino a Frascineto su ordine della Regione. Nessuno sa quanti calabresi provenienti da fuori sono positivi)

"Si tratta dei test per stabilire la positività al “CoVid19” ai quali vengono sottoposti coloro che rientrano in Calabria provenendo da altre regioni. Tamponi non processati che risultano allocati non presso il laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Ospedale di Cosenza o di Catanzaro. A prescindere dalla non trascurabile circostanza che, non eseguendo le analisi si costringe a restare in quarantena coloro che, un giorno, risulteranno essere negativi, con una intollerabile compressione delle più elementari libertà costituzionalmente garantite, ma, così facendo, si finisce per creare una banca dati - con informazioni sui movimenti dei Cittadini e sulle loro condizioni di salute - senza il consenso degli aventi diritto. Titolare del trattamento è la Regione Calabria. - scrive Di Lieto - Appare un sistema illegittimo nel trattamento dei dati personali. Alla luce dell’emergenza in corso, la raccolta e il trattamento dei dati personali si rendono necessari per ragioni di accertamento e prevenzione ma solo seguendo regole ben precise".

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"Ad esempio - aggiunge Di Lieto - i  dati raccolti a seguito del prelievo mediante tampone avrebbero dovuto essere conservati in maniera da rendere identificabile l’interessato solo per il tempo strettamente necessario alla finalità del trattamento e successivamente resi anonimi al trascorre di detto arco temporale. Mentre a tutt’oggi non risultano processati tamponi raccolti due settimane addietro. Stesso discorso per quanto attiene le modalità di conservazione dei campioni. Infatti il titolare deve adottare misure tecniche e organizzative adeguate a garantire un livello di sicurezza idoneo rispetto alla tipologia di dati trattati ed al contesto del trattamento. Nella fattispecie emerge, invece, che si è scelto di conservare i dati sanitari in un luogo differente rispetto a quelli istituzionalmente deputati e, ancora, non v’è certezza della perfetta conservazione dei dati".

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Da qui la richiesta  "al Garante per la protezione dei dati personali, esaminato il reclamo che precede e ritenutane la sua fondatezza, di assumere nei confronti della Regione Calabria ogni opportuno provvedimento e, in particolare: a) rivolgere all’Ente ovvero al responsabile del trattamento avvertimenti o ammonimenti sul fatto che detti trattamenti possono verosimilmente violare, ovvero abbiano violato, le disposizioni vigenti in materia; b) imporre una limitazione provvisoria o definitiva al trattamento, incluso il divieto di trattamento. All’Ufficio di Procura si chiede di valutare se tali fatti integrino ipotesi di reato mediante intollerabili limitazioni dei diritti costituzionali".

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E ancora. "Si chiede all’Ufficio di Procura di voler disporre tutti gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti esposti in narrativa, valutando tutti i profili di illiceità penale degli stessi e, conseguentemente, individuare i responsabili e procedere nei loro confronti. Si formula, altresì, denuncia-querela qualora dagli accertamenti emergessero fatti-reati procedibili a querela".

In relazione a detti fatti il Codacons dichiara la sua qualità di parte offesa, "riservandosi la facoltà di promuovere la costituzione di parte civile nel procedimento che eventualmente dovesse essere instaurato, al fine di ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti e subendi in conseguenza del denunciato comportamento criminoso. Si chiede di essere avvisati ex art. 406 cpp in caso di richiesta di proroga delle indagini nonché in caso di richiesta di archiviazione. Si fa istanza affinché in qualità di parte offesa riceva gli avvisi di chiusura delle indagini e di rinvio a giudizio".

LEGGI ANCHE QUI. Tamponi in frigorifero, il dirigente Belcastro rassicura: "Entro 48 ore saranno distribuiti tra i cinque laboratori in Calabria"

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