
Questa mattina, mentre facevo la mia solita visita ai defunti, ho avuto l'opportunità di salutare all'ingresso del cimitero una rappresentante delle Dame di Carità, che era lì per raccogliere fondi a favore delle famiglie bisognose della nostra comunità. Dopo, mi sono diretto verso la chiesa matrice del cimitero, dedicata al Santo Patrono San Vitaliano, per rendere omaggio a Mons. Andrea Perrelli. Alla fine della Santa Messa, mi sono avvicinato per salutarlo. Quando l'ho abbracciato, ho notato nei suoi occhi una tristezza profonda, un'emozione insolita per una persona che di solito è sempre così serena e disponibile. Quando gli ho chiesto cosa lo turbasse, Mons. Perrelli mi ha raccontato, con una voce provata, di essere stato aggredito da un gruppo di cani randagi all'interno del cimitero. Questo episodio, oltre a suscitare preoccupazione e solidarietà nei suoi confronti, mette in evidenza un problema serio e inaccettabile. La presenza di cani randagi nel cimitero rappresenta un vero pericolo per la sicurezza dei visitatori, del personale e del sacerdote, e compromette anche il decoro e la sacralità di un luogo destinato alla preghiera e al raccoglimento. Cani spaventati o affamati possono reagire in modi imprevedibili, aggredendo le persone, rovesciando fiori, danneggiando lapidi e suppellettili, o dissotterrando rifiuti e resti organici, con conseguenze igienico-sanitarie ed emotive molto gravi. Pertanto, si chiede alle autorità sanitarie competenti di intervenire con urgenza per avviare un piano di controllo, cattura e tutela degli animali, in modo da garantire la sicurezza dei cittadini e il rispetto dovuto a un luogo sacro come il cimitero. Il nostro dovere civile e morale è quello di proteggere la vita e la dignità di tutti — delle persone, degli animali e dei defunti — ma con regole e attenzioni che assicurino una convivenza rispettosa e sicura.
Emanuele Cannistrà
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