'Ndrangheta. Infiltrazioni in Veneto: in 38 scelgono il rito abbreviato

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Un'aula di tribunale
  05 febbraio 2020 13:15

Si è conclusa in poco meno di un'ora stamani, all'aula bunker a Mestre, l'udienza preliminare dedicata alla discussione delle difese nel processo "Camaleonte", in cui sono imputate 54 persone per vari reati connessi al favoreggiamento mafioso della 'ndrangheta in Veneto.

Dodici sono gli imputati che, attraverso i loro legali, hanno chiesto il non luogo a procedere e che pertanto potrebbero finire a dibattimento. Altri quattro hanno avanzato ipotesi di patteggiamento, condizionato comunque alla rifusione del Fisco per quanto sottratto con false fatturazioni emesse per favorire il riciclaggio.

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Sono quindi 38 gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato; la sentenza è attesa per il 18 febbraio, giorno in cui il Gup Francesca Zancan deciderà l'accoglimento dei riti alternativi e si esprimerà sui rinvii a giudizio. Per chi verrà ammesso all'abbreviato l'udienza di discussione si terrà invece a maggio.
Sotto accusa in questo procedimento è finito il clan della famiglia Bolognino: Sergio, Michele e Francesco, considerati attigui alla cosca calabrese "Grande Aracri", stabilitisi tra il 2010 e il 2013 a Rosà, nel Vicentino, e già processati e condannati nel processo Aemilia.

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Collegati a loro, direttamente o indirettamente attraverso altri complici calabresi o veneti, poco meno di una cinquantina di imprenditori che si sono prestati a "reati di scopo", ossia false fatturazioni per riciclare il denaro della cosca. Estorsioni, minacce, intimidazioni sarebbero andate avanti dal 2012 al 2017; decine gli imprenditori intimiditi, pochissimi di loro si sono costituiti parte civile.

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