Operazione Reset, i giudici sul sindaco Manna: "Mero sospetto, non ha accettato alcun patto corruttivo"

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images Operazione Reset, i giudici sul sindaco Manna: "Mero sospetto, non ha accettato alcun patto corruttivo"
Marcello Manna
  20 novembre 2022 11:43

di EDOARDO CORASANITI

E' un "mero sospetto" quello che resta sullo sfondo dell'accusa contestata a Marcello Manna, avvocato e sindaco (ora sospeso) di Rende, coinvolto nell'indagine "Reset" e che è rimasto 29 giorni agli arresti domiciliari con l'accusa di scambio elettorale politico mafioso. A bocciare senza mezzi termini l'impianto accusatorio e ad annullare la misura cautelare è il Tribunale della Libertà di Catanzaro, chiamato a decidere sul ricorso presentato dagli avvocati Nicola Carratelli e Giandomenico Caiazza. Perché, chiariscono i magistrati del capoluogo, del consenso di Manna ad accettare i voti della presunta cosca di 'ndrangheta "D'Ambrosio" non ci sono mai "contorni spazio-temporali chiari e distinguibili". 

Finito nell'elenco dei 202 nomi del blitz che ha portato alla luce le influenze delle cosche cosentine sul territorio bruzio, il sindaco è accusato di aver preso parte ad un accordo corruttivo con i D'Ambrosio per l'assegnazione del Palazzetto dello Sport di Rende. Il teorema della Dda guidata da Nicola Gratteri ricalca i parametri dello scambio elettorale politico mafioso. Da una parte l'associato di 'ndrangheta che porta voti e dall'altro l'amministratore che si impegna a realizzare i desideri illeciti. In questo caso, l'accordo si sarebbe materializzato nella campagna elettorale del 2019, quando Manna era già sindaco e correva per la riconferma. 

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Ma i fatti sono ostinati e qualsiasi deduzione sarebbe fondata "su premesse incerte e contraddittorie e, per l'effetto, non potrebbe condurre a conclusioni idonee ad integrare lo standard probatorio richiesto in questa fase per la conferma di una misura cautelare". Le conclusioni dei giudici Filippo Aragona (presidente), Sara Merlini, Mariarosaria Migliarino, evidenziano che gli elementi indiziari non portano ad accertare scambio di promesse: "Si riscontrano addirittura elementi contrari alla sussistenza di tale sinallagma", si legge nell'ordinanza che ha annullato la misura cautelare accordata dal giudice dell'indagine preliminare su richiesta della Dda catanzarese. Dalle intercettazioni sarebbe emerso che D'Ambrosio avrebbe auspicato la vittoria di Manna unicamente al per vedere rafforzato il ruolo di Pino Munno, candidato nelle liste del sindaco di Rende e poi diventato assessore. Agli arresti domiciliari anche lui nell'ambito di "Reset", il Tdl ha modificato la misura con il divieto di dimora nella provincia cosentina. Inoltre, entrambi sono anche finito nel registro degli indagati per un'inchiesta su corruzione e frode in lavori pubblici curata dalla Procura di Cosenza: l’ex assessore è ai domiciliari mentre per il sindaco è scattato il divieto di dimora. 

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Ritornando a "Reset", viene aggiunto che D'Ambrosio condivideva con il suo interlocutore pareri negativi sulla figura di Manna, introducendo valutazioni sull'ipotesi di elezione a sindaco di un altro candidato. 

"Presenta un progetto" è una frase che è stata attribuita a Manna e rivolta ai D'Ambrosio e poi riportata nelle carte dell'indagine "Reset". I magistrati del Tdl la etichettano come un dato "neutro": presentare un progetto nel corso di una gara d'appalto è un elemento coerente con la regolare procedura da seguire per ottenere l'assegnazione di un bene pubblico.

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Nell'ordinanza è scritto che una certa vicinanza tra Manna e D'Ambrosio è esistita (D'Ambrosio si sarebbe recato nello studio legale di Manna), ma non è idonea a configurare l'ipotesi delittuosa fotografata nell'accusa: le aspettative del presunto associato su alcuni vantaggio che avrebbe potuto ottenere da Manna non erano ricambiati da nessuno impegno o obbligo che il sindaco ha preso.

E soprattutto: non ci sono fattori che possono far dedurre che D'Ambrosio si fosse impegnato a confluire voti elettorali a favore di Manna, ma che l'interesse si fosse concentrato per lo più su Pino Munno. A meno che i sospetti non si ergano a verità. Questo, però, non è lo stato di diritto. 

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