Squillace, il Comune "inciampa" su un esproprio avviato nel 2004: ora deve risarcire. I proprietari aspettano i soldi

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Squillace Lido esproprio
  10 febbraio 2020 21:30

di PAOLO CRISTOFARO

Un terreno i cui vincoli decadono. Un esproprio iniziato - con successiva occupazione comunale del suolo - e mai concluso nei fatti. Una sentenza del Tar che condanna l'Ente al pagamento dei danni  e che non viene ammessa nel dissesto dal commissario liquidatore, perché non quantificata. Un ricorso ad ottemperare proposto dai proprietari e un'udienza fissata per il 12 febbraio, dopodomani. Una delle tante, troppe situazioni torbide legate alle pratiche accumulate negli anni dal Comune di Squillace, in dissesto finanziario dal 2014 e non estraneo ad inchieste degli inquirenti, considerando che in Municipio erano stati posizionati anche microfoni. 

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La vicenda però parte da lontano. E' il 1998 quando, a seguito di un Consiglio comunale (del 2 aprile di quell'anno), sciolto oltretutto per mancanza del numero legale di partecipanti, cadono i vincoli esistenti su un terreno di Squillace Lido, predestinato ad esproprio per destinazione di edilizia pubblica (dove oggi sorgono l'asilo comunale ed il parchetto Aldo Moro) e l'area diventa zona bianca. Sindaco, in quegli anni, era Pasquale Muccari, rimasto fino al 1999. 

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(Verbale dell'adunanza del consiglio comunale, 4 aprile 1998)

Il 20 maggio 2000, a distanza di due anni da quella seduta, viene protocollata al Comune di Squillace l'istanza, da parte di proprietari dell'area "affinché detta porzione di terreno sia inserita nello strumento urbanistico, con le caratteristiche dell'edificabilità residenziale".

(Istanza dei proprietari, prot. 20/05/2000)

Ma, stando ai documenti emersi da fonti interne, qualche anno dopo, il 22 marzo 2004 (prot. n° 1196), il responsabile del Settore Tecnico, Giuseppe Megna, viste le deliberazioni comunali prodotte nel frattempo, che approvavano i progetti per i lavori di costruzione della scuola e il piano particellare di esproprio (delibera n° 51/2003), decreta l'occupazione d'urgenza del terreno, prevedendo di corrispondere il dovuto risarcimento ai proprietari e avviando, di fatto, l'esproprio. Il sindaco era il compianto Guido Mantella.

(Il decreto emesso dal responsabile tecnico, 22/03/2004)

Se questa ricostruzione fosse stata la trama di un film, quello descritto fino ad ora sarebbe stato il flashback. La questione, riemerge, dopo anni, sulle pagine della cronaca nel 2017, quando una sentenza del Tar della Calabria (n°1625/2017) condanna l'Ente a risarcire i proprietari, dato che l'esproprio non è stato mai pagato e la procedura mai chiusa. L'occupazione, proprio per questo motivo, è divenuta illegittima il 19 aprile 2009, scaduti i termini. Con nota prot. n° 1170 del 22 marzo 2019 - il comune era momentaneamente gestito dal commissario prefettizio, Giuseppe Belpanno - della sentenza viene informato il commissario liquidatore che si occupa del dissesto, Mario Pizzino, perché la vicenda riguarda il periodo di tempo di sua competenza. Nel marzo 2019, infatti, i proprietari propongo l'ennesimo ricorso, contro l'Ente, per ottemperare al pagamento del risarcimento, il quale viene, appunto, comunicato a Pizzino. 

(La sentenza del Tar del 2017)

Ma per poter risarcire i proprietari sarà necessario quantificare l'importo del risarcimento, con l'ausilio di un commissario ad acta. Difatti, con nota prot. n° 740 del 6 febbraio 2020 - a distanza di quasi un anno dalla trasmissione - il commissario liquidatore Pizzino "rimetteva a questo Ente il predetto ricorso, assumendo che lo stesso non potesse essere acclarato alla gestione dell'OSL in quanto non definito nell'importo del credito". 

(Il ricorso per ottemperanza, prot. n° 1642, 18/03/2019)

Stando ad una prima stima approssimativa fatta da fonti interne, il risarcimento potrebbe ammontare a diverse centinaia di migliaia di euro, forse oltre 300mila, tenendo in considerazione tutti i parametri. Negli anni, ai proprietari di una parte dell'intera aerea originariamente vincolata - quella dove è sorto l'asilo - è stata proposta una cifra di 23mila euro; importo ritenuto "non correlato alle voci di danno" dagli stessi proprietari e quindi rifiutato. I possidenti della rimanente porzione dell'area, invece, hanno accettato una transazione.

Nel frattempo al Tar è fissata un'udienza, come detto, per dopodomani, giorno 12 febbraio, a seguito della quale dovrebbero pervenire aggiornamenti più specifici sulla vicenda e dopo la quale potrebbe finalmente essere nominato un commissario ad acta che provvederà a quantificare con esattezza il danno economico da risarcire. Nell'attesa, ai cittadini rimane il dubbio su chi e come possa aver determinato le condizioni che hanno portato l'amministrazione e ritrovarsi soccombente di fronte alla legge e l'intera comunità a dover pagare un risarcimento per mancato esproprio sicuramente ingente, che peserà sulle già bersagliate casse comunali.

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