Rinascita Scott. In Assise il racconto del sequestro di persona ad Ursini tra minacce e intimidazioni durate per mesi

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images Rinascita Scott. In Assise il racconto del sequestro di persona ad Ursini tra minacce e intimidazioni durate per mesi

  14 aprile 2021 15:54

di EDOARDO CORASANITI


Telefonate su telefonate, una escalation di minacce rivolte alla vittima e ai genitori, il pestaggio. Sono i soldi a scatenare la presunta furia di vendetta di Antonio Vacatello, 56 anni, ritenuto dagli inquirenti il capo ‘ndrina di Vibo Marina e collegato con il boss di Zungri Giuseppe Antonio Accorinti, nei confronti di Rocco Ursino, vibonese residente a Imbersago, per un debito di 6mila euro.

I fatti sono qualificati come estorsione e sequestro di persona e sono raccontati dal carabiniere del Nucleo investigativo di Vibo Valentia, Daniele Falli, al processo in Corte d’assise di Catanzaro denominato “Rinascita Scott” dove si contano 14 imputati: Accorinti Giuseppe Antonio, alias “Scimusca” detto Peppone, nato a Zungri il 27.03.1959, difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Daniela Garisto; Razionale Saverio, Nato A San Gregorio D’ippona (Vv) Il 07.08.1961, difeso dagli avvocati Giovambattista Puteri e Mario Murone;  Barba Vincenzo, alias “U Musichiere”, nato a Vibo Valentia il 14.04.1952, difeso dall’avvocato Vincenzo Gennaro e Francesco Sabatino;  Lo Bianco Paolino, Nato A Vibo Valentia Il 27.06.1963, difeso dagli avvocati Vincenzo Casuscelli;  Mantella Andrea, Nato A Vibo Valentia Il 03.12.1972, Collaboratore Di Giustizia; difeso da Manfredi Fiormonte;  Ierullo Antonio, nato A Vibo Valentia Il 12.08.1969, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Sergio Rotundo; Carnovale Francesco, nato a Vibo Valentia il 17.07.1968, difeso dall’avvocato Gaetano Tanzi e Gabriele Romanello;  Iannarelli Alessandro, Nato A Roma Il 16.04.1974, difeso dall’avvocato Elisabetta Alessandra; Valenzise Salvatore, nato A Torino Il 02.08.1966, difeso dall’avvocato Guido Contestabile;  Garisto Pantaleo Maurizio, Nato A Carate Brianza Il 21.11.1982, difeso dall’avvocato Daniela Garisto; Navarra Valerio, Nato A Vibo Valentia Il 26.05.1993, difeso dagli avvocati Diego Brancia e Francesco Calabrese; Antonio Vacatello, difeso dall’avvocato Francesco Muzzopappa; Domenico Bonavota; Filippo Catania.

Al collegio dei giudici popolari e togati (presidente Alessandro Bravin, a latere Carmela Tedesco) il carabiniere ricostruisce le attività di indagine,
a partire dal fatto che si “è occupato del locale di Zungri, guidato da Giuseppe Antonio Accorinti. Per le investigazioni è stato importante Elisabetta Melana, testimone di giustizia, convivente di Ambrogio Accorinti, la quale ha iniziato a denunciare dopo i maltrattamenti ricevuti”.
 
Le attività di indagine proseguono nel tempo e si iniziano a focalizzare i reati a carico degli indagati: traffico di armi, sostanze stupefacenti, estorsioni, minacce, danneggiamenti.

Ed è in questa fase che si incastona la vicenda del sequestro di persona di Ursino, dove ad essere indagati sono Antonio VacatelloPantaleo Maurizio Garisto, 38 anni, di Zungri, Luciano Macrì, 52 anni, di Vibo Marina, Valerio Navarra, 27 anni, di Pernocari, Saverio Sacchinelli, 38 anni, di Pizzoni.

Inizia il racconto di decine e decine di telefonate di Vacatello a Ursino. Le conversazioni sono captate e ascoltate dai carabinieri. Secondo la ricostruzione avvenuta oggi in aula, Vacatello in più occasioni avrebbe minacciato Ursino facendogli sapere che se non avesse pagato il debito a farne le spese sarebbero stati anche i genitori che si trovavano a Vibo Valentia. “Vacatello al telefono ha detto ad Ursino che ai genitori non gli avrebbe fatto avere pace così come che avrebbe sfasciato la casa”. La vittima dell’estorsione nel corso dei mesi prova a rimandare il pagamento, a rimediare in qualche modo ma non basta. Le intimidazioni continuano tanto da dirgli che se non i soldi non arrivavano “avrebbe fatto morire di crepacuore il padre”. Siamo a fine settembre del 2016 e Vacatello gli dà un ultimatum: “In mancanza del bonifico sarebbe andato a casa dei genitori”. Per Ursino non rimane che promettere di saldare il debito. Arriva l’11 ottobre, Vacatello arriva a Milano. Il giorno successivo, secondo la ricostruzione, il sequestro di persona.  Rocco Ursino sarebbe stato portato in una casa di Seregno, in provincia di Monza, immobilizzato e pestato. Evento confermato anche dalle parole intercettate “lo abbiamo scassato, lo abbiamo scassato”, come dice Vacatello a Macrì.

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Durante questo arco temporale che va dal 12 al 16 aprile 2016, Ursino al telefono prova a rassicurare la madre, a cui ha fatto visita Luciano Macrì. Entra in scena anche il fratello della vittima, che dice a Macrì di volersi recare in questura. Ma la violenza non termina in Lombardia ma si sposta in Calabria: Ursino viene portato a Vibo Valentia per rimanere nell’abitazione dei propri genitori fino a quando non avrebbe pagato la somma voluta da Vacatello e gli altri.
 
A distanza di 20 giorni, l’orecchio dei carabinieri torna ad attivarsi quando quando Ursini torna a Milano ma ancora non ha saldato il debito. Torna a squillare il telefono e Vacatello è sempre più intenzionato a chiudere la partita: una settimana di tempo. I giorni passano il pagamento non arriva. Da quello che racconta l’investigatore, alla vicenda viene messo il punto: il 15 gennaio 2017 Ursino consegna una macchina a Valerio Navarra.

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Dopo l’esame, gli avvocati Diego Brancia, Daniela Garisto e Francesco Muzzopappa hanno proceduto con il controesame.  Muzzopappa, difensore di Vacatello, ha chiesto al carabiniere se fosse emersa dalle indagini la causale del pagamento richiesto dall’imputato a Ursino, se al di là delle intercettazioni si fosse mai avvicinato ai genitori della vittima e se hanno accertato che a Vibo Valentia abbia subito privazione della libertà: in ogni caso la risposta è stata negativa.

Alla prossima udienza del 12 maggio verrà sentito il colonnello maggiore Carlo Mauri che riferirà su altri fatti di sangue contestati nel troncone sanguinario di Rinascita Scott, il maxi processo contro le cosche del Vibonese che mette alla sbarra 355 imputati con il rito ordinario e 91 in abbreviato.  

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