Scambio politico-mafioso a Badolato, la Cassazione libera Fiorenza e Giannini: "Prove insufficienti"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Scambio politico-mafioso a Badolato, la Cassazione libera Fiorenza e Giannini: "Prove insufficienti"

  06 giugno 2025 11:08

di FILIPPO COPPOLETTA

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio le ordinanze emesse dal GIP e dal Tribunale del Riesame di Catanzaro nei confronti di Giuseppe Fiorenza e Antonella Giannini, ordinandone l’immediata scarcerazione. I due, entrambi residenti a Badolato, nel Catanzarese, erano sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso nell’ambito delle elezioni amministrative del 2021 nel Comune jonico.

Banner

A difendere gli indagati sono stati gli avvocati Vincenzo Cicino e Vincenzo Varano, che hanno proposto ricorso in Cassazione contro le ordinanze di custodia emesse dal GIP del Tribunale di Catanzaro il 17 gennaio 2025 e confermate dal Tribunale del Riesame il 20 febbraio 2025.

Banner

Il ricorso ha avuto esito pienamente favorevole: con sentenza del 5 giugno 2025, la Suprema Corte ha ritenuto infondate o comunque non sufficienti le motivazioni alla base della restrizione cautelare, disponendo per entrambi l’immediata liberazione “se non detenuti per altra causa”.

Banner

Le accuse e il contesto

Fiorenza e Giannini erano stati coinvolti in un’indagine della DDA di Catanzaro che ipotizzava un sistema di condizionamento del voto durante le elezioni comunali del 3 e 4 ottobre 2021 a Badolato. Secondo la ricostruzione accusatoria, alcuni candidati delle liste “Vivi Badolato” e “Uniti per Badolato” avrebbero goduto del supporto di soggetti ritenuti vicini alla cosca Gallace, finalizzato ad ottenere preferenze attraverso la forza di intimidazione mafiosa.

Tra gli indagati anche nomi noti a livello locale, tra cui il sindaco eletto Giuseppe Nicola Parretta, il suo vicesindaco Ernesto Maria Menniti, e altri componenti delle liste concorrenti. La posizione di Fiorenza, marito della Giannini, era legata proprio al presunto ruolo di facilitatore di consensi attraverso pressioni indebite, emerse da intercettazioni ambientali.

Con la decisione del 5 giugno, la Cassazione ha smontato l’impianto cautelare, ritenendo non sussistenti i presupposti per il mantenimento delle misure restrittive. Il Procuratore Generale ha immediatamente disposto, ai sensi dell’art. 626 c.p.p., la revoca degli arresti domiciliari per entrambi gli indagati e la loro immediata remissione in libertà, eseguita nel tardo pomeriggio dello stesso giorno dai Carabinieri della Stazione di Badolato.

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner