di ENZO PLATI'
Capita spesso che i giovani o i giovanissimi nella loro spontanea
percezione delle cose del mondo, inducano a far riflettere ed a far
osservare a noi adulti cose importanti che sono sotto i nostri occhi e
di cui stante le circostanze, per distrazione o indifferenza, comunque
sempre tutte colpevoli, non vediamo o pur consci, quindi ancor più
grave, decliniamo a chi, per preposti compiti o incarichi affidati o
conseguiti, prima o poi, forse risolverà. O così si spera, anche per
sollevarci in alcuni casi dalle incombenze, per atavica e distorta
mentalità. Ma a volte non avviene, vanificando attese, speranze e
soluzioni semplici più generali a beneficio della comunità. Da qui la
conseguente insofferenza e l'inevitabile abbandono dei luoghi natii.
I figli sin da piccoli ci osservano e sono acuti, spontaneamente direi,
ed implacabili, per vocazione naturale, nel cogliere i limiti, la cecità
o l'irritante inerzia dei grandi, non solo in senso anagrafico,
riuscendo spesso di conseguenza e per incanto, a scoperchiare una
pentola piena d'acqua in ebollizione preoccupante di cui tutti
percepiamo l'imminente pericolosa fuoriuscita ma senza correre ai
ripari.
È sotto gli occhi di tutti noi concittadini che abbiamo a cuore le sorti
della nostra città, il deprimente ed inarrestabile declino urbano, senza
apparente soluzione. Non è mia competenza e volontà entrare nel merito
di ciò e non è neanche la circostanza pur constatando, con grande
piacere, una ripresa incoraggiante della cultura grazie alle arti per le
lodevoli programmazioni pubbliche e, ancor più meritevoli, private.
Tuttavia l'iniziativa di due nostri giovani ragazzi diffusa in un video
dalla neonata e attiva testata giornalistica catanzarese La Nuova
Calabria, che ringrazio, mi offre l'opportunità di produrre personali
riflessioni in merito.
Nel loro spontaneo e fresco intento c'è infatti il semplice desiderio di
rivitalizzare il nostro centro storico durante il venerdì sera con il
coinvolgimento e la collaborazione dei locali solitamente meta degli
stessi giovani, diplomandi o universitari, nel rispetto prioritario
delle comuni norme vigenti e dell'ordine pubblico, con la realizzazione
anche di incontri culturali e di confronto tra loro. Si dirà, sembra
poco. Ma il forte radicamento alla città, al centro storico appunto, e
la constatazione che la Marina di Catanzaro che loro stessi frequentano
e che per naturale vocazione e benefica accoglienza universitaria dei
tanti iscritti al nostro ateneo concentri nei suoi ritrovi e attraenti
locali la cosiddetta movida, che rappresenta anche un limite per tanti
ragazzi impossibilitati a muoversi dalla città 'alta', li ha indotti a
pensare ad un filo conduttore comune e condiviso con i due luoghi,
lontano e scevro soprattutto dalle sciocche ed inutili polemiche di
appartenenza e residenza nell'uno o nell'altro sito, oltremodo sterili
chiuse ed inefficaci. Catanzaro è una, con peculiarità e caratteristiche
varie tra le circoscrizioni che devono tra loro fondersi ed intrecciarsi
per una sana civile convivenza ed economia comuni.
Se su larga scala Greta, una sedicenne, ha smosso e mosso giovani ed
adulti in tutto il mondo per un fenomeno che pare anch'esso privo di
soluzioni efficaci e risolutive nell'immediato, nel loro/nostro piccolo
microcosmo cittadino Francesco e Gioacchino, con modestia e senza
provocazioni o intenti di altra natura ma portatori sani di un comune
desiderio generazionale, potranno quantomeno far riflettere più
genericamente sulle responsabilità di noi adulti, della gente comune,
dei notabili o di personaggi di qualsiasi appartenenza ed espressione
professionale o pubblica che quotidianamente calpestano le nostre vie.
Che quindi si prenda coscienza di ciò, cogliamo questo ed i tanti altri
messaggi positivi, variegati e degni di considerazione che provengono
dai ragazzi, soprattutto sforziamoci e contribuiamo a rendere vivibile e
gratificante la loro quotidianità con scelte sagge e lungimiranti, siamo
loro complici e sostenitori dei sentimenti più genuini e puri. Ne
beneficeremmo tutti.
È la loro una dimostrazione che nasce da chi apparentemente non ci si
aspetta, a torto, che invece denota che Catanzaro è viva e sentita anche
tra le nuove generazioni che scelgono di continuare gli studii
universitari in casa e che prepotentemente, con il loro sano entusiasmo
degli anni migliori ed apporto collaborativo, si possono ri-costruire
sani progetti per il futuro, che gli appartiene, con piccoli passi
partendo intanto da poco ma che poco non è, in simbiotica sinergia e
condivisione d'intenti. Ed è anche la dimostrazione della reiterata e
colpevole distrazione e mancato coinvolgimento delle istituzioni nel non
voler o saper cogliere adeguatamente le loro legittime aspettative da
giovani cittadini pensanti quali sono e che nel silenzio, che non deve
più rimanere tale, osservano e commentano.
Grazie e forza ragazzi,
dunque, e Ad Maiora Semper, ve lo meritate, ve lo dobbiamo. Desidero
infine confessare ed apparirà forse anche evidente sottoscrivendo le
suddette riflessioni a chi poi incuriosito vorrà seguire il video
intervista, che Gioacchino è mio figlio e che mi sono state del tutto
ignare le circostanze ed i contenuti che insieme all'amico Francesco
hanno inteso diffondere pubblicamente e che solo casualmente ieri,
aggiornandomi sulle news della testata, ho appreso unitamente ad un po'
di emozione; quindi un ulteriore motivo che mi indurrà a condividere e
alimentare la sua crescita, a sostegno e conforto delle sue aspettative,
dei suoi sogni, delle sue ambizioni.
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