A 36 anni dalla morte di Enrico Berlinguer

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Sabatino Nicola Ventura
  11 giugno 2020 09:13

Trentasei anni fa, 11 giugno 1984, moriva Enrico Berlinguer, il Segretario Nazionale del Partito Comunista Italiano. Ogni anno viene ricordato con grande stima, affetto e riconoscenza. Nessun segretario nazionale di partito, della Prima Repubblica, continua a riscuotere inalterato consenso; anche da tanti giovani,che non lo hanno mai conosciuto.

Perché per Berlinguer c’è tanta tenera simpatia? La risposta è facile, riguarda il pensiero della moltitudine;egli è il simbolo della politica onesta, coerente, romantica, di servizio alla gente, pulita: quasi missionaria.

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Berlinguer è l’identificazione del comunismo che volevano tanti milioni di persone in Italia, e non solo. Èl’espressione del comunismo dal volto umano e democratico: univa organicamente libertà, democrazia e pluralismo. Infatti, nessuno ha mai identificato il Suo PCI, con i regimi dell’Unione Sovietica e dei paesi dell’Est. Il comunismo italiano di Togliatti, Longo e Berlinguer, fu un fondamentale costruttore e difensore della democrazia in Italia; fu protagonista in tutte le conquiste del lavoro, civili e di emancipazione.

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Berlinguer, con i leader del socialismo europeo quali Olof Palme e Willy Brandt, capì che i problemi più critici del mondo venivano dal divario tra il Nord della prosperità e il Sud della povertà e della fame.

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Berlinguer divenne Segretario Nazionale del PCI dopo una lunga formazione: già da dirigente internazionale della gioventù comunista aveva acquisto una particolare competenza in politica estera; poi da componente la Segreteria Nazionale del PCI, da vice di Longo e infine da Segretario, affermò le sue grandi qualità di dirigentepiù complessivamente. Egli capì sin dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso, la necessità di affermare una sostanziale differenza dal comunismo sovietico (già, con la via italiana al socialismo e soprattutto dal ’64 con il memoriale di Jalta di Togliatti, i comunisti italiani avevano avviato un percorso nuovo per la realizzazione di una società socialista molto diversa da quella realizzata da Lenin, Stalin, ecc. in Russia). Tutti gli riconosco il coraggio e l’impegno volto a riformare dall’interno il comunismo: tentativo ambizioso, velleitario e forse impossibile. Berlinguer ha creduto sino in fondo a questa fattibilità: per riscattare, nelpraticare i grandi valori di giustizia sociale insiti nel pensiero più generale delle sinistre, l’umanità sofferente e disuguale. Una grande idea di fratellanza e solidarietà ha caratterizzato il suo fare, ma anche dell’intero PCI. Il Suo partito, che trovava robusta impostazione nel pensiero di Gramsci e di Togliatti, ma anche nelsocialismo storico italiano ed europeo, aveva avviato una fase di adeguamento e di elevazione ideale, culturale e politica, che si andava a concretizzare, a metà degli anni ’70, nelle elaborazioni e nelle proposte del nascente concetto dell’Eurocomunismo. Il comunismo europeo, soprattutto italiano, francese e spagnolo, aveva avviato uno studio e un percorso originale per affermare sempre di più una differenziazione, ma in verità una rottura, dalsocialismo reale dell’Unione Sovietica. L’Eurocomunismo è stato il tentativo dei comunisti europei di realizzare il socialismo attraverso e in una società democratica, insieme e con il contributo del pensiero delle chiese cristiane, delle socialdemocrazie, dei moderati e dei liberali progressisti. Berlinguer pensava a un socialismo democratico diverso, più spinto rispetto al pensiero e alle realizzazioni della socialdemocrazia, ma anche di profonda discordanza con i regimi dell’URSS e dei Paesi dell’Est.

Berlinguer capì, soprattutto dopo i fatti del Cile dei primi anni ’70, che in Italia bisognava rompere la cristallizzazione della democrazia bloccata. Capì che i comunisti, forza democratica e costituzionale, a pieno titolo avevano diritto di governare con forze popolari, democratiche e costituzionali. Avviò tale sperimentazione in un incontro storico con il partito della Democrazia Cristiana (la sua parte più avanzata e innovativa), i partiti socialisti e della socialdemocrazia, ma anche con repubblicani e organizzazioni culturali e sociali del progresso: il Compromesso Storico, questo è il nome che assunse il tentativo italiano, originale, di Berlinguer e della DC di Aldo Moro. Era di grande rottura: il più forte Partito Comunista del mondo occidentale sedeva ai tavoli del governo dopo l’esperienza governativa del subito dopo guerra. Un tentativo che stava anche nella scia delle scelte dell’Eurocomunismo. Ma come sappiamo, l’uccisione di Moro e i successivi avvenimenti, troncarono ogni percorso realizzativo.

Berlinguer fu un politico importante del novecento post fascista e della democrazia italiana. La Sua autorevolezza era riconosciuta a livello internazionale. Egli, quanto mai altri dirigenti comunisti dell’occidente, a viso aperto polemizzò e si schierò contro il socialismo reale della Russia e dei Paesi dell’Est. Nel contempofece altrettanto contro la politica imperialista e guerrafondaia degli Stati Uniti. Teorizzò il superamento dei due blocchi e della guerra fredda. Fu sempre impegnato per la pace e per l’emancipazione dei popoli.

In Italia fece della questione morale una bandiera caratterizzante e di distinguo. Le polemiche con il socialismo di Craxi riguardarono molto questo aspetto e la spregiudicata corsa al potere dell’allora PSI.

In piena crisi economica in Italia e nel mondo, quella iniziata nel 1973, Berlinguer propose la così detta “politica dell’austerità” per contrastare la società dei consumi discriminante e in tanti casi produttrice e proponente del futile, a discapito della soddisfazione di tante necessità primarie per centinaia di milioni di essere umani privi di ogni tutela: Berlinguer “ L’austerità…può essere adoperata come strumento di depressione economica, di depressione politica di perpetuazione delle ingiustizie sociali, oppure come occasione per uno sviluppo economico e sociale nuovo, per un rigorosorisanamento dello Stato, per una profonda trasformazione dell’assetto della società, per la difesa ed espansione della democrazia: in una parola, come mezzo di giustizia e di liberazione dell’uomo e di tutte le sue energie oggi mortificate, disperse, sprecate”. Oggi, in grande crisi Coronavirus, si ripropone, in termini nuovi, ma culturalmente attuale, la necessità di rivedere profondamente la società del libero mercato, della finanza disumana, della dissipazione, delle disuguaglianze. È necessario scegliere un fare più sobrio e lavorare per una società mondiale dei diritti riconosciuti a tutti gli esseri umani, nel rispetto e nella difesa del pianeta che ci ospita.

Con le mie brevi considerazioni, in una ricostruzione inevitabilmente lacunosa, ho inteso offrire nel trentaseiesimo anniversario della Sua scomparsa un ricordo del mio Segretario, che ho avuto l’onore di conoscere.

Ma nel concludere questa nota, intendo utilizzare l’occasione per richiamare l’attenzione, in estrema sintesi e con altrettante lacune, su cosa sono state la politica e il ruolo delle istituzioni democratiche nei quarant’anni della prima repubblica: in quelli anche di Berlinguer.

Sono stati gli anni delle grandi conquiste sociali, umane, democratiche, economiche e di emancipazione assoluta degli italiani. Nessun periodo successivo è paragonabile per grandezza a quel tempo. Il Partito Comunista Italiano e la sinistra sono stati fondamentali nella rinascita dell’Italia dalle macerie del fascismo. La Prima Repubblica si è misurata in una fase difficile etravagliata del Paese. L’Italia democratica delle grandi conquiste ha dovuto nel contempo fronteggiare itentativi cruenti di sovvertimento dell’ordine costituzionale: stragi di stato, tentativi di golpe, terrorismo, etc. È stato anche il periodo di errori politici ed economici; di gravi fatti giudiziari e morali, che hanno coinvolto la politica, l’imprenditoria e le professioni, ma niente toglie a quanto d’importante la politica, le istituzioni sono state capaci di realizzare. La Prima Repubblica ha fatto dell’Italia la sesta potenza economica del mondo; ha dato diritto di cittadinanza a tanti milioni di donne, lavoratori, giovani. (mi sia consentito di ricordare che il miracolo italiano durante la prima repubblica è d’accreditare, in molta parte, alla sinistra e al partito di Togliatti, Longo e Berlinguer)

Ora siamo di fronte a un serio pericolo per le istituzioni democratiche, che dovranno essere energicamente, certamente non acriticamente, difese e promosse; ridandogli spessore e autorevolezza. Il populismoimperante, il sovranismo, il tentativo di fare dell’Italia un territorio geografico che ospita 21 statarelli, il desiderio dell’uomo forte, impongono alla qualità, che è tanta in questo Paese, di ritornare in campo. (non dovrà essere consentito il guardare dalla finestra, restare in un limbo, o peggio ancora rassegnarsi e adeguarsi). Bisognariaffidare il governo del Paese alla Politica di alto valoreper ricostruire le istituzioni nel pieno rispetto della Costituzione. (Il Parlamento è stato ridotto a un’arena di volgari scontri tra leader, spesso mediocri e incompetenti, e anche di eletti improvvisati, sconosciuti e proiettati in una dimensione non da loro gestibile con la qualità e l’esperienza che il ruolo richiederebbe). L’antipolitica ha ricevuto dalla crisi dei partiti e dell’istituzione, ogni possibilità di dispiegarsi per dare colpi gravi alla Repubblica democratica nata dalla Resistenza.

Per onorare Berlinguer e anche la politica di grande qualità che fu nel periodo della sua vita, non possiamo limitarci a un ricordo nostalgico, ma dovrà essere questa occasione, insieme ad altre nel ricordo di personalità politiche, istituzionali, culturali, imprenditoriali scomparse, motivo per indicare e recuperare i grandi valori di solidarietà, di uguaglianza, di libertà, che Egli e tanti altri democratici: Democristiani, Socialisti, Comunisti, Repubblicani, Liberali, ci insegnarono con il loro pensiero e con le loro azioni.

Ora è tempo di recuperare il pensiero di sinistra per la società globalizzata. È il tempo delle idee, dei programmi, delle proposte concrete, per consentire di fare quanto ci ha chiesto Berlinguer mentre moriva: “Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini, con la fiducia per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo, per quello che siamo stati insieme…”

 

 

Sabatino Nicola Ventura

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