A Catanzaro un cammino lungo 10 anni, "dal murattiano acquedotto del Visconte al millenario Palmento di Santo Felice”

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Escursione del 1 maggio 2012, sulle tracce dell’acquedotto del Visconte
  29 aprile 2022 16:42

L’ASD Calabriando di Catanzaro organizza per domenica 1 maggio 2022 una camminata denominata “Dal murattiano acquedotto del Visconte al millenario Palmento di San Felice”, in territorio del Comune di Gimigliano (CZ) .

L’iniziativa vuole: promuovere l’attività motoria per tutti, la conoscenza del territorio e la sua storia; sostenere un corretto rapporto con la natura e favorire condizioni di benessere; stimolare la solidarietà e la socializzazione; favorire la riflessione sul patrimonio storico, naturalistico e culturale meno noto.

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Fondamentalmente, però, si vuole festeggiare un grande gruppo, di donne e di uomini, che dapprima sotto l’egida della Uisp e dal 2015 con la costituzione dell’Asd Calabriando, celebra il suo primo decennale di attività con oltre 240 iniziative organizzate; circa tremila chilometri percorsi in lungo e in largo per la Calabria e, non solo. Nonostante i due anni di odiosa pandemia, l’associazione ha oltre cento iscritti, e riesce a portare avanti programmi e idee per valorizzare le bellezze della regione; senza perdere di vista quei valori che, mai come oggi  sono fondamentali: la solidarietà, la sostenibilità ambientale, l’antirazzismo, l’antifascismo, la democrazia, la legalità.

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Durante la camminata di 10 chilometri gli escursionisti   avranno modo di visitare due siti davvero rivelanti, riscoperti dai dirigenti dell’Asd Calabriando: l’acquedotto del Visconte e il palmento di San Felice.                            

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Acquedotto VISCONTE

L’acquedotto del Visconte è uno dei tanti effetti che la Rivoluzione Francese portò a Catanzaro. Nel 1805, inizio dell’occupazione francese, la popolazione catanzarese era passata da poco più di 10 mila abitanti alla data del terremoto del 1783 a circa 15 mila del 1810, rendendo del tutto insufficienti le poche sorgenti naturali esistenti dentro e intorno al centro allora abitato, determinando una situazione igienico-sanitaria a dir poco preoccupante. I francesi, forti dello spirito d’innovazione che li contraddistingueva, decisero di dotare la città di un acquedotto. Gioacchino Murat il 22 giugno 1810 firmò il decreto per avviare le procedure di costruzione dell’opera, che raccoglieva inizialmente solo le acque delle sorgenti Madonna dei Coeli, Sicia e Lupo. L’acquedotto portava acqua alla fontana di Suso nell’attuale via Indipendenza, sostituendo la vecchia canalizzazione che portava nella stessa fontana le acque delle sorgenti del Belvedere (sotto l’attuale Liceo Classico) ormai insalubri. Il progetto fu ampliato, con un percorso di circa dieci chilometri, portando in città l’acqua proveniente dalle numerose sorgenti esistenti sull’asta sinistra del torrente Fiumarella, su progetto dell’ingegner Gattoleo.

Lapide posta all’interno della galleria dell’acquedotto

Fu ulteriormente ampliato intorno al 1870 e completato nel 1893 (una targa sull’acquedotto ne ricorda la data) con le gallerie di località Trifoglio, Visconti e Filippone; in questo modo il percorso raggiunse gli attuali dodici km per portare le acque destinate ad alimentare le fontane pubbliche di S. Giovanni e di S. Rocco (Piazza Murat, oggi piazza Roma). L’acquedotto del Visconti ha poi rifornito d’acqua Catanzaro dal 1840 al 1970 circa, contribuendo a soddisfare il fabbisogno della città che era passata dai quindicimila abitanti del 1810 ai quasi ottantamila degli anni settanta/ottanta del ‘900. L’acquedotto tuttora esistente si compone di gallerie scavate nella roccia, di una condotta a volta a pendenza costante che percorre l’intero tracciato e di numerosi torrini/separatori (quelli rimasti ancora visibili sono collocati sulla strada del Visconte, in località Cuticchietto, in contrada S. Elena di Pontepiccolo, in prossimità dell’ospedale “Ciaccio” e dell’Istituto Agrario).


Cunicolo dell’acquedotto del Visconte

Oggi in disuso, esso rappresenta un’opera dell’ingegno umano d’indiscutibile pregio e meriterebbe di essere “riscoperto” sia per l’indubbio rilievo storico, testimonianza dell’ingegno e delle capacità tecniche del tempo, sia per il non indifferente valore economico, considerando che la portata media di acqua era stimata in 27 litri al secondo (con punte di 40 litri al secondo), che oggi sarebbe sufficiente a rifornire continuativamente di acqua potabile tutta la zona nord di Catanzaro o, in alternativa, a ritrasformarla in quella che era fino agli albori del ‘900: una città-giardino. La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Calabria con atto scritto del 27 dicembre 2012 ha riconosciuto l’intera opera di notevole interesse storico-artistico e inquadrabile nella categoria delle opere di archeologia industriale.


Palmento ellenico di San Felice

Nella ricerca di siti storicamente importanti nel territorio di Gimigliano i dirigenti dell’Asd Calabriando sono venuti a conoscenza dell’esistenza di un antico palmento, che subito individuato si è rivelato veramente di una bellezza unica in un sito da cui si gode di una splendida vista sulla vallata del fiume Corace. Il palmento sicuramente potrà contribuire a riscrivere la storia del territorio di Gimigliano, infatti secondo il parere dell’esperto Orlando Sculli, che nella locride ha studiato, segnalato e classificato nel corso degli anni circa 700 palmenti in pietra sparsi tra Ferruzzano, Sant’Agata del Bianco e Casignana, questo di Gimigliano ha una probabile origine ellenica, con modello rettangolare della vasca superiore, tipico dei palmenti del Mediterraneo e del Medio Oriente. L’archeologa Marta Nobili in un sopralluogo effettuato sul posto, pur non trovando sul luogo frammenti di terrecotte, asserisce che il manufatto è sicuramente molto antico con i segni di piccone ancora visibili sulle pareti. L’enologa Saveria Sesto ha inoltre raccolto dei tralci delle poche piante di vite che residuano intorno al palmento. Saranno destinati all’analisi del profilo genetico per individuare la loro identità.

Questi antichi vitigni sono stati poi consegnati per la moltiplicazione all’azienda vivaistica di Mario Maiorana di Acconia, mentre il professore Attilio Scienza studiandone il DNA saprà dire di che vitis si tratta. Nella stessa zona, dove una volta sorgeva il villaggio San Felice, si è inoltre trovato un altro palmento del secolo scorso. Questa è Enotria, la Madre Terra del vino, da qui diffuso in Europa attraverso vinaccioli, tralci e sapienza. In ogni angolo di Calabria vi sono palmenti rupestri con i segni del passaggio di greci, latini, bizantini, armeni. Un patrimonio storico inestimabile che meriterebbe maggiore attenzione da parte delle istituzioni.

In definitiva domenica 1 maggio attraverso la camminata organizzata dall’Asd Calabriando si potranno visitare due tra i numerosi siti di grande rilevanza storica e archeologica che il territorio di Gimigliano offre e che possono entrare a pieno titolo in futuri itinerari di rilevanza turistica.

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