L'autore ha proiettato il corto “Due battiti”: dialogo fra studio e vita, fra maestri e nuove voci
02 settembre 2025 11:06di EMILIANA ANGELA MINGRONE
In terrazza c’è aria di bottega: quaderni aperti, telefoni in registrazione, sguardi che cercano un appiglio. Marino Guarnieri arriva a Imaginaria con un libro che orienta e un cortometraggio che emoziona. Due strumenti diversi per la stessa domanda: come si fa a trasformare un’idea in immagini che restano?
Il volume si intitola “Chiedi al maestro. Confronti d’autore sull’animazione” (Tunué, 2024). È un viaggio dentro il mestiere attraverso il dialogo con chi lo ha reinventato: tra i nomi, Don Bluth, Bruno Bozzetto, Michel Ocelot, Guido Manuli, Bill Plympton, Michael Dudok de Wit, Peter Lord e molti altri. Non un manuale, ma una camera d’ascolto: il metodo diventa racconto, la tecnica si trasforma in scelta poetica. La presentazione rientra negli Imaginaria Meetings, il formato che mette autori e pubblico alla stessa altezza. Sulla Terrazza di San Benedetto (venerdì 22, ore 19.30) Guarnieri tiene il filo con semplicità: niente formule magiche, solo strumenti e responsabilità. «Prima di animare, guardate» è l’invito che rimbalza più spesso: guardare le persone, i gesti, i ritmi del mondo.
Conversano, proiezioni al Giardino dei Limoni
Poi lo schermo si accende. “Due battiti” (2023) segue Matilde, pittrice nel cuore di Napoli. Dopo una separazione, l’ispirazione si assottiglia e i sogni cominciano a contaminare la realtà. Finché Matilde scopre di essere incinta: due battiti, due ritmi che si cercano. La città cambia luce; la pittura cambia passo. Il film lavora su un’idea semplice e necessaria: l’immaginazione come luogo in cui nominare ciò che non ha ancora parole. Il segno grafico respira, il movimento accompagna, il suono tiene insieme le immagini. È un racconto intimo nel tono e universale nei temi: perdita, desiderio, rinascita.
Il Chiostro in notturna
Libro e corto si tengono per mano. Dalla pagina allo schermo, Guarnieri sposta la domanda sul lavoro vivo: quale tecnica per quale sentimento? quale ritmo per quale gesto? Questa coerenza — più che perfetta, onesta — passa al pubblico, che risponde con domande vere, non di rito. C’è un momento, a metà incontro, in cui il chiostro respira all’unisono. Si sente il fruscio delle pagine, qualcuno prende appunti, qualcun altro semplicemente ascolta. È la misura di Imaginaria: creare le condizioni perché la conoscenza diventi esperienza condivisa.
Alla fine restano due tracce complementari: “Chiedi al maestro” come promessa di trasmissione; “Due battiti” come prova che il cinema d’animazione sa toccare la vita. Conversano, ancora una volta, conferma che le storie migliori nascono quando qualcuno ti parla e qualcuno — davanti — ascolta.
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