di CATERINA DESTITO
Un incontro alquanto stimolante quello della presentazione dell' Opera “Frammenti di emozioni” dell'Artista Carmela Bueti, avvenuto Sabato 12 Aprile presso la Casa della Cultura del Comune di Marcellinara, con la partecipazione del Sindaco, Vittorio Scerbo, del Pittore Alberto Badolato, della Psicologa Angelina Pettinato, e della sottoscritta nel ruolo di Critico Letterario.
A tal proposito sottolineo che già il Titolo dell' Opera ci dà contezza che la Cultura tutta del Secolo breve consta di Frammenti del tutto soggettivi, in un certo qual senso quasi un ritorno a quel " so di non sapere " di Socratica Memoria e, nel contempo, anche l'invito, l'esortazione, a colmare quel vuoto attraverso la Ricerca a qualunque costo, sotto la spinta del famoso δα?μονιον, che pur valse al caro Socrate, nel periodo dei Trenta Tiranni, l' accusa infamante d' aver corrotto i Giovani e la conseguente Condanna a Morte attraverso la cicuta; esortazione alla Ricerca sollecitata anche in Epoca Medievale dallo stesso Dante, allorquando il "suo" Ulisse, totalmente opposto a quello Omerico rispettoso del Fato, incita i suoi Compagni ad oltrepassare le Colonne d'Ercole e a lanciarsi verso l' Ignoto in nome della Conoscenza.
Chi non ricorda infatti i due endecasillabi forse più citati del Pianeta: " nati non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza "?!
Dunque anche per Dante ciò che conta non è tanto il risultato quanto l' impegno a ricercare il Nuovo, anche a costo della stessa vita, pur d' elevarsi al di sopra dello stato beluino, fermo alla semplice sopravvivenza e alla perpetuazione della Specie; ed ecco che, sebbene in nuce, questa tensione è emotivamente presente ed espressa nell' intera Produzione Artistica di Carmela Bueti, volta alla Genesi, all' Essenza, nonché alla Pluralità delle infinite Forme e sfaccettature della cosiddetta Arte Astratta, tipicamente, ma forse solo apparentemente, Moderna, se, data la dissoluzione einsteiniana dello Spazio come Realtà Oggettiva, si passa alla concezione dello Spazio come Realtà Soggettiva e puramente Ideale in cui ciascuno spettatore, appropriandosi istintivamente e mentalmente dell' Opera, soggettivamente potrebbe persino individuare in essa quella " Pluralità di Mondi Infiniti " per ipotizzare la quale l' antesignano Giordano Bruno perse veramente la sua stessa vita.
In quanto all' interpretazione di tale Forma d'Arte, certamente non razionale, ma istintiva ed emotiva, si fa ricorso alla dimensione più autentica e immediata dell' Apparato Psichico, scientificamente dimostrata da Freud: l' ES, sede di quella Libido e di quella Destrudo a cui, pur senza averne Scienza, ampiamente avevano già attinto i grandi Tragici Greci, Eschilo, Sofocle ed Euripide, quasi a conferma non solo della ventilata Teoria dei Corsi e Ricorsi Storici di matrice Greca e ripresa in Epoca Moderna da G.B.Vico, ma anche dell' assunto che i Moderni non siamo altro che " nani sulle spalle di Giganti " e che la vera Cultura non fa salti, ma semmai si propone in chiave nuova a chi dispone quantomeno del minimo rudimento necessario.
Concludendo, se reale e concreto è lo Spazio, da cui prende Forma l' Arte Astratta, una tela, un marmo, un legno, del tutto Ideale e Soggettiva nell' interpretazione risulta l' Opera che ne deriva, collocata in un Spazio nettamente Ideale e Immaginario, a seconda della diversa lente d' ingrandimento fornita dalla formazione culturale di cui ciascuno dispone.
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