Abramo Costumer Care, una lavoratrice: "Stanno giocando con la vita di madri e padri sull' orlo del precipizio"

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Jesa Aroma

Lo sfogo di Jesa Aroma: "Ennesima beffa, dopo la proprietà ora anche l'Inps"

  11 maggio 2022 16:30

di JESA AROMA*

Di quella che era il fiore all'occhiello della Calabria imprenditoriale non è rimasta più neanche l'ombra. Ennesima beffa per i lavoratori della Abramo Costumer Care.

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I lavoratori,  in cassa integrazione, non vedono un centesimo da gennaio a causa di un errore di comunicazione all'INPS. Tutti i lavoratori sono ormai stremati. Quanto durerà ancora questa agonia? I lavoratori,  in cassa integrazione, non ricevono l' indennità prevista per i giorni di sospensione dall' attività, da gennaio. Indennità che l'azienda avrebbe dovuto anticipare ma che, invece, non ha fatto. Importo che, se pur minimo , avrebbe dato ai lavoratori un attimo di respiro. Chiedere, a chi si sta occupando dell'amministrazione dell' azienda di calarsi nei panni di chi sta affrontando questa situazione, così frustrante e devastante dal punto di vista economico ed emotivo, sarebbe chiedere troppo, ne sono consapevole.

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Non è semplice, per chi percepisce compensi da favola, cercare di comprendere chi non riesce più neanche a fare la spesa o pagare l' affitto o semplicemente mandare il bambino alla festa di compleanno del compagno d' asilo perché non ha i soldi per comprare un regalo. Mi domando solo quando tutte queste  persone si renderanno conto che stanno giocando con la vita di madri e padri sull' orlo del precipizio. Quando se ne renderanno conto? 

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Quando qualcuno commetterà un gesto estremo, sopraffatto da debiti e brutti pensieri? E' una vergogna che ancora oggi nel 2022 esistano situazioni così deplorevoli. E' incomprensibile che nel 2022 si possano commettere ancora errori di questo genere.
 
Errori dovuti a insensibilità, oltre che a poca professionalità e attenzione dei bisogni altrui. Ci sono persone, in questa azienda che, nonostante tutto, continuano a lavorare, persone che, nonostante tutto, continuano a fare il proprio dovere per cercare di mantenere a galla questa barca che sembrava inaffondabile  ma che alla fine si è rivelata come  il Titanic,  una bella favola finita male.
 
Non chiedono nulla di impossibile i lavoratori, chiedono solo di esserci ancora, di ricominciare a credere nel futuro e che gli sia restituita la dignità. Lo meritano, tutti, nessuno escluso.
 
*una di loro 
 
 

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