"Oggi la Abramo Costumer Care ha convocato le organizzazioni sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil con le rispettive Rsu per informarle di un aggravamento della crisi aziendale, determinato dall'ulteriore taglio dei volumi di traffico messo in atto da Tim a partire dal 22 gennaio. Una drastica riduzione delle chiamate sul servizio 187 tecnico (-65%) e sul servizio 119, che oltre a generare almeno 150 esuberi, mette a grave rischio la già compromessa tenuta economico/finanziaria dell'intera azienda". E' quanto si legge in una nota del sindacato.
"La società - prosegue la nota - ha evidenziato come questo ennesimo taglio del fatturato operato da Tim sia giunto alquanto inaspettato, viste le tante rassicurazioni avute anche di recente dallo stesso committente. Già nell'anno appena trascorso i pesanti tagli operati sempre da Tim, hanno provocato la perdita di oltre 1000 posti di lavoro precari e lo squilibrio del conto economico generale. Questa ennesima circostanza, come riferito dalla stessa azienda, mette a rischio la tenuta di tutta la Abramo Customer Care e vanifica gli sforzi messi in atto per riassorbire gli effetti dei tagli di fatturato già operati in precedenza da Tim che in meno di un anno si è ridotto del 70%".
"Il comportamento di Tim - affermano le segreterie regionali di Slc, Fistel e Uilcom - è da irresponsabili in quanto a questo punto appare chiaro che esiste una volontà ben precisa di infliggere un colpo mortale alla azienda. Diversamente non è spiegabile come dopo 25 anni di partnership, durante i quali la Abramo è stato il primo fornitore in Italia di Tim, si attui senza alcuna cautela e la dovuta gradualità, il taglio del 70% delle attività lavorative, in un breve lasso di tempo di soli 12 mesi. Tutto questo senza alcuna gara d'appalto, in completa elusione delle clausole sociali e facendo dumping garantendosi ampi margini di guadagno speculando sul costo minimo orario delle chiamate. Una situazione paradossale se si pensa che lo scorso 26 novembre l'amministratore delegato di Tim aveva emanato un comunicato dove annunciava che a partire dal 9 dicembre scorso le attività di risposta sarebbero state svolte solo dall'Italia e quindi nulla lasciava presupporre un calo dell'attività lavorativa, anzi ci si aspettava un incremento delle stesse. Come sindacato - concludono le segreterie sindacali - non resteremo inermi davanti a questo ennesimo scempio perpetrato ai danni di 3500 lavoratori calabresi che rischiano il posto di lavoro e chiederemo l'immediata apertura di un tavolo di crisi presso il Mise che abbia come primo obiettivo quello di richiamare Tim alla responsabilità sociale. Pensiamo che a tal fine debba anche attivarsi la Regione Calabria alla quale chiederemo un incontro per sollecitare tutte le azioni possibili e necessarie per evitare questa grave crisi occupazionale".
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