Accoltellamento a Catanzaro Lido: scarcerato uno dei presunti favoreggiatori

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Il Tribunale di Catanzaro
  17 ottobre 2024 09:33

di STEFANIA PAPALEO

Torna libero Daniel Ciambrone, il ventitreenne rimasto coinvolto nell'accoltellamento di un coetaneo avvenuto nel quartiere Lido di Catanzaro la notte dello scorso 23 settembre. Il tribunale della Libertà ha accolto l'istanza di scarcerazione presentata dall'avvocato Fabrizio Costarella, annullando la misura cautelare degli arresti domiciliari alla quale il giovane si trovava sottoposto con le accuse di favoreggiamento personale  e omissione di soccorso.

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Ciambrone, apparso fin dall'inizio particolarmente confuso e quasi ignaro di quanto accaduto quella maledetta notte in cui la lama di un coltello si è conficcato nel cuore e nel polmone della vittima, era rimasto sempre in silenzio davanti alla polizia e al giudice che lo aveva interrogato, a differenza degli altri due indagati che si sono invece difesi a gran voce. E stamattina saranno proprio le posizioni di Daniele Furriolo (presunto accoltellatore) e Vittorio Boccuto, accusato a sua volta di favoreggiamento personale  e omissione di soccorso, a finire al vaglio del Tribunale della Libertà per mano dei rispettivi difensori di fiducia, gli avvocati Armodio Migale, Vittorio Coscarella e Domenico Pietragalla.

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Non si è tirato indietro Daniele Furriolo. Comparso davanti al gip Luca Bonifacio, ha parlato e si è difeso strenuamente dall'accusa di tentato omicidio per avere accoltellato un coetaneo al culmine di un litigio per una ragazza contesa. Affiancato dall'avvocato Armodio Migale, il giovane ha ribadito la versione già fornita alla polizia nell'immediatezza dei fatti, sostenendo che a portarsi dietro un coltello era stata la vittima e che lui, nel momento di vederglielo spuntare tra le mani, gle lo avrebbe sfilato e lo avrebbe colpito solo per evitare il peggio ai suoi danni Una tesi che, tuttavia, non ha finora convinto il sostituto procuratore Giulia Pantano, che ha chiesto e ottenuto per l'indagato ventitreenne una misura cautelare in carcere contro la quale il legale dovrà ancora valutare in che termini ricorrere al Tribunale della Libertà.

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Non ha parlato, ma si è rimesso alle dichiarazioni già rilasciate in un primo interrogatorio, il ventiquattrenne Vittorio Boccuto, che, fin dall'inizio, ha sostenuto di non essersi accorto di nulla in quanto impegnato alla guida dell'auto a bordo della quale sarebbero state sferrate le coltellate al cuore e al polmone della vittima, poi lasciata per terra sanguinante dai tre giovani fuggiti a tutto gas verso l'abitazione di Furriolo. Per Boccuto, infatti, le accuse contestate sono quelle di favoreggiamento personale  e omissione di soccorso. A difenderlo gli avvocati Vittorio Coscarella e Domenico Pietragalla.

Contro di loro la ricostruzione accusatoria messa su dal sostituto procuratore Giulia Pantano, sulla base delle poche parole pronunciate dal giovane lasciato ferito gravemente lungo la strada del quartiere marinaro e dal cugino di quest'ultimo che aveva raccontato di un tranello teso da Furriolo per convincere la vittima a salire sull'auto guidata da Boccuto e all'interno della quale sarebbe maturata l'aggressione al culmine di un litigio avvenuto per una ragazza contesa.

Al centro della scena, infatti, ci sarebbe una relazione finita male tra Furriolo e la donna divenuta l'ossessione del giovane che, in pochi minuti, ha rischiato di diventare l'assassino del suo rivale in amore. A supporto di questa tesi numerose testimonianze raccolte tra gli amici degli indagati anche dagli avvocati Antonio Lomonaco e Valerio Murgano, che assistono legalmente la famiglia della vittima.
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