di STEFANIA PAPALEO
Una relazione finita male. Una donna divenuta l'ossessione di un giovane che, in pochi minuti, ha rischiato di trasformarsi in uno spietato assassino. Un coltello intriso del sangue di un coetaneo ritenuto colpevole di avergli "rubato" l'amore della sua vita. Questa la trama di un "film dell'orrore" andato in scena nella notte tra venerdì e sabato scorsi a Catanzaro, nel quartiere Lido, al culmine di un violento litigio che avrebbe visto un ventunenne cadere sotto i fendenti che gli hanno perforato polmone e cuore, con la lama che, solo casualmente, avrebbe mancato il torace e che, in tal caso, non gli avrebbe lasciato scampo.
Questa almeno la ricostruzione dei fatti che viene fuori dalle carte messe insieme dal sostituto procuratore Domenico Guarascio, che ha formalizzato l'accusa di tentato omicidio non solo nei confronti del presunto aggressore, ma anche di altri due amici che lo avrebbero accompagnato nel tranello mortale a bordo di un'auto, per poi aiutarlo nella fuga terminata nel centro di Catanzaro, dove aveva tentato di sfuggire alla polizia, e lasciando la vittima sanguinante a terra dopo che la stessa è riuscita a lanciarsi fuori dal mezzo.
Una ricostruzione supportata da ben otto testimoni citati in una lunga memoria spedita all'indirizzo della Procura dagli avvocati Antonio Lomonaco e Valerio Murgano, i legali che assistono la famiglia della vittima che oggi è stata sottoposta a un terzo intervento chirurgico presso l'ospedale "Pugliese" di Catanzaro, dove è stato comunque dichiarato fuori pericolo. Otto testi di cui i legali chiedono l'audizione in quanto, a parer loro, "a conoscenza dei fatti che sono accaduti prima, durante e dopo la brutale aggressione", al fine di dimostrare la premeditazione.
Nessun provvedimento restrittivo è stato comunque assunto nei confronti dei tre giovani indagati, rispettivamente di 23 e 24 anni, a difesa dei quali sarebbe spuntato un testimone che avrebbe raccontato di aver visto la vittima raggiungere i tre indagati con un coltello in tasca, determinato a mettere fine alle vessazioni subite insieme alla ragazza da circa un anno. Dichiarazioni già acquisite al fascicolo dell'indagine e sulle quali punta la difesa, rappresentata dagli avvocati Michele De Cillis, Vittorio Coscarella e Fabrizio Costarella.
Le indagini, dunque, continuano a pieno ritmo, anche con l'analisi dei telefoni cellulari sequestrati durante le perquisizioni a tappeto portate avanti nell'immediatezza dei fatti, al fine di trovare riscontro alla tesi secondo cui l'incontro tra i quattro giovani non sarebbe stato affatto casuale, così come raccontato da alcuni amici in comune, e verificare tutte le versioni fornite dai testi citati da entrambe le parti.
Tanti sono, dunque, gli interrogativi ancora aperti su una vicenda che ha destato molto scalpore in città per l'età dei protagonisti e le modalità dell'aggressione per come è stata al momento descritta nelle carte della Procura, sulla base del verbale depositato dai poliziotti della Squadra Mobile, al comando del dirigente Gianluca Aurilia.
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