di NINO ACCORINTI*
Incredibilmente il Decreto del Commissario ad Acta della Regione Calabria n. 345 del 07.11.2024, con il quale sono stati ripartiti i fondi per la riduzione delle liste di attesa, ha introdotto un inaspettato “tempario di riferimento delle prestazioni specialistiche”, senza peraltro alcun coinvolgimento delle parti sociali.
In sostanza, il DCA assegna a ciascuna Azienda Sanitaria risorse per le prestazioni aggiuntive, svolte da personale medico ed infermieristico, con il vincolo di utilizzo per la riduzione delle liste di attesa, impegnandole all’adozione di un piano operativo; nel contempo nell’allegato 2 del predetto DCA Commissario si stabilisce il tempo massimo di esecuzione di una visita specialistica o di un esame radiologico.
Infatti Il DCA 345/2024 prevede il limite di 20 minuti per l’esecuzione di una prima visita cardiologica, ginecologica o oculistica, ecc.; 30 minuti per una risonanza del cervello anche se eseguita con mezzo di contrasto; 15 minuti per un ecocolordoppler dei tronchi sovraortici sia se l’esame si esegue a riposo che dopo prova fisica o farmacologica, 15 minuti per un elettrocardiogramma dinamico e 30 minuti per un test cardiovascolare da sforzo.
Sotto la mannaia anche altri esami diagnostici: tomografie, spirometrie, mammografie, risonanze magnetiche con e senza contrasto, ecografie, biopsie, colonscopie, polipectomie, TAC, esofagogastroduodenoscopia, elettromiografia, etc
La CISL medici ritiene che questa regolamentazione sia inaccettabile sotto tutti i punti di vista: sia dal punto di vista contrattuale, andando oltre i vincoli normativi e violando gli accordi pattizi nella specialistica ambulatoriale e dunque indirettamente la stessa disposizione di cui all’art. 8 d.lgs. n. 502/1992, e sia dal punto di vista deontologico, poichè il rapporto medico-paziente non può essere cronometrato, prescindendo da tutte le peculiarità e complessità eventualmente emergenti nella visita del singolo paziente.
Inoltre, cronometrare le prestazioni sanitarie non garantisce la qualità, l’appropriatezza e la sicurezza delle cure, incidendo sulla tutela del diritto alla salute dei cittadini ed oltremodo sulla responsabilità dei medici, ai quali è preclusa una analisi accurata e attenta del paziente.
Nella fissazione del “tempario” il Commissario Ad Acta ed il Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria si sono basati “su un lavoro di confronto” di dati disponibili anche in altre Regioni, senza il coinvolgimento dei professionisti calabresi e senza aver istituito l’Organismo Paritetico Regionale con le OO.SS. e le organizzazioni rappresentative degli utenti e di tutela dei diritti, così come stabilito dall’Accordo della Conferenza permanente Stato-Regioni in data 18 novembre 2010 (la Calabria è una delle ultime a livello nazionale a non averlo costituito!).
Quindi si tratta di una scelta programmatoria lasciata, innegabilmente, all’improvvisazione, senza la elaborazione di studi preventivi del Dipartimento, giustificativi della inaccettabile decisione!
Insomma, ancora una volta il mancato confronto con coloro che sono in trincea ed i rappresentanti dei cittadini rischia di generare l’ennesimo “flop”, senza garantire le ottimali condizioni di lavoro del personale sanitario e quindi l’efficienza dei servizi sanitari, eludendo l’obiettivo istituzionale di assicurare una più concreta tutela della salute dei calabresi.
Qualche Azienda Sanitaria, come quella di Catanzaro, ha già preso atto del decreto del Commissario Ad Acta, dando mandato al CUP di procedere ad un riallineamento dei tempi di esecuzione di tutte le visite già prenotate. Eppure, già il TAR Lazio nel 2018 ha bocciato le visite “a tempo” e riconosciuto l’autonomia di giudizio del professionista circa la congruità del tempo da riservare a ciascuna visita.
La CISL medici, pur condividendo l’esigenza di ridurre le liste di attesa, nel rispetto dei criteri di efficienza e di appropriatezza nella erogazione delle prestazioni sanitarie, non può rimanere inerte davanti alla decisione della Regione Calabria e delle Aziende di creare dei limiti alla libertà ed all’indipendenza della professione medica, prevedendo visite “cronometrate”, incompatibili con l’etica e la sicurezza delle cure, e quindi ha dato mandato ai propri legali di valutare ogni possibile iniziativa a tutela dei professionisti e dei pazienti.
Tuttavia la CISL medici rimane sempre disponibile al confronto ed al dialogo costruttivo, auspicando che la Regione Calabria riveda la sua posizione sulla materia.
*CISL MEDICI CALABRIA
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