Si è spenta dopo quasi undici anni di silenzio e sofferenza Caterina Viscomi, oncologa e madre, rimasta in stato vegetativo dal 2014 a seguito di un parto finito in tragedia. La sua storia cominciò la notte del 6 maggio di quell’anno, quando, all’ospedale Pugliese di Catanzaro, diede alla luce il suo primogenito Aldo. Poche ore dopo, a causa di una grave mancanza di ossigeno cerebrale, entrò in coma irreversibile. Secondo le ricostruzioni giudiziarie, la responsabilità ricadde sull’anestesista di turno, Loredana Mazzei, che avrebbe ridotto il volume dei respiratori perché infastidita dal suono degli allarmi, impostandoli su “manuale” anziché “meccanico”. Quando la saturazione di Caterina scese, nessuno se ne accorse in tempo e le conseguenze furono devastanti. Da quel momento la dottoressa, professionista stimata e madre appena diventata tale, non ha più potuto vedere crescere il figlio né riprendere la sua vita.
L’inchiesta aperta dalla Procura di Catanzaro mise sotto accusa Mazzei, descritta come instabile e protagonista di episodi controversi anche in altre circostanze, ma la sua morte improvvisa sei mesi dopo interruppe il procedimento penale, lasciando irrisolte molte domande. Il marito di Caterina, Paolo Lagonia, non si arrese e attraverso i suoi legali si oppose all’archiviazione, ottenendo un supplemento di indagini e nuove perizie. Intanto, gli anni sono trascorsi tra attese e speranze disattese, fino alla notizia della morte di Caterina, sopraggiunta dopo un interminabile coma. Oggi pomeriggio a Crotone si svolgono i funerali, tra il dolore dei familiari, dei colleghi e di una comunità che per oltre un decennio ha seguito con angoscia la vicenda. La sua scomparsa segna l’epilogo di una storia che resta simbolo di una ferita mai rimarginata e di una ricerca di verità e giustizia che non può dirsi conclusa.
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