di EDOARDO CORASANITI
Una città stregata dal dolore accoglie la bara bianca di Simona Cavallaro, la ragazza di 20 anni uccisa giovedì scorso da un branco di cani a Satriano. Soverato è come immobilizzata, ferma, in silenzio: all’oratorio la città si ritrova per l’ultimo, solenne, saluto.
Migliaia di amici e conoscenti di tutte le età piangono una morte dura da digerire, inaspettata quanto assurda. Il segno che la città è in lutto lo calcano la dichiarazione di lutto cittadino proclamato dal sindaco Ernesto Alecci e le saracinesche chiuse di quasi tutte le attività commerciali: bar, alimentari, centro spedizioni, librerie, negozi di abbigliamento, la città è deserta e concentrata per il dolore di mamma Angela, papà Alfio, il fratello gemello Pietro, ancora storditi e con lacrime che non cessano di scendere.
E’ la tragedia più forte che Soverato ha conosciuto negli ultimi 20 anni, da quando a settembre del 2000 l’esondazione del Beltrame colpì la città ionica provocando tredici morti. Gli occhi dei media nazionali finirono a pochi passi da dove oggi si celebra il funerale di Simona. Come allora, oltre alla disperazione e al silenzio anche oggi la rabbia governa queste ore, perché la tragedia poteva essere evitata. I processi (i carabinieri guidati da Luca Palladino stanno indagando su un pastore, forse proprietario dei cani) stabiliranno gli eventuali responsabili: ma niente, e nemmeno una sentenza, restituirà il sorriso e la gioia di Simona.
“L’alba di ogni giorno porti il nostro saluto, l’ultimo rintocco della campana il nostro bacio”, si legge sul manifesto funebre che detta i tempi e le modalità della cerimonia di Simona: anche oggi il rispetto delle norme sul Covid vanno rispettate e infatti al feretro è consentito di arrivare direttamente nel luogo del funerale, senza possibilità del classico corteo. Ad accoglierla ci sono migliaia di persone all’interno dell’oratorio, mentre un altro migliaio sono fuori: dentro non mancano le forze dell’ordine, carabinieri e polizia e Vigili Urbani, le autorità politiche comunali e nazionali.
“Silenzio, lacrime e preghiera”, ha chiesto don Alfonso durante l’omelia che ha ribadito come Soverato oggi sia “un’unica e sola famiglia”.
Prima della fine della messa il maestro di Kick boxing di Simona ha consegnato la cintura al fratello Pietro, che con coraggio e dolcezza ha ringraziato tutti per la presenza e vicinanza espressa in questi giorni. Commovente una lettera che Simona scrisse tempo fa per il padre e che viene letta prima che il feretro bianco venga portato via al cimitero.
Al di fuori dell’oratorio gli amici di Simona fanno volare i palloncini in cielo, per raggiungerla: la ventenne sembra non essere andata via.
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