Addio ad Alfredo Serrao, Franco Cimino: "Ribelle per amore"

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Alfredo Serrao
  16 gennaio 2024 12:24

di FRANCO CIMINO

Povero Alfredo, amico mio, che vita difficile hai fatto! E che ti ha fatto questa vita, che è sembrata andare sempre dalla parte opposta della tua. Tu andavi a rincorrere i sogni, i tuoi, sempre quelli sognati da bambino, ché bambino fino in fondo sei rimasto. E con quel tuo carattere di bambino, capriccioso, intransigente, sincero, puntiglioso e determinato, privo di fronzoli e di ammiccamenti pragmatici e compromissori. Un carattere ‘ndisponuto, scambiato spesso per ‘ndisponenta.

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Che brutto carattere ti si diceva avessi. Eh, sì, che essere schietti e sinceri, dolenti dinanzi alla ipocrisia e ribelli nei confronti della mediocrità al potere, in questa società, si diventa caratteraccio. Quella cosa che se la incontri in qualcuno è meglio evitare…quel qualcuno. La tua vita andava dall’altra parte, dove i sogni non entrano neppure se li spingi con le mani. Quando non sognavi, avendone piene tutte le tasche, pensavi. Forte e profondo, che gli occhi tuoi neri ti uscivano dai vetri degli occhiali spessi. E ci interrogavano. Ci ammonivano. Ci chiamavano all’impegno. Erano così forti i tuoi pensieri e così tesi sull’etica del dovere e della responsabilità, che si facevano un tutt’uno con gli ideali che ti avevano da sempre affascinato. Sono quelli che anch’io ho professato e non rinnego mai. Mi riferisco ai tuoi originari, non a quelli mutuati dalle contingenze di una politica senza più gli ideali e neppure le ideologie.

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Tutte quelle cose che ti appassionavano tanto, offrendo spazio alla tua dialettica sempre vincente. E chi ti batteva nelle discussioni! Ci volevano eserciti di oratori romani, per fronteggiarti, intelligente com’eri nel sostenere le argomentazioni sempre puntuali tra fatti e conoscenze ben intrecciati. Quegli ideali giovanili appartengono alla mia storia personale, sono l’abito che non dismetto mai, come facevi tu, neppure per andare a dormire. Nei tuoi ideali c’era la Giustizia e la Libertà. E le istituzioni come mezzi per affermarli senza rischio alcuno per la loro tenuta all’interno della Democrazia, al centro della quale vi erano le persone in carne e ossa. Nei tuoi ideali c’era, romanticamente immaginata, l’onestà. L’onestà come energia della moralità, che deve sempre accompagnare le azioni degli uomini , soprattutto di quanti assolvono a una pubblica funzione. L’onestà come dovere della responsabilità.

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L’onestà anche più semplice, come il rispetto della parola data. Mamma mia, come ti arrabbiavi nei confronti di quanti mancavano alla promessa, al valore della stretta di mano. Onestà, come fedeltà , all’amicizia, all’ideale, all’impegno assunto. Al leader onesto, riconosciuto perché scelto da te per il suo indiscusso valore, anche umano. Eri capace di diventargli nemico se ti avesse tradito in quell’ideale. Se avesse tradito gli ideali. Se per brama di potere si fosse corrotto al duro pragmatismo e al più freddo cinismo. Per tradizione familiare e vieppiù dovere conseguente alla perdita del genitore ti sei fatto imprenditore. Intelligente e creativo saresti stato tra i più affermati operatori anche in una realtà economica difficile, debole e complessa, come la nostra. Sì, ma se se non ci avessi messo il cuore, però, come in ogni cosa che facevi.

Quel tuo cuore battente forte di generosità e di passione. La stessa che impiegavi nei due tuoi grandi sogni-ideali-speranze-progetti, mi verrebbe voglia di scriverli tutti attaccati o inventare una parola nuova che li descriva appieno. Qui dentro ci sono due dei tuoi tre immensi amori. Il primo è assoluto e tutti lo conoscono. È per la tua mamma, di cui, per pudore e il tremare della mano, non dico. Anche perché ne scrissi lungamente, e ne avesti piacere commosso, anni fa. Dico della Politica e della Città. Passione accesa per la prima, amore infinito per la seconda. Passione e amore in te diventavano terremoto, Vesuvio in attività, il nostro mare al massimo della sua potenza. Politica e Catanzaro hanno finito per diventare una cosa sola. La stessa identica missione. Sognavi e ti battevi per una Politica pura, animata solo dallo spirito di servizio e dalla lealtà come forza dell’agire politico. Sognavi e ti battevi per una Città ricca, moderna, progredita, libera e giusta. Una Città per tutti.

La Città delle persone e del territorio. Delle persone nel territorio. La Città delle periferie, la chiamavi dei quartieri, volendo affermare un principio che altrove ha fatto rinascere le realtà urbane più difficili. È quello secondo il quale Catanzaro potrà diventare ricca e progredita, forte e sicura, moderna e produttiva in tutti i campi, se saprà sconfiggere le marginalità, gli abbandoni e le ingiustizie. E recuperare le periferie abbandonate risanandole. Soprattutto. valorizzando il ruolo dei quartieri, intesi quali motori del nuovo e vero sviluppo, e non più come parti distinti e distanti da un Centro sempre più vecchio e vuoto. In crisi perenne di identità. Fatiche al vento le tue. Battaglie sempre perse, le tue. Parole sempre inascoltate, le tue. Tu che hai fatto un “casino” assordante e lotte senza soste, mai rinunciando a polemiche e conflitti, te ne sei andato senza fare rumore. In un silenzio ancora più assordante Forse, in solitudine. Avrai avuto paura, avrai pregato, avrai pensato fino all’ultimo alla tua Catanzaro. Avrai interrogato il mistero della vita e della morte, che in quel fatidico momento sono state sorelle innamorate, la stessa unica entità.

La dignità con cui hai vissuto ti ha accompagnato fino all’ultimo. Qui, resterà di te, anche in chi ti ha avversato, pochi in verità, la tua moralità alta, il tuo impegno civile, il tuo coraggio, la tua passione, la tua voglia di amare donando senza mai ricevere o chiedere nulla in cambio. Resterà la tua parola vibrante, la schiettezza con cui la pronunciavi, la lealtà nel farne strumento della tua passione e mai arma di combattimento contro un nemico che non fosse l’ingiustizia, la corruzione, il potere cattivo in mano ai cattivi. Se saremo attenti, da qualche parte troveremo qualche tuo sogno nascosto e tante altre tue idee buone. Ce le porterà il vento, quello buono della tua amata Catanzaro. E li faremo nostri.

Adesso vai a riposare, nel posto bello che ti attende. E scusaci di non averti voluto capire e starti accanto.

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