Il gup Emanuela Folino ha dato incarico agli assistenti sociali di predisporre un piano di recupero per la giovane che sarà presentato in aula il prossimo 7 giugno.
05 aprile 2023 17:05Il giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale dei minori di Catanzaro ha disposto la messa in prova della ragazza crotonese, all’epoca dei fatti non ancora maggiorenne, coinvolta nell’aggressione al 23enne bolognese Davide Ferrerio, avvenuta l’11 agosto dello scorso anno a Crotone e da allora in coma irreversibile.
La giovane è accusata di concorso anomalo nel tentato omicidio di Ferrerio, del quale risponde il suo spasimante Nicolò Passalacqua, 23enne di Colleferro, insieme alla madre Anna Perugino e al suo compagno Andrej Gaitu oltre che ad Alessandro Cutro, il reale destinatario della spedizione punitiva che con le sue indicazioni indirizzò il gruppo sull’incolpevole ragazzo bolognese, picchiato per un errore di persona.
Il gup Emanuela Folino ha dato incarico agli assistenti sociali di predisporre un piano di recupero per la giovane che sarà presentato in aula il prossimo 7 giugno.
Alla decisione del giudice si era opposto il procuratore dei minorenni Maria Alessandra Ruberto, sostenendo che la ragazza anche dopo l’aggressione non abbia cambiato atteggiamento e non abbia recepito la gravità della situazione, tanto che durante la detenzione in casa famiglia è stata trovata in possesso di un telefonino.
Alla messa in prova si era opposto anche l’avvocato Fabrizio Gallo, che assiste la famiglia di Ferrerio insieme al collega Gabriele Bordoni, affermando che la ragazza non ha mai preso coscienza di quello che ha fatto, non ha mai chiesto scusa e crede di non avere fatto nulla e questo contrasta con il percorso rieducativo. Gallo ha ricordato che Perugino già quando aveva 14 anni face picchiare dai suoi familiari il ragazzo con il quale conviveva e che l’aveva lasciata, mentre ora il nuovo pestaggio ha provocato quasi la morte di Davide.
Il giudice ha tuttavia accolto la richiesta del difensore di Perugino, l’avvocato Aldo Truncè, a detta del quale la ragazza ha bisogno di un processo di aiuto e di adeguamento della sua capacità di comprendere quello che è successo. La richiesta di aiuto, che lei stessa ha sventolato in aula, è stata recepita.
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