di EDOARDO CORASANITI
Il killer di Gaetano Benincasa, 32 anni e Tommaso Misiano, 49 anni, ha un nome per la Corte d'assise di Catanzaro: Piero Tassone.
Il collegio di giudici presieduto da Alessandro Bravin (a latere, Maria Francesca Flesca. Cancelliere, Alfonso Laborioso) ha condannato all'ergastolo l'uomo accusato di aver esploso nove colpi di pistola il 19 luglio 2008 a Rocca di Neto (Crotone).
Secondo la ricostruzione, il killer avrebbe agito a breve distanza, cogliendo i due fuori da un bar alla periferia di Rocca di Neto appena usciti dopo aver gustato un gelato e pronti per salire sull’auto di Benincasa.
A chiedere la stessa pena è stato il sostituto procuratore Paolo Sirleo, convinto della colpevolezza dell'imputato. In particolare, "Misano sarebbe stato ucciso per alcuni comportamenti poco consoni rispetto ai canoni della criminalità organizzata" Misano, infatti, era considerato dagli inquirenti elemento importante della criminalità organizzata di Belvedere Spinello, considerato che Benincasa era noto alle forze dell’ordine per qualche precedente che non si può inquadrare nella ‘ndrangheta
Di parere opposto, invece, gli avvocati di Tassone, Giovanni Vecchio e Adriano Bazzoni. I due hanno cercato di convincere i magistrati sulla totale inattendibilità dei collaboratori di giustizia che hanno sfilato nel processo.
Sono contrastanti, sostengono i legali.
Un altro punto della difesa: l'alibi di Tassone, che il giorno dell'omicidio sarebbe stato a Milano.
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