Al meeting nazionale della Fict sul tema della giustizia riparativa anche l'avvocato Sebastian Ciancio

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images Al meeting nazionale della Fict sul tema della giustizia riparativa anche l'avvocato Sebastian Ciancio

  12 giugno 2020 19:02

Mercoledì 10 Giugno, ha fornito interessanti spunti di riflessione, l’appuntamento nazionale F.I.C.T. (Federazione Italiana Comunità Terapeutiche) in materia di giustizia riparativa dal titolo esemplificativo: “Riparazione e restituzione in Comunità”. Un Virtual Meeting che ha coinvolto emotivamente sia per i contenuti che per le testimonianze offerte, unendo più esperienze nel settore.

Moderato dal criminologo Marco CAFIERO  (avvocato del Foro di Genova e Consulente F.I.C.T.), il Meeting si è aperto con gli interventi di Luca GUERRATO  (Coordinatore del Progetto di Giustizia riparativa per i minori dell’associazione “La Strada – Der Weg” di Bolzano) e di Anna BORGHI ( Presidente del Centro “Le Ali” di Caserta ). Successivamente ha raccontato la propria esperienza un residente del Centro “Le Ali” , in fase di reinserimento in Comunità, dopo problemi con la giustizia e la tossicodipendenza. Ha concluso il penalista Sebastian CIANCIO, formatore nel Progetto dedicato all’inclusione socio-lavorativa di soggetti detenuti “InsideOut” , promosso dalla Caritas e dal Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro.

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Come riportato anche su PROGETTO UOMO (settimanale online della F.I.C.T): “ la Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche ha scelto di affrontare con impegno il tema della Giustizia Riparativa. Dopo un primo momento volto a determinare il ruolo di tale approccio sotto un profilo decisamente tecnico, si è deciso di valorizzare, durante il Meeting del 10 Giugno, il concetto di restituzione in Comunità. Un momento formativo importante per la collettività, non soltanto per il mondo degli educatori, finalizzato all’affermazione della cultura della mediazione dei conflitti specie quelli determinati dalla commissione di un reato. Partendo dalle esperienze di giustizia minorile che, nell’ottica della valenza educativa da anni stimola momenti di mediazione tra autore e vittima di reato, possiamo sostenere che la composizione del conflitto rappresenti un processo dialettico di attivazione della conoscenza tra le parti. Lo spazio che il mediatore offre si fonda sull’incontro, sul dialogo e sulla comunicazione.

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E’ quello che ha sperimentato l’Associazione “la Strada- Der Weg” di Bolzano attuando progetti istituzionalmente riconosciuti volti alla crescita del minore attraverso un percorso di responsabilizzazione nei confronti degli agiti delittuosi. Sono veri e propri momenti riparatori che non si caratterizzano in un risarcimento economico, che si limiterebbe a compensare, ma favoriscono il dialogo e la comprensione. La mediazione è una filosofia di intervento sul conflitto che tende alla ricomposizione dei rapporti sociali. Si viene così a creare un connubio inscindibile tra “mediazione-riparazione-educazione”. Occorre sostenere come non sia interesse del mondo forense ostacolare la mediazione nel processo a carico di soggetti minorenni perché non va dimenticato che all’interno di tale contesto è inibito alla vittima assumere un ruolo di parte processuale per la ristorazione del danno economico subito. Le Comunità della Federazione si sentono chiamate ad integrare i percorsi educativi con questi elementi in considerazione della necessità di offrire alle persone la possibilità di restituire alla società quanto hanno tolto, in modo principale modificando il proprio stile di vita. E’ un incoraggiamento alla trasformazione personale che include l’emenda dei danni che hanno contribuito al comportamento offensivo nell’ottica di un’opportunità personale e sociale. Il crimine rappresenta relazioni danneggiate che sono sia una causa che un effetto del delitto. In questo ulteriore e significativo momento formativo, il Centro “Le Ali” di Caserta ha testimoniato come il processo riparativo sia una delle espressioni di “Progetto Uomo” e che viene attuato sin dal momento del primo approccio con chi chiede aiuto.

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La persona viene chiamata ad assumersi responsabilità rispetto ai propri comportamenti disfunzionali e ciò gli consente di prendere le distanze dal “ruolo di vittima sociale” e riparare sé stesso riconoscendo potenzialità che fino a quel momento gli erano ignote. Senza confondere la giustizia con la legalità è possibile affermare che quest’ultima rappresenta un passaggio ineludibile per radicare la prima attraverso un percorso autonomo ed integrativo ma non alternativo. In conclusione per riparazione bisogna intendere un momento che consenta alla società stessa di diventare protagonista della ricostruzione di un rapporto fratturato di cui è stata vittima, favorendo l’incontro con gli autori di reato senza la necessità di escluderli. Questo pensiero ci suggerisce di approfondire in futuro questi temi perché l’esclusione non favorisce la ricostruzione, l’inclusione sì ”.

 

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