Gli Italiani sono chiamati al voto referendario: dovranno confermare o respingere la decisione assunta dal Parlamento che riduce, dalla prossima legislatura, il numero dei parlamentari.
Siamo, oramai, in imminenza del 20 settembre, e già molto o tutto sull’argomento è stato scritto e detto, dai sostenitori della riduzione (peraltro corposa) del numero dei parlamentari, e da chi ritiene che il taglio lineare earitmetico è sbagliato e pertanto da respingere.
La posta in gioco è molto alta: riguarda la qualità e la quantità della democrazia rappresentativa, che è il cuore della Costituzione italiana. IL Parlamento è l’agorà principe nel quale si dispiega il confronto e anche lo scontro politico fra le diverse espressioni ideali, culturali, morali, politiche, territoriali che rappresentano gli oltre 60milioni di cittadini italiani.
La Costituzione vuole un Parlamento rappresentativo anche delle minoranze, lo vuole di qualità, lo vuole libero (senza vincolo di mandato), in mano ai cittadini, proporzionalmente emblematico dei territori; ricordo che l’Italia ha una giurisdizione particolarmente unica nella sua espressione geografica, ma anche storica e culturale.
La Costituzione italiana è stata elaborata e voluta (1948) da un arco molto ampio delle forze politiche di centro, di sinistra e di destra, che hanno individuato nel Parlamento la sintesi democratica rappresentativa degli italiani. Il numero dei parlamentari, scelta giustamente tutta politica, dovrà sempre soddisfare il principio più generale di rappresentanza; stesso criterio dovrà, o dovrebbe, valere anche oggi. Ma il Parlamento ha deciso un taglio profondo del numero dei parlamentari senza nessuna analisi, approfondimento e ragionamento capaci di produrre un criterio base per determinare il nuovo numero dei parlamentari.
Nessuno di chi voterà NO, è bene chiarire, fa del numero attuale dei parlamentari un feticcio da difendere a prescindere, ma ritiene che il taglio corposo e a casaccio della rappresentanza parlamentare, senza una robusta motivazione politica e istituzionale è stupido e pericoloso. A giustificazione di questa improvvida decisione le forze politiche sostenitrici del Si, dichiarano di procedere dopo il voto alle riforme necessarie, anche quella elettorale, per risistemare le cose e sostanziare la motivazione, oggi assente, della necessità di ridurre il numero dei parlamentari in modo così corposo. Ma, bisogna registrare che ad oggi non vi è una sola valida spiegazione a sostegno dell’urgente e “preventiva” decisione di tagliare tout court. La motivazione unica, offensiva e inaccettabile alla intelligenza e alla morale, sotto ogni profilo di ragionamento serio è il risparmio economico, peraltro risibile.
Motivazione ridicola e di coniazione populista di destra, lanciata solo da chi non sopporta la democrazia parlamentare (movimento 5stelle) nei termini voluti dalla Costituzione. È una motivazione che, purtroppo, fa largamente presa fra una parte ampia di popolazione che oramai odia la politica, con rancore e voglia di vendetta. Sentimenti instillati dalla crisi epocale che riguarda il mondo intero, dalla martellante informazione e formazione dei media, succubi della imperante cultura populista; ma anche dai cattivi esempi che in Italia negliultimi anni, la politica e le istituzioni hanno, in tanti casi,offerto.
La storia insegna che quando si verificano situazioni di difficile governabilità che riguardano la qualità e possibilità di vita di tanti esseri umani, il loro futuro, le certezze, (e siamo in questa fase del mondo che vive una particolare e inedita crisi epocale), il popolo sposa e si affida a chi gli propone in modo semplicistico, illusorio e ingannevole le soluzioni dei, purtroppo, complessi e complicati problemi. In Italia gli esempi della politica e delle istituzioni, soprattutto negli ultimi vent’anni, spesso non sono stati esaltanti, anche immorali, contribuendo, e molto, a determinare una importante rabbia verso la politica e le istituzioni democratiche. Da alcuni anni, infatti vince la voglia di fare fuori tutto e tutti, l’irrazionale ha preso il sopravvento, anche o soprattutto perché foraggiato, iniettato dai populisti e dai sovranisti. Gli esempi di sovranismo e populismo in Europa sono tanti, e in Italia i 5stelle, la Lega e Fratelli d’Italia ne sono le forze politiche di massima espressione: (apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno; vincolo di mandato; pieni poteri, uno vale uno, democrazia on line, ecc.). Dunque la decisione semplicistica della riduzione dei parlamentari, voluta da 5stelle, e ora da chi si è accodato, soddisfa la cultura populista del rancore e dell’odio. Tale posizione, anche alla verifica referendaria, ha coinvolto la quasi totalità delle forze politiche: in Parlamento la sinistra e forzedemocratiche e costituzionali, che deboli nella ossatura interna e nelle proposte a soddisfazione immediata delle aspettative della gente, per non perdere o recuperare consensi, sono caduti nell’errore strategico di assecondare la demagogia populista; nella speranza di acquisire consensi per poi “invertire” la rotta. Tale scelta è, ritengo, molto sbagliata e illusoria. La sinistra e le forze democratiche si stanno assumendo la responsabilità storica di contribuire al consolidamento di un sotto “cultura” morale, politica e umana, che sarà difficile e doloroso sradicare, anche in un tempo lungo. Le forze della destra sovranista e nazionalista becera, hanno tutto l’interesse di assecondare e cavalcare quest’onda, certi che arriderà a loro, neanche agli stessi 5stelle promotori dell’avventuriera strategia, ogni successo. (il rischio concreto sarà una democrazia debole, ridotta, mortificata nella più alta istituzione; preda delle oligarchie ancora più ristrette e pertanto più funzionale alle nuove destre e ai populisti). Il Partito Democratico e LEU, che avevano votato per ben tre volte contro la proposta di 5stelle, peraltro con qualità di argomentazioni, hanno ceduto, per opportunità e/o opportunismo sull’altare della “necessità” di un governo con 5stelle, modificando la posizione contraria. È un grave errore: non si recupera e vince coltivando gli stessi semi voluti dai demagoghi.
Dicevo che l’unica motivazione a sostegno del SI, concerne il risparmio, il mero costo della politica. Tale scelta soddisfa la voglia di punire, di vendetta: si dà in mano all’elettore il pugnale per fare “giustizia”. Mai a tale scelleratezza il Parlamento e la democrazia post fascista era mai arrivata.
Leggere sui social quanto scrive la stragrande maggioranza dei sostenitori del SI, conferma in toto quanto ho esplicitato.
Pongo, per comodità di ragionamento, se anche fosseuna giustificazione meritevole di consenso il risparmio economico, la seguente considerazione: la riduzione del numero dei parlamentari si verificherà, salvo imprevistielezioni anticipate, non prima di tre anni (alle prossime elezioni). Sarebbe stato serio, pertanto, e normalmente logico predisporre ogni utile riforma costituzionale, compresa la necessaria nuova legge elettorale, quali attipropedeutici e indispensabili alla scelta e ad ogni decisione sulla conseguenziale composizione numerica delle due Camere, nell’ampio tempo a disposizione. La scelta alla quale oggi è pervenuto il Parlamento nel determinare il numero ridotto dei parlamentari è pertanto priva di ogni ragionamento e criterio: è un atto incomprensibile e pericoloso, che ha il chiaro messaggio della punizione che l’elettorato del referendum dovrà definitivamente infliggere.
Perché non si è fatto quanto sarebbe stato ovvio? Non mancava, ne manca il tempo.
Se il Parlamento, cosa probabile, non sarà in grado di varare le riforme necessarie, o le fare in modo pasticciato, ci troveremo con un numero di parlamentari inventato, una legge elettorale che nulla ci azzeccheràcon la rappresentatività e con le Camere ancorafotocopia; e con un potere enorme dei capi politici che decideranno, soprattutto sulla base dell’ubbidienza, chi dovrà essere parlamentare. Sarà più solida la casta e il governo di pochi. Tutto il contrario di quanto vorrebbe il popolo, che ingannato, il 20 settembre potrebbe facilmente cadere nel trabocchetto.
Allora perché questa fretta ingiustificata, anche nei gruppi parlamentari del PD e di LEU, istanti da 5stelle? La risposta, non ne so trovare altra: bisognava dare sostegno alla proposta 5stelle, pur sapendo che è nella scia dell’antipolitica e del disprezzo delle istituzioni democratiche, per la tenuta e continuità del governo.Tale scelta è inaccettabile e ingiustificata.
A conclusione, intendo ricordare che il Parlamento esiste già da prima l’unità d’Italia.
Nel 1861, Italia unita, i deputati erano 636 (sei più di oggi) e gli abitanti meno di 23milioni (un terzo di quelli attuali), votavano solo gli uomini, non analfabeti, a 25 anni con una elevata posizione sociale, (circa 600mila in tutto).
Gli italiani nel 1909 erano 33milioni, circa la metà di oggi, e la camera dei Deputati aveva 581 eletti (18 deputati ogni milione di abitante) (non votavano le donne, ecc.).
Salto, per brevità, al 1929 anno in cui il fascismo tagliò il numero dei deputati (in modo secco, lineare, aritmetico), li portò a 400 e tutti fascisti, nella composizione che non elencherò, una oligarchia ufficializzata, non mistificata per come potrebbe essere nel Parlamento del 2023.
Ho offerto un richiamo storico approssimato, ma esplicativo nella sostanza politica: il taglio o l’aumento dei parlamentari è sempre un fatto politico, mai lo si può ridurre a questione economica (è uno specchietto per allodole).
Richiamo, per ultimo, l’attenzione sulla decisione in merito ai senatori a vita, che porta a 4 il numero possibile e non più a 6.
Tale assunto è l’esempio più miserevole, volgare, cattivo del disprezzo verso il ruolo alto, bipartisan, del Presidente della Repubblica. È di disprezzo e scarsa considerazione e riconoscenza dell’Italia verso i figli migliori. (anche in questa decisione prende corpo il pensiero dei 5stelle: uno vale uno a prescindere.)
I senatori a vita, meglio informare, previsti dalla Costituzione, (6) assicurano al Parlamento competenze e qualifiche per consentire la presenza di voci indipendenti dai partiti, diversi dalla politica, per integrare e qualificare, dall’alto delle loro specificità le istituzioni rappresentative.
L’art.59 della Costituzione, infatti stabilisce che il Presidente della Repubblica può nominare cinque senatori a vita cittadini italiani che hanno illustrato la patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Credo che in Italiana meriterebberotale riconoscimento più di cinque persone, sui 60milioni di cittadini di oggi. Ma anche questa pregevole scelta costituzionale, bisognava deprezzare e dissacrare.
Gli attuali 6 senatori a vita sono:
Giorgio Napolitano (di diritto: ex Presidente della Repubblica)
Elena Cattaneo (farmacologa – biologa- accademica – nota per i suoi studi sulla Malattia di Huntington e per le ricerche sulle cellule staminali)
Mario Monti (Economista di fama internazionale,accademico)
Renzo Piano (Architetto di fama internazionale, riconosciuto fra i più importanti nella storia dell’architettura)
Carlo Rubbia (fisico, accademico, premio Nobel)
Liliana Segre (superstite dell’Olocausto)
Anche i senatori a vita, persone vanto e onore d’Italia, sono un costo che dovrà essere, almeno in parte eleminato; pensate che arriva, niente meno, a costare neanche un centesimo all’anno per ogni italiano.Verrebbe da ridere, ma essendo cose molto serie, c’è tanto da piangere.
Voterò NO, senza alcun dubbio. Registro, e mi conforta, di essere in questa scelta in ottima compagnia.
Nicola Sabatino Ventura
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