Alcol, droga e giovani a rischio a Catanzaro: il prefetto spiega la lotta alla movida da sballo

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Alcol, droga e giovani a rischio a Catanzaro: il prefetto spiega la lotta alla movida da sballo
Castrese De Rosa, Prefetto di Catanzaro
  10 settembre 2025 15:57

di FILIPPO COPPOLETTA

Quest’estate 2025, Catanzaro rischia di diventare la cartolina di un territorio dove il “divertimento estremo” è diventato drammaticamente normale. Minori in coma etilico, locali fuori controllo e protocolli che non sempre vengono rispettati o messi in atto da chi ne “condivide” il contenuto. Il Prefetto Castrese De Rosa non si nasconde dietro la retorica della sicurezza abusata. Annuncia protocolli, “moral suasion”, sanzioni progressive, licenze sospese, e sì, anche la minaccia di revoca per chi persiste nel somministrare alcol a minorenni o eccede l’orario consentito. Poi ricorda: “La vita umana va salvaguardata al di là del mero profitto”. Un concetto ribadito anche nei casi più gravi, quando alcuni giovani sono finiti in ospedale in coma etilico: episodi che hanno accelerato la linea dura delle istituzioni.

Banner

Banner

Non si tratta di retoriche: già in maggio, la Prefettura convocava un Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, annunciando rinforzi estivi, pattuglie, controllo stradale e nelle vicinanze delle discoteche, in nome della lotta alla “malamovida”. A giugno, il protocollo veniva siglato con associazioni di categoria e sindaci, includendo misure come videosorveglianza, formazione del personale, referenti per la sicurezza, campagne nelle scuole e il “bollino blu”, una sorta di patente per i locali virtuosi, per quelli che effettivamente, nella realtà dei fatti, quelle direttive e quegli accordi contenuti nel protocollo, poi li rispettano veramente, promuovendo un divertimento sano e responsabile.

Banner

Eppure, ad agosto, la cronaca certifica la fragilità del sistema: un locale a Soverato ha visto sospendere la licenza per dieci giorni per colpa di alcuni minorenni finiti in ospedale in stato di coma etilico. Il Prefetto ha continuato a ripeterlo per l’intera stagione: “tolleranza zero”. Perché, allora, nonostante controlli e sanzioni, continuano storie tragiche? Perché i “business” della notte restano più forti delle regole e perfino della pietà per chi rischia di morire? Il Prefetto lo dice chiaramente: “È mero business. Fino a ora si era intervenuto in modo blando. Quest'estate abbiamo attuato cose mai fatte prima”. Non è una questione di ignoranza, ma di cupidigia, consumata con la complicità di chi sceglie il profitto sulla pelle dei più deboli.

Così, mentre ricade incessante la moral suasion del Prefetto di Catanzaro, le famiglie — invocate per agire su una “cultura del sano divertimento” — restano spesso allo sfondo. E la repressione, quando arriva, è sempre un passo indietro rispetto al disastro. Come se fosse più importante tenere belle le statistiche che proteggere chi non ha ancora imparato a dire “basta”.

Ecco il vero nodo: le regole, lo sappiamo, esistono. Ma senza cultura condivisa, responsabilità civile, e soprattutto coscienza etica, resteranno solo parole stampate su carta protocollata.

Il messaggio che arriva dalla Prefettura è chiaro: le regole valgono tutto l’anno, non solo d’estate. I controlli proseguiranno anche nei mesi invernali, per garantire che Catanzaro e la sua provincia possano offrire un’accoglienza sicura, a misura di giovani e famiglie in un laboratorio di collaborazione tra pubblico e privato, capace di dimostrare che è possibile conciliare l’iniziativa economica con la salvaguardia della vita umana. Una sfida difficile, certo, ma necessaria per costruire un futuro in cui il divertimento non significhi più pericolo.

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner