Anziana bruciata viva nel Catanzarese: si aggrava la posizione della pronipote che l'accudiva

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Il Tribunale di Catanzaro
  23 gennaio 2025 13:58

di STEFANIA PAPALEO

Abbandono di incapace aggravato dall'evento morte. Si aggrava la posizione della donna finita sotto accusa per il decesso di una prozia, Immacolata Rigillo, morta carbonizzata nella propria abitazione a Cenadi, nel Catanzarese, il 9 maggio del 2019. Il giudice del Tribunale di Catanzaro Giovanni Strangis, su sollecitazione del legale della famiglia della vittima, l'avvocato Eugenio Perrone, ha imposto uno stop al processo per omicidio colposo a carico della sessantenne Fernanda Gallo (difesa dagli avvocati Vittorio Michele Regio delforo di Catanzaro e Ilario Giuseppe Longo del foro di Locri), riqualificando il reato e dichiarando di conseguenza la propria incompetenza per materia, con trasmissione degli atti alla Corte d'Assise di Catanzaro, che dovrà riprendere le fila e riavviare un nuovo procedimento penale a carico dell'imputata.

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Dunque, si ricomincerà davanti ai nuovi giudici a parlare del dramma che si è consumato  ben sei anni fa a Cenadi, con l'anziana donna morta carbonizzata dopo che alcuni lacci di lana, con i quali era stata legata a una sedia, avevano preso fuoco alla stufetta lasciata accanto a lei. A trovarla era stata una figlia che si era accorta del fumo, senza che la stessa potesse più fare nulla per salvare la madre.

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Da lì il coinvolgimento della pronipote alla quale la vittima era stata affidata in custodia dai familiari e che, quel pomeriggio, l'avrebbe lasciata da sola, legata a una sedia per evitare che cadesse, per oltre un'ora. Ne seguì l'incriminazione per omicidio colposo e l'avvio del processo, durante il quale l'avvocato Perrone, costituendosi parte civile, per almeno quattro volte sollecitò la pubblica accusa affinché modificasse  il capo di imputazione, individuando un reato più grave. Richiesta che ha preso sempre più corpo davanti al giudice con la sfilata in aula dei testimoni citati dalla Procura e che hanno confermato i contenuti più volte sollecitati in favore di una diversa qualificazione giuridica del fatto, fino alla sentenza con cui gli atti sono stati rimessi alla Corte d' Assise di Catanzaro per un nuovo processo per il reato previsto dall'art. 591 comma 3 cp, ovvero quello di abbandono di incapace aggravato dall'evento morte.

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All'imputata e ai suoi difensori di fiducia non resta adesso che attendere la fissazione del nuovo processo per poter tentare ancora una volta di ribaltare la ricostruzione accusatoria e dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati.

 

 

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