Arcigay Cosenza fa chiarezza sull'aggressione a Santa Teresa avvenuta la notte di Natale

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  28 dicembre 2025 20:50

"La nostra comunità e la nostra associazione si stringono intorno alla vittima dell’aggressione di matrice omofobica avvenuta la notte di Natale, ai danni di una persona colpevole unicamente di non conformarsi alle aspettative sociali. 

Prima di prendere parola pubblicamente, come è nostra consuetudine, abbiamo preferito comprendere meglio l’accaduto e prendere contatti diretti, cosa non sempre immediata né semplice. Non si è trattato di esitazione né di disinteresse, ma di una scelta consapevole e responsabile. In situazioni come questa, il rispetto delle persone coinvolte viene prima dell’esposizione pubblica: questi episodi riguardano persone reali, che ne pagano le conseguenze sul piano fisico, psicologico e sociale, e che non possono diventare oggetto di strumentalizzazione o di una gara a chi merita la medaglia per l’attivista migliore. Il silenzio, quando scelto, non è assenza: è rispetto".

Così in una nota l'Arcigay di Cosenza intende fare chiarezza sull'aggressione avvenuta a Santa Teresa nella notte di Natale. 

"Il ragazzo, che purtroppo non è nuovo ad atti di violenza e che abbiamo avuto modo di ascoltare in queste ore, ha condiviso con noi una posizione consapevole e lucida, pur sapendo che potrebbe non essere sostenuta da tutti. Sulla base della sua esperienza, ha sottolineato l’importanza di reagire non per alimentare lo scontro, ma per non lasciare campo libero a chi ritiene di poter agire impunemente.

Ha inoltre evidenziato come questo tipo di violenza non sia quasi mai un fatto individuale, ma trovi forza nel gruppo, nella dinamica del branco, nella sensazione di impunità e nella convinzione che nessuno risponderà delle proprie azioni. È proprio questo meccanismo che, secondo lui, non deve essere accettato. Reagire non significa cercare la violenza, ma rifiutare di abbassare la testa e di farsi zittire.

Quanto avvenuto ci colpisce profondamente, non solo per la natura esecrabile della violenza, ma anche perché contrasta con l’immagine di una città che la sua comunità LGBT+ spesso percepisce come serena e mite. Episodi come questo sono tra le ragioni principali che ci hanno spinto a creare, insieme ad Arcigay Reggio Calabria, Agedo Reggio Calabria e ARCI Cosenza, un coordinamento regionale per una legge contro le discriminazioni, aperto fin dal primo giorno alla partecipazione di tutte le realtà territoriali che vogliano dimostrare con i fatti di essere presenti.

Da un dettaglio emerge con particolare forza la necessità di strumenti legislativi concreti: il ragazzo, apostrofato con insulti omofobici, è eterosessuale e l’aggressione è stata scatenata da un semplice stile di vestire ritenuto “non conforme”. A rendere il quadro ancora più allarmante è il fatto che gli aggressori non si siano fermati a un solo attacco, ma siano tornati ad accanirsi per quattro volte contro il ragazzo e contro l’amico che tentava di difenderlo. A quel punto le intenzioni erano evidenti: non si trattava più di “dare una lezione”, ma di un reale tentativo di fare del male. È anche per questo che parlare di una legge contro le discriminazioni non è una posizione ideologica, ma una necessità urgente. Quando l’odio colpisce senza motivo, nessuno può dirsi davvero al sicuro.

L’episodio, insieme ad altri fatti di cronaca, conferma che non siamo di fronte a casi isolati, ma a un problema strutturale che riguarda l’intera società. Per questo riteniamo fondamentale ribadire alle istituzioni la necessità di intervenire in modo più incisivo sul piano educativo: è attraverso l’educazione alla cittadinanza e alle differenze, in tutti i contesti possibili, che si prevengono realmente i crimini d’odio.

Il nostro impegno nelle scuole, tramite progetti e laboratori, non può e non deve restare l’unico presidio in questa direzione. Lavoriamo prioritariamente sul piano della prevenzione, dell’educazione civica e affettiva e del contrasto culturale alle discriminazioni, riconoscendo questo impegno come profondamente intersezionale. È un lavoro che portiamo avanti da anni, in modo spesso silenzioso ma continuo, e che rifiuta di ridurre questi fenomeni a semplici emergenze di ordine pubblico, riconoscendoli invece come questioni culturali, sociali e politiche. La costruzione di una società civile non passa esclusivamente dalla punizione o dall’inasprimento dei controlli, ma da un lavoro profondo e continuativo di responsabilità collettiva.

Accogliamo con favore la decisione della persona coinvolta di sporgere denuncia: un atto tanto coraggioso quanto essenziale. A questo si affianca il pieno supporto del nostro CAD, che offre consulenza legale e psicologica alle vittime di discriminazione omobitransfobica.

Seguiremo con attenzione e responsabilità gli sviluppi di questa vicenda, consapevoli del fatto che, ultimamente, la nostra comunità sta finendo ripetutamente al centro della cronaca cittadina. Il nostro impegno resta quello di agire nel rispetto delle persone coinvolte, evitando semplificazioni, strumentalizzazioni e congetture, e lavorando per incidere in modo positivo e duraturo sul tessuto sociale."


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