"I continui interventi e gli appassionati confronti che in questo periodo animano il dibattito segnatamente alle concomitanti iniziative sovracomunali che vedono la città di Catanzaro quale soggetto principale mi inducono a pensare che siamo sulla strada giusta.
I numerosi e partecipati incontri propedeutici all’Unione dei comuni alla quale guardano con interesse quasi tutti i primi cittadini dell’hinterland catanzarese, le frequenti iniziative aventi ad oggetto l’approfondimento del tema dell’area vasta Catanzaro - Lamezia e, più in generale dell’area centrale della Calabria, hanno quale primo obiettivo proprio il coinvolgimento e la partecipazione della collettività in un ragionamento di più ampia portata che tende, attraverso questi strumenti, a portare fuori la Città Capoluogo di regione dall’isolamento in cui è stata relegata da una classe dirigente per troppo tempo miope e ripiegata su se stessa".
Così, in una nota, Gregorio Buccolieri, Consigliere Comunale Catanzaro Fiorita-Psi e Presidente 1' Commissione Consiliare (Urbanistica/Patrimonio/Mobilità/Traffico e Polizia Locale)
"Certo, si è messo in debito conto che da più parti, tali azioni potrebbero essere interpretati come ripetitivi tentativi di mettere in pratica improbabili, quanto infruttuosi, esperimenti di conurbazione oppure di ciclici appetiti campanilistici di una città più grande nei confronti della propria cintura urbana.
Ben vengano, è il mio parere, anche questo tipo di riflessioni, affinché vengano superati definitivamente in ragione dei più alti intenti che in questo momento storico l’amministrazione di Catanzaro, con in testa il Sindaco Fiorita, vuole raggiungere condividendo il percorso con la classe dirigente del territorio circostante oltre che con una popolazione finalmente interessata ad un progetto che non è solo amministrativo ma è dotato, finalmente, di un profondo orizzonte politico che ci porterà nella direzione della “Grande Catanzaro” che immaginiamo.
Sullo sfondo il convincimento che la funzione meramente amministrativa della città già da qualche anno non è più sufficiente a favorire lo sviluppo di un territorio che merita di essere valorizzato in ragione di una specificità difficilmente rinvenibile in altri contesti sull’intero scacchiere del mediterraneo.
A tale conclusione si è pervenuti attraverso una preliminare analisi volta ad inquadrare compiutamente quelle che sono state le cause dell’indebolimento sostanziale del ruolo di Catanzaro come Capoluogo della Calabria che residua solo sul piano della presenza dell’Ente Regione, nondimeno avulso dal contesto urbano della città, e incapace di attivare processi virtuosi di assunzione di una funzione di tipo direttivo sui servizi di livello territoriale ampio e proiettato in prospettiva regionale. Dimensione indebolita anche dalla asfittica incidenza dell’Università Magna Greacia nei processi di sviluppo urbano e dalla frattura profonda di quello che un tempo era considerato il “Polo sanitario di eccellenza” a causa delle crisi di importanti poli sanitari (“S. Anna” e “Villa Betania”) oltre che delle difficoltà di avvio della “Dulbecco” come Azienda unica e dalla discussa apertura della Facoltà di Medicina anche a Cosenza.
A fronte di tale criticità territoriale, la Calabria presenta un dato demografico fortemente preoccupante, con la diminuzione progressiva della popolazione, che fa prevedere entro 10 anni la perdita di oltre 300.000 abitanti, e lo spopolamento tendenziale delle attuali aree urbane principali, a causa di concorrenti fenomeni di fuga dei giovani, di allontanamento di nuclei familiari dopo la pensione per ricongiungimenti familiari con i figli fuori sede, e di caduta della natalità che solo l’immigrazione di popolazione straniera riesce parzialmente a lenire.
Ne deriva che solo una visione metropolitana come quella tratteggiata consentirebbe al Capoluogo di Regione, che da par suo ha perso 10.000 abitanti in dieci anni, di recuperare il proprio ruolo strategico, con la necessità di qualificare e migliorare i servizi e le funzioni di dimensione regionale della Città, non solo nell’ottica dello sviluppo urbano sostenibile, ma anche della rilevanza regionale, ed extra-regionale della struttura urbana del Capoluogo regionale in quanto sede di funzioni istituzionali e di relazioni e di competitività territoriale di rilevanza regionale, in coerenza con la dimensione territoriale di area vasta imposta dagli orientamenti regionali. Con la contestuale necessità di operare azioni infrastrutturali di “risarcimento” dei disequilibri urbani e territoriali della Città determinati dalla qualificazione di Capitale/Capoluogo di Regione, consentendo nel contempo il miglioramento delle stesse funzioni urbane di rilevanza regionale ed extra-regionale.
A fronte di tale situazione appare evidente che l’impegno dei pianificatori territoriali e dei decisori politici deve muoversi decisamente verso un processo di riaggregazione dell’area centrale della Calabria, di cui Catanzaro è fulcro, che consenta alcuni contestuali processi di alto significato politico e programmatorio nella prospettiva della razionalizzazione e concentrazione dello sviluppo degli assi urbani attrezzati che risultano necessari nella prospettiva dello sviluppo territoriale di “Europa 2030”.
La riuscita di tale programma sottende, però, la valorizzazione delle differenti vocazioni dei territori di cui si compone l’Istmo di Catanzaro in particolare e l’area centrale della Calabria in generale. Elementi imprescindibili di un siffatto ragionamento non possono non essere il potenziamento dell’Università Magna Graecia di Catanzaro - che necessita di essere maggiormente valorizzata in un’ottica di piena fruizione dell’intera popolazione calabrese e meridionale - e la valorizzazione della realtà della logistica avanzata dell’Istmo come elemento al servizio dell’intera territorio interprovinciale (a cominciare dal collegamento ferroviario veloce Jonio-Tirreno) in una prospettiva di dotazione infrastrutturale di cui il nostro territorio provinciale necessita (si pensi al completamento dell’alta velocità ferroviario sulla tratta tirrenica e l’avvio su quella ionica, al completamento della Statale 106 – E 90; potenziando i sistemi marittimi sullo Jonio e sul Tirreno e implementando i collegamenti delle infrastrutture aeroportuali di Lamezia Terme e Crotone).
Una prospettiva programmatoria di questa dimensione impone ovviamente tempi e modalità di realizzazione, che tengano conto anche delle opportunità e dei limiti offerti dalla programmazione regionale, nazionale e comunitaria nell’ambito di un più ampio dibattito che, mi auguro, deve aprirsi nell’intera regione con riferimento, altresì, all’ambito della pianificazione territoriale (anche pensando a “progetti bandiera” interprovinciali).
"Dunque, alla luce dei ragionamenti che spero di essere riuscito a sintetizzare, ed ai quali nel mio piccolo sto offrendo il mio contributo, sento di poter affermare che il lavoro che si sta portando avanti, che per comodità ci piace apostrofare come “Grande Catanzaro”, non è certamente un banale tentativo di “proiezione espansionistica verso territori limitrofi” come qualcuno potrebbe strumentalmente lasciare intendere bensì è un progetto ambizioso, una visione politica ed amministrativa lungimirante che magari non porterà i suoi frutti a brevissimo, ma che certamente costituisce il presupposto per qualcosa di più importante.
Ecco, dunque, che ricucire il rapporto con il territorio dell’Istmo, ricomporre il patto sociale con i tanti cittadini della cintura urbana - anche mediante lo strumento dell’Unione dei comuni del catanzarese cui il Ministero per gli Affari Interni e Territoriali guarda con molta attenzione nonostante le esigue risorse che la regione Calabria destina ad una siffatta progettualità (circa 100.000 euro a fronte di 9,2 milioni della Sardegna), all’interno della quale risiedono e vivono migliaia di catanzaresi, piuttosto che sovrapposizioni devono essere considerati i principali tasselli di un più ampio mosaico che raffigura il disegno di una città, la nostra, realmente guida dei processi di sviluppo economico di una regione che alla luce del contesto storico potrebbe avere una dimensione fino ad oggi mai immaginata.
Basta crederci. Basta volerlo".
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