di CLAUDIA FISCILETTI
Brunori Sas non ne sbaglia una, bisogna dirlo. Il suo quinto album in studio uscito oggi, dal titolo onomatopeico “Cip!”, conferma come il cantautore calabrese sia uno dei pochi artisti che sia riuscito ad abbattere il muro del genere “indie”, arrivando ad un pubblico più vasto che apprezza la sua produzione musicale.
I fans che lo seguono sin dalla sua prima fatica “Brunori Sas, Vol. 1”, avranno sicuramente notato un cambiamento di sonorità in questo nuovo album, che non stupisce, dal momento che era stato già anticipato a settembre da “Al di là dell’amore”, primo singolo estratto da “Cip!”. I più puristi, che storcono il naso per la nuova ricchezza musicale di Brunori, possono stare tranquilli; Dario Brunori non si lascia sopraffare dalla banalità della musica commerciale, ma rimane sempre fedele a se stesso, offrendo un nuovo album in grado di distinguersi in mezzo alle caotiche melodie tutte uguali che corrono per vincere l’ascolto facile in radio.
Undici i brani di “Cip!”, che si ascoltano e che fanno scoprire nuove sfumature nella voce del cantautore, dopotutto come Brunori stesso ha scritto nel suo decalogo di premesse per questo nuovo album, pubblicato sulle sue pagine social: “Avrei cercato di descrivere un sentire più che un pensare. Con particolare attenzione al canto, al suono della voce, al come più che al cosa”.
Non vuol dire che i testi “brunoriani” adesso siano meno importanti e scritti per caso, rimangono sempre il punto forte dei brani perché l’artista calabrese ha qualcosa da dire, con quella sua piccola scintilla di sarcasmo che lo contraddistingue. Lo dimostra nella canzone che apre le danze del nuovo album, “Il mondo si divide”, in cui invita se stesso a prendere le cose con più leggerezza, o in “Anche senza di noi” dove sottolinea come in fondo il singolo individuo sia uno su sette miliardi di persone e che il mondo va avanti anche se quel singolo si ferma.
Sono lontani i brani che raccontano l’attualità in senso stretto ma non vuol dire che Brunori non voglia più scrivere di temi sociali o meglio, li racconta ma usando una nuova chiave di scrittura. Sempre dal decalogo pubblicato sui social: “Non avrei parlato in modo diretto di stretta attualità o di argomenti sociali, se non collocando le vicende umane all’interno di un contesto più ampio, quasi a volerne ridimensionare l’importanza rispetto all’insieme in cui sono calate. Volevo riconsiderare, in una sorta di Gestalt forma calabra, il rapporto fra ciò che ho sempre considerato centrale (la vita degli uomini) e ciò che ho da sempre considerato periferico (l’universo che ci ospita)”.
Si tratta di un album che è un inno alla vita, all’amore, alla speranza. Sembrava difficile, se non impossibile, equiparare il successo di “A casa tutto bene”, ma la verità è che con “Cip!” Brunori è riuscito ad andare oltre, ha dimostrato di essere un cantautore che ha ancora molto da dire e lo dice in maniera poetica, mai prevedibile, trattando anche temi etici e filosofici. E sulla copertina essenziale dell’album scrive: “ho voluto che in copertina ci fosse un pettirosso, realizzato da uno degli artisti italiani che amo di più, Robert Figlia. Un uccelletto realistico, quasi da vecchia enciclopedia, privo di connotazioni sentimentali stucchevoli, intimamente combattivo e fiero. Una creatura semplice che ama intonare i suoi canti solitari sulla neve, rendendo forse un po’ meno gelidi questi nostri lunghi inverni”.
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