di AURELIO FULCINITI
"Ogni giorno, con costante periodicità, semmai di poco discontinua, noi cittadini ci imbattiamo puntualmente nelle riflessioni civiche – o almeno così vorrebbero essere – di ex amministratori, ex onorevoli, ex politici di diverso corso ed anche, se vogliamo, ex intellettuali. Quest’ultima definizione, desueta nei fatti da almeno vent’anni, rischia di essere spazzata via definitivamente, poiché se un intellettuale non propone, guarda solo al passato con toni dolenti e snocciola nomi, cognomi e luoghi ormai svaniti, mentre non si sofferma su ciò che è fondamentale, vale a dire il futuro, non può considerarsi tale, in quanto se il suo pensiero è bello, di sicuro è anche tremendamente limitato.
Nel 2023, sentir parlare di nostalgia canaglia o presente amaro solo per sollecitare con colpi bassi il pensiero perdente e sorpassato di una cittadinanza che passa il tempo solo a lamentarsi, di certo non rende un buon servizio alla città.
Ogni piccolo evento utile allo scopo viene esasperato in negativo e vale la pena di citare solo quelli che in questi giorni stanno andando per la maggiore. Primo esempio: in Italia ogni giorno chiude un’edicola, per i motivi che ben conosciamo e che si basano essenzialmente sul prevalere sempre più inquietante dell’editoria digitale su quella cartacea, travolgendo esercizi commerciali che sono sempre stati luoghi di ampia socialità, di solidarietà e di scambio di opinioni che sono andati sempre al di là un quotidiano, di un pacchetto di figurine o di una “Settimana enigmistica” (e quest’ultima ci auguriamo che continui a vivere molto a lungo, magari in eterno). E dicevamo, dunque, mentre in Italia la chiusura di un’edicola è un motivo di doverosa, ma puntuale e rigorosa riflessione, a Catanzaro invece diventa un dramma, una tragedia, uno sprofondare senza freni negli abissi. Un evento comune si trasforma in un ulteriore assist ai professionisti del pianto greco che qui abbondano e proliferano, senza soluzione di continuità.
Altro esempio: la sempre più crescente prevalenza degli acquisti on-line, ma soprattutto la conseguenza di una vicenda familiare ed ereditaria che si ripercuote sull’azienda, provocano la liquidazione e la chiusura di un negozio storico, Bertucci, che da Lamezia Terme è stato per quasi cinquant’anni un simbolo della città. Ora sono tutti costernati, abbacchiati, anche disperati, soprattutto quelli che il negozio lo snobbavano da anni e non li vedevi mai sul Corso, perché se ne infischiavano e stavano tutti rintanati nei centri commerciali.
Quanta falsa coerenza in questa città, che a sentire certi commenti da ospitale che era si sta trasformando in falsa e cortese.
Alla ricerca di un punto di vista possibile e autentico, è molto meglio stare dalla parte di chi, in questa città, nonostante un certo provincialismo sempre in agguato, propone iniziative, anche culturali, di un certo livello. Ed è la stessa città di chi resiste, proponendo qualcosa di interessante anche in altri settori. E ad organizzare sono anche giovani, quelli di cui molti negano finanche l’esistenza in modo spavaldamente menzognero. La loro presenza è sicuramente meno estesa che in passato, ma la colpa è anche delle generazioni precedenti che non perdono occasioni per criticare, dimenticando che la colpa è solo loro, perché chi non rispetta la propria città, di sicuro non trasmette sentimenti positivi a chi arriva dopo.
E può essere utile fare un giro la sera nei locali o per le vie del nostro piccolo, suggestivo Centro Storico ed a parlare con chi ha voglia di vivere o di fare, rispetto ai piagnistei delle ore diurne.
Viviamo la città vera e liberiamoci per un po’ dai maitre a penser. Li rispettiamo, è ovvio, ma li invitiamo anche a parlare anche del futuro, evitando un passato che potrebbe essere nutriente e stimolante, ma che viene colpevolmente presentato come del tutto ingiallito e friabile, al solo, ideale tocco delle dita. Un amarcord che diventa del tutto inutile, quando invece potrebbe acquistare ben altra valenza".
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