Autonomia differenziata, la riflessione di Carlo Ranieri: "Diseguaglianze e dumping sociale affosseranno l’intera economia"

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Carlo Ranieri
  25 aprile 2024 17:59

di CARLO RANIERI* 

I diritti non sono negoziabili creano diseguaglianze e dumping sociale che affosseranno l’intera economia italiana dove il sud è il primo mercato del Nord.

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La Repubblica è parlamentare ma il per la maggioranza di Cdx è presidenziale. Le commissioni e il Parlamento sono di fatto esautorati dalle loro prerogative,  conta solo la volontà del leader e dei Presidenti di Regione magari dello stesso colore politico. Ma i diritti non sono negoziabili il Sud non è una zavorra, ma una risorsa.

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Un appello ai deputati del Cdx calabresi non votate il C. 1665 ddl calderoli , come hanno fatto i 45 senatori meridionali di cui 4 calabresi, sarà un disastro per la salute e la coesione sociale della nostra regione e non sarete più rieletti.

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L'ufficio parlamentare di bilancio, scrive che la quantificazione del costo dei LEP deve essere fatto prima,  cioè si quantificano le risorse,  si sottraggono le spese per i LEP e il residuo si usa per le funzioni da devolvere alle regioni che vogliono acquisirle (aggiungo io con una clausola di recessione) dove basta la sola volontà delle  stato come in Germania con i lander a riprendersi le materie . Certamente non si  possono togliere asili, infrastrutture ... a chi c’è l’ha già ma si devono dare a chi non c’è l’ha.

Sui LEP il Parlamento deve dire la sua è una precisa prerogativa costituzionale, perché i diritti non sono uguali in tutto il territorio nazionale. Io sono calabrese, cittadino italiano come quello lombardo e voglio  gli stessi diritti e quindi gli stessi LEP dei lombardi, le diseguaglianze  non vanno bene è anche se costano devono cessare.  Dicono gli americani che  i diritti costano e quindi bisogna individuare le  risorse e attuare dei LEP equi non essenziali.

Fare subito le intese su materie cosi definiti NO LEP da una commissione di esperti (CLEPS) che non ha spiegato perché queste materie non sono LEP, non va bene lo deve dire il parlamento. Questa autonomia differenziata cosi come congegnata “accentuerà il dumping sociale” se non si mettono tutte le regioni sullo stesso piano,  gli imprenditori localizzeranno le proprie attività in quelle più infrastrutturate, dove avranno  maggiore redditività.

Se lo Stato si tiene il sud come una zavorra,  lo Stato stesso affonda, nel mezzogiorno vive un terzo della popolazione italiana e siamo il principale mercato del Nord. 

 Si deve evitare il dumping  sociale,  la nostra costituzione non è la carta dei diritti mercantili europei. L’Italia ha  puntato sui diritti fondamentali, i diritti sociali che vengono prima del denaro e questa graduazione, questa gerarchia deve essere mantenuta. Non è più possibile tornare indietro dopo le intese la  trasformazione dello stato diventa irreversibile,  perché il PD nel 2001 la pensò cosi e quando le riforme non sono fatte bene questi sono gli effetti,  il che non significa che il centro-destra deve continuare negli errori, perché se uno ha fatto un errore deve avere la capacità di rendersene conto e di emendare l'errore.

La concessioni di particolari forme di  autonomia è una deroga al principio di uguaglianza e non solo occorre che sia palesato, ma comprovato che l'interesse territoriale giustifica la migliore gestione nel territorio e che la Regione sia meglio dello Stato, questo è il punto perché è meglio dello Stato?  Va detto e comprovato, nel campo dei diritti non si possono attribuire patenti di  primi della classe, servono le prove.

Questo testo normativo non può in alcun modo, trascurare o rappresentare una deroga ai principi contenuti nella Parte Prima della costituzione.  L’autonomia differenziata disegnata nel DDL non è l’unica modalità di realizzarla, il diritto non è la matematica. In primo luogo non si dovrebbero concedere  tutto il blocco delle materie e delle funzioni all’interno delle materie,  anche perché il 116 parla di “concernenti le materiecioè non tutte le materie  è possibile concederle e come un menù di 23 portate, per caso si prendono tutte?

E’ vero che il Presidente del Consiglio ha la possibilità di selezionare mettendo  o togliendo alcune materie o funzioni, ma non è bene che lo faccia il Presidente, lo deve  fare il Parlamento con  legge, se è il presidente a negoziare, potrebbe essere oggetto di un favore politico verso una regione dello stesso colore. Ma i diritti degli italiani non sono negoziabili,  non ci deve essere una cessione in blocco di materie che non si possono trasferire a scatola chiusa, serve la dimostrazione fondamentale  da parte della regione dell’interesse ad avere una materia.

Il legislatore non può dire  cedo queste materie o funzioni ad una regione senza una spiegazione documentata, ci vuole un interesse particolare che giustifichi la deroga al principio di riparto della giurisdizione e dimostrare la ricaduta dei benefici sulle altre regioni.

Altro elemento essenziale è la forma,  con questo DDL il Parlamento deputato alla legislazione viene di fatto esautorato, nel procedimento per ben cinque volte interviene il Governo, ma l’Italia è  una Repubblica parlamentare, la sovranità è del popolo che la esercita attraverso il parlamento si deve seguire il dettato costituzionale  (SEZIONE II – La formazione delle leggi).

Il Parlamento deve recuperare la sua centralità ed  entrare decisamente nell'intesa, perché la formazioni delle leggi sono prerogative parlamentari, non si può dire come nell’art. 2 c. 7 approvare  o non approvare oppure omettere tranquillamente il parere delle commissioni, tanto decide il presidente del consiglio che non si conforma al parere delle commissioni.

Perché la Regione dovrebbe rinunciare alle materie concesse, senza la sua volontà non si può fare nulla il contratto  “intesa tre le parti” prevede che devono essere entrambi d’accordo come nelle Regioni  a Statuto Speciale,  ma perché dovrebbero rinunciare  a ciò che hanno in più delle altre regioni?  Questa disposizione limita  l'indirizzo politico delle future  maggioranze.

Se assumiamo i tedeschi come modello,  loro hanno ben pagato cinque punti di PIL per  realizzare un regionalismo competitivo ma  dopo avere messo tutti i Lander  quasi allo stesso livello. La Germania ha fatto una piccola riforma nel 2006 intelligente è  sostanziosa ma solo su sei materie marginali. Se lo stato tedesco ci dovesse ripensare, perché è cambiata la maggioranza e dice mi voglio riprendere quello  che avevo concesso lo può fare, in Italia  non lo può fare è un punto inemendabile perché è l’art. 116 a vietarlo, non a  caso è stata presentata una proposta di revisione costituzionale prima  firma Villone al Senato, che prevedeva la modifica del 116 ma è ferma.

 

Sintesi del procedimento di approvazione delle intese fra Stato e Regione dove il Parlamento fa da spettatore.

  1. L’atto è trasmesso al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per gli affari regionali e le autonomie che, acquisita entro sessanta giorni la valutazione dei Ministri competenti per materia e del Ministro dell’economia e delle finanze, an­che ai fini dell’individuazione delle necessarie risorse finanziarie da assegnare ai sensi dell’articolo 14 della legge 5 maggio 2009, n. 42; avvia il negoziato con la Regione ri­chiedente ai fini dell’approvazione dell’in­ tesa di cui al presente articolo; decorsi i 60gg, il Presidente del Consiglio dei ministri o il Ministro per gli affari re­gionali e le autonomie avvia comunque il negoziato che, con riguardo a materie o ambiti di materie riferibili ai livelli essenziali delle prestazioni di cui all’articolo 3, è svolto per ciascuna singola materia o ambito di materia che sono;
  2. il Governo è delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi;
  3. Gli schemi di cia­scun decreto legislativo sono successiva­ mente trasmessi alle Camere per l’espressione dei pareri (che possono essere tranquillamente ignorati) da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che si pronunciano entro il termine di quarantacinque giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto legislativo può essere comunque adottato;
  4. Le Commissioni com­petenti per materia e per i profili finanziari possono esprimersi sulle osservazioni del Governo entro il termine di venti giorni da l’assegnazione, decorso il quale il decreto legislativo può essere comunque emanato.

 

*ex funzionario del Consiglio regionale

 

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