Mercoledi 26 giugno alle ore 17 presso la sala delle Culture del palazzo provinciale di Catanzaro Il Movimento Officine del Sud organizza una Tavola Rotonda dal titolo “L’AUTONOMIA DELLA CALABRIA E LA SUA CLASSE DIRIGENTE – Salute, servizi alle persone e politiche sociali nella prospettiva del Regionalismo differenziato”
I lavori, introdotti dal presidente del Movimento Claudio Parente e moderati dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti Giuseppe Soluri, prevedono l’intervento del presidente di Demoskopika Raffaele Rio, che porterà i risultati delle ultime indagini sullo stato dei servizi nella nostra regione su cui discuteranno il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, il segretario questore del consiglio regionale Domenico Tallini e i sindaci di Vibo Valentia Maria Limardo, di Catanzaro Sergio Abramo e di Cosenza Mario Occhiuto.
Il tema è più che mai attuale, dopo la pausa dovuta alle elezioni europee, considerato che l’Autonomia differenziata richiesta dalle regioni Lombardia, Veneto e Emilia Romagna è addirittura incardinata nell’ordine del giorno del prossimo consiglio dei ministri ed il relativo accordo, prima della firma, passarà poi al vaglio delle commissioni.
La regione calabria è fortemente preoccupata anche perché non si conoscono i termini e le condizioni con cui verranno ratificati gli accordi con le tre regioni. Si teme che l’utilizzo del dato della spesa storica per i fabbisogni standard per i servizi sociali, che vede la Calabria nell’ultimo posto in Italia con 52,92 euro pro capite rispetto ai 151 dell’Emilia romagna, ai147 della Lombardia ed ai 107 del Veneto rimarrà tale, considerato che sono passati 10 anni dalla legge 42 sul federalismo fiscale (Legge Calderoli) e non sono stati mai definiti i Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) da assicurare su tutto il territorio nazionale. Ne si parla di quale sarà la percentuale di perequazione, oggi ferma al 45%, per cercare di compensare la carenza di servizi. La frattura tra Nord e Sud sarebbe ancora più accentuata, le diseguaglianze nella sanità, nell’istruzione, nelle infrastrutture, nella mobilità porterebbero ad una frattura dell’Italia dai contorni preoccupanti trattandosi di una secessione non tanto mascherata.
Il consiglio regionale della calabria preoccupato per i rischi connessi all’applicazione in modo cosi semplicistico delle forme di autonomia previste dall’art. 116 della Costituzione per le materie richieste da queste tre regioni del nord, si è già impegnato con una Risoluzione (la n.1 del 30 gennaio 2019) ad attivare i passaggi necessari per dare impulso ad una iniziativa legislativa da presentare direttamente alle camere sulla base del disposto dell’articolo 121, secondo comma, della Costituzione. Inoltre, sempre con la stessa Risoluzione ha diffidato il Governo nazionale a predisporre atti che prevedano trasferimento di poteri e risorse ad altre Regioni sino alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale secondo quanto previsto dall’art. 117 della Costituzione.
Cosa che oggi non sta avvenendo, vista l’accelerazione imposta dal Governo nazionale ad un processo che, sotto il nome di Autonomia differenziata, rischia di passare per un vero e proprio colpo di mano dei diritti civili e sociali delle popolazioni meridionali.
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