di ENZO COSENTINO
Spadroneggia ancora, a livello nazionale, il tema dell'autonomia differenziata, meglio conosciuta tra la gente comune come “regionalismo differenziato”. Il testo definitivo, per capire cosa realmente sia e quali altri guai o benefici può produrre nel profondo Sud, non c’è ancora. Le due forze di governo fanno un po’ come il gioco del tiro alla fune. Chi la spunterà? Lega o M5S?
Non si è tirata indietro – e perché mai lo avrebbe dovuto fare!- la deputata catanzarese, Bianca Laura Granato alle domande in esclusiva per lanuovacalabria.it.
On.le Granato, Autonomia differenziata pomo della discordia fra Lega che spinge per l’attuazione tout court ed il M5S che frena e chiede varianti sul testo normativo di salvaguardia per le regioni del Sud più disastrate quanto meno economicamente. E al Sud c’è preoccupazione di sviluppi secessionisti. Dove sta il vero nodo?
“Io ritengo che il nodo principale sia il GAP accumulato tra le regioni e la richiesta di autonomia da parte di Veneto e Lombardia che, interessando tutte le materie elencate, travalica sostanzialmente lo spirito dell’art. 116, comma 3, della Costituzione. Questo infatti prevede che si possano avanzare richieste su maggiori forme di autonomia ma non contempla, di fatto, un’autonomia ‘totale’, in grado di scardinare il sistema istituzionale, con una ritenuta dei 9/10 del residuo fiscale!
La cosa che preoccupa maggiormente è che mentre le tre regioni che richiedono più autonomia hanno già un bagaglio di buone pratiche nelle materie oggetto delle intese, altre regioni del sud come la Campania, che pure hanno avanzato richieste che sono in una fase dell’iter meno avanzata, non possono vantare la stessa efficienza da quando il Titolo V è stato riformato. Sono numerosi i servizi mai attivati e risaputa è la gestione clientelare e non meritocratica di quelli attivi, come nel caso della Sanità per regioni come la Calabria e la Campania. E’ evidente che per alcune regioni ci sia bisogno di una maggiore presenza della Stato e di un rafforzamento dei controlli centrali.
In materie come l’ambiente, i beni culturali e le infrastrutture la competenza regionale si intreccia con quella statale, in quanto la gestione incide, quasi sempre, su tutto il territorio nazionale. Esistono poi settori, come la Pubblica Istruzione, che non possono essere regionalizzati per ‘natura’. Non dimentichiamo oltretutto che l’autonomia può rappresentare l’anticamera della privatizzazione. La gestione prossimale dei servizi si presta molto meglio all’esternalizzazione degli stessi e i costi che lievitano li paga il cittadino.
Per me il nodo si potrebbe sciogliere stabilendo un criterio, auspicabilmente attraverso una legge di iniziativa parlamentare di attuazione dell’art 116, comma 3, della Costituzione, con cui definire cosa dare a chi e in base a quali requisiti. Chiaramente in alcun modo si può consentire una ratifica dell’intesa stipulata dal Governo Gentiloni il 28 febbraio 2018. Ritengo che questo sia assodato e ampiamente condiviso nell’ambito del Movimento e mi auguro che il lavoro fatto dai nostri ministri durante questo tempo sia servito a scongiurare l’esito di un processo autonomistico squilibrato e irreversibile, come appariva profilarsi un anno e mezzo fa”.
Quali settori in Calabria senza modifiche al testo sarebbero maggiormente penalizzati?
“La maggiore autonomia deve far seguito necessariamente ad una esplicita richiesta da parte del governo della regione interessata al Governo nazionale. Ma proprio per evitare che governatori di regioni disastrate, come un De Luca (che già lo ha fatto) o un Oliverio, la possano richiedere per ottenere maggiori poteri per sé per fare più danni al territorio ed ai cittadini, si dovrebbe stabilire un criterio oggettivo sulle richieste. Questo in quanto un simile processo richiede una forte responsabilizzazione delle regioni rispetto ai fondi che amministrano per cui, non potendo in alcun modo sforare, eventuali malversazioni si tradurrebbero in tagli irrimediabili ai servizi offerti ai cittadini. Abbiamo già subito abbastanza in Calabria, per esempio con la sanità, per fare altri esperimenti. Sul processo in corso delle tre regioni del Nord, invece, è molto difficile fare previsioni relative all’impatto nei settori interessati nelle altre regioni, anche se sarebbe auspicabile fare queste operazioni ‘a valle’ e non ‘a monte’, come invece appare profilarsi. È chiaro che il contenuto oggetto delle intese è un elemento centrale e dirimente e finora, di bozze, se ne sono susseguite molte. Bisognerà attendere un primo passaggio ufficiale per avere contezza della questione.”
Nel ragionamento politico sull’autonomia si ha la percezione che M5S tende più verso il centrosinistra in controtendenza con l’alleato di Governo.
“Non ci sono fondamenti ideologici nella nostra posizione sulle autonomie. C’è un’effettiva riflessione sugli esiti della riforma del titolo V, che ha portato le regioni del Nord a beneficiare dei trasferimenti erariali basati sui cosiddetti costi storici che oggi, in assenza dei famosi LEP, purtroppo pesano sui criteri di riparto a loro vantaggio. C’è il dato oggettivo di un debito pubblico fuori controllo da quando c’è stata la riforma del Titolo V e un aumento del GAP tra regioni che erano pronte ad accogliere la riforma del 2001 e quelle che non lo erano e non lo sarebbero neanche adesso. Abbiamo anche accumulato, dopo quasi 20 anni, una marea di contenziosi sui conflitti di competenze e ormai è chiaro a tutti che il processo di autonomia è di fatto irreversibile, perché una volta che si smantellano o si convertono i presìdi statali l’unico modo per intervenire ex post è rappresentato dai poteri sostitutivi. Tuttavia il commissariamento è uno strumento assolutamente inefficace specie in un contesto colluso e corrotto, perché purtroppo qualsiasi commissario è costretto ad avvalersi dei dipendenti dell’ente commissariato e lavora con scarsa motivazione non essendo legato al territorio: pertanto, nel 90% dei casi, non rappresenta una soluzione soddisfacente al problema.”
Variante al tema: elezioni regionali in Calabria. La Lega probabilmente da sola con un suo candidato, quindi fuori dal centrodestra. M5S si appella al movimentismo. E’ questo l’orientamento?
“Il Movimento in questi giorni si sta organizzando proprio per decidere la proposta più opportuna e conforme alle aspettative dei calabresi in base alla legge elettorale. Domenica 28 luglio durante l’incontro con Di Maio a Cosenza si realizzerà lo scambio di idee che ci porterà alla soluzione ottimale per la nostra regione.”
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