Autonomia differenziata: una sfida epocale!

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L'avvocato Ennio Curcio
  22 giugno 2024 08:26

di ENNIO CURCIO

Così come fu scelta con voto popolare, all'indomani della sconfitta del fascismo che aveva portato l'Italia in guerra, la Repubblica anziché la monarchia, altrettanto bisognerà fare nella mobilitazione per il referendum abrogativo della recente norma che ha introdotto l'autonomia differenziata.

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Diciamolo subito senza infingimenti, è una legge "canaglia" ai danni del sud e dell'unità nazionale perché, al netto delle menzogne dei proponenti, spacca il Paese in due, anzi in decine di "pezzi", in ambito sociale, economico, culturale e non ultimo politico. Le ragioni sono molteplici e possono riassumersi anche plasticamente nelle bandiere "leghiste" e non invece il tricolore nazionale, sventolate proprio in aula parlamentare appena votata la legge del proponente Calderoli, primo firmatario. Berlusconi, che pur ha avuto le sue responsabilitá politiche, aveva impedito a Bossi di realizzarla.

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L'attuale "forza Italia" di Tajani non è stata capace nonostante sia, o almeno avrebbe dovuto essere, la forza nazionale di "centro" che frena le spinte secessioniste ed autoritarie. Che lo si voglia o no, la partita democratica di questo nostro Paese è oggi in mano anche a "Forza Italia" ed in particolare, lo diciamo senza "piaggeria", al nostro Presidente Roberto Occhiuto perché vice segretario nazionale del suo partito e presidente della regione Calabria.

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Egli è centrale in questa battaglia di democrazia ed uguaglianza anche perché, all'indomani dell'approvazione della legge "canaglia", così da oggi in poi dovrà essere appellata, ha dichiarato di essere fortemente contrario e quindi, sia ora consequenziale e si renda promotore di uno schieramento istituzionale, tra le regioni del sud, per sostenere il referendum abrogativo, poiché il mero dissenso non basta 
piú se vorrà essere credibile.

Autonomia differenziata, "premierato" e legge elettorale sono un disegno "eversivo" che stravolge i principi cardine della nostra Costituzione. Se il presidente Roberto Occhiuto abdicherá a questo suo compito, che pur De Mita e Misasi a lui tanto cari assolverebbero, senza tentennamenti o tatticismi,  la battaglia democratica per l'unità della nostra amata Italia si trasformerà in una lotta tra fazioni, in cui gli "uomini liberi e forti" verranno relegati ai margini anziché essere il centro della rinascita del "mezzogiorno".

Alle volte è la storia ad imporre le scelte alla nostra coscienza, ecco perché gli chiediamo di essere rispettoso di quella sua cultura "democristiana" che insieme a quella socialista e liberale,  ha contribuito a rendere l'Italia una grande democrazia.

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