Azione Democratica Catanzaro: “Pd e centrosinistra da ricostruire”

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Una persona al voto
  07 febbraio 2020 10:15

Passata la buriana elettorale ed in attesa che il voto del 26 gennaio che ha riconsegnato la governance della Calabria al centro destra mUova ufficialmente i primi passi, nel Pd, che si è candidato ad essere, in virtù del suo risultato, forza di opposizione riaffiorano mai sopiti discorsi di riorganizzazione (delle idee programmatiche e dei suoi organismi). Ma nel Pd è sempre difficile ricomporre una unità a quanto sembra. Riorganizzarsi è il suo motto. E lo dovrebbe fare rimettendo in vita gli organismi democratici laddove mancano. E manca il più importante: la guida regionale democraticamente intesa fuori dalla tutela commissariale. Il lavoro di messa a punto del puzzle è difficoltoso comunque. Si riaccendono mai sopiti fervori delle varie anime che gravitano nel Pd Calabrese. Riaccende i motori in questa direzione, così sembra, la componente di azione democratica almeno a leggere il corposo documento che il gruppo abbastanza radicato nel partito e che nelle sue ultime battaglie interne è stato vicinissimo all’ex governatore Mario Oliverio.

Nel documento che pubblichiamo di seguito, Azione Democratica analizza, comunque, la situazione politica generale in Calabria. 

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 “Il voto regionale di domenica 26 gennaio, in Calabria, consegna uno scenario, un quadro di riferimento che, così come segnalato dall'analisi dei flussi elettorali, in continuo fermento e con tendenze fortemente contraddittorie. Il basso tasso di fedeltà degli elettori, la liquidità del corpo elettorale, l'indifferenza di molti elettori che mantengono alto il livello di astensione, pongono e ripropongono temi fondamentali come la qualità della democrazia e la credibilità della politica.

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L’astensionismo e la rappresentanza democratica.

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Il dato dell’astensione non è nuovo;si andava manifestando alle regionali del 2014 con un affluenza alle urne, pari a poco più del 44% e per la prima volta sotto il 50% degli aventi diritto mentre nel 2005 e nel 2010 il dato si attestava, rispettivamente, ad oltre il 64% ed il 59%.; l’odierna percentuale di astensione, identica a quella dello scorso 2014, cristallizza non solo una condizione di forte sofferenza partecipativa sulla quale occorre interrogarsi ma essa viene accentuata e resa insostenibile, sul terreno della reale rappresentanza del corpo elettorale, da una strozzatura, anche su essa occorre ritornare presto con una chiara modifica legislativa possibilmente lontana dalla prossima scadenza regionale, che relega il 15% del corpo elettorale, ci riferiamo ai consensi delle liste di Carlo Tansi e di Francesco Aiello, senza rappresentanza in Consiglio regionale nonostante un consenso non irrilevante.

Ne consegue che soltanto il 29% dei votanti abbia determinato la scelta del Governo regionale e la composizione dello stesso Consiglio regionale con una torsione dei meccanismi democratici senza precedenti che “fotografano” elezioni, pur pienamente legittime, con numeri assoluti assai ristretti.

La vittoria del centrodestra e la sua nuova “geografia”.

La vittoria annunciata del centrodestra ne riscrive i confini, i rapporti di forza e gli ambiti di influenza determinando elementi in controtendenza, con la semplice comparazione dei dati odierni con quelli del 2014, sul piano nazionale e nuovi rispetto al regionalismo calabrese: recupera Forza Italia, spenta nel resto del Paese, recupera il voto centrista che è accompagnato da un trasformismo evidente, rafforza in termini robusti il dato di Fratelli d’Italia e, per la prima volta, registra, dato assai rilevante, l’entrata in Consiglio regionale di un cospicuo numero di Consiglieri regionali della Lega di Salvini. Un “nuovo” ed inedito centrodestra dunque si appresta al Governo regionale consegnando alla prima donna Governatore della Calabria e del Mezzogiorno una responsabilità ben superiore al consenso elettorale ricevuto ed alla vigilia di ulteriori, importanti verifiche elettorali nelle altre Regioni del Sud.

La sconfitta del centrosinistra e del PD.

I dati numerici della sconfitta del centrosinistra, della “rivoluzione dolce” sono impietosi e drammatici insieme e riconfermano il “pendolo” calabrese dell’alternanza di governo; il crollo al 30% (dal 61% del 2014!) delle forze che si sono raccolte intorno a Callipo è determinato da una serie di fattori e circostanze che vanno evidenziate  e sottolineate, soprattutto, sul versante politico.

I numeri sono “nudi”: il PD, la sua lista, passa dal 25% del 2014 al 15% ed il 32% dei suoi elettori che lo scorso anno lo avevano votato alle Europee si rifugia, clamorosamente, quest’anno, alle regionali, nell’astensionismo (fonte SWG);perde molto anche la lista Democratici e Progressisti ( un seggio in meno e quasi diecimila voti in meno) mentre il dato della lista civica di Callipo è ragguardevole sul piano numerico e della rappresentanza (il 7,92% con 4 eletti per il mancato quorum di Tansi ed Aiello) ma non è sufficiente a colmare il divario abissale con la coalizione vincente allo stesso modo che, escludendo la lista Oliverio Presidente che pure aveva raccolto oltre 143.000 voti pari a 5 eletti, mancano all’appello alcune forze alleate nel 2014 ed ora scomparse, che avevano raccolto oltre il 18% dei voti di coalizione con oltre 140.000 voti e soli due eletti a causa del raggiungimento del quorum delle liste che si raccoglievano intorno al candidato D’Ascola. Merita una segnalazione (fonte Istituto Cattaneo) il voto della Città di Reggio Calabria che evidenzia una fortissima, e solitaria, capacità della coalizione della Santelli di assorbire la metà degli elettori reggini che si erano astenuti alle Europee dello scorso anno. Drammatica è, inoltre, la condizione del M5S che, nel 2014 si attestava su poco più del 4% ed, oggi, supera di poco il 7% nonostante una forza parlamentare considerevole che avrebbe dovuto garantire l’agevole raggiungimento del quorum.

Il voto sul candidato Callipo, oltre 17 mila voti, è una buona performance rispetto alla stessa Santelli che non arriva a 5 mila voti e che fa peggio dello stesso Tanzi che arriva a quasi 10 mila voti; nelle regionali del 2014 Oliverio raccolse 8 mila voti  più delle sue liste ma la lista Oliverio Presidente ebbe un’ affermazione assai rilevante in un quadro completamente diverso e nel quale il PD era realmente forza trainante e “cuore” della coalizione.

Il PD ed il suo futuro

Il PD commissariato non ha prodotto alcuno sforzo che riscattasse la pesante eredità della tragica gestione Magorno che aveva rinunciato colpevolmente e per manifesta inadeguatezza alla costruzione di un soggetto attivo delle politiche regionali ed in grado di sostenere e stimolare, anche criticamente, il Governo regionale; lo stesso superamento della divisione congressuale non ha prodotto alcun positivo effetto se non il grigio posizionamento di parte del gruppo dirigente; il resto, compresa l’attuale gestione commissariale e tutta l’intera fase di avvicinamento alle elezioni regionali, non ha prodotto alcun effetto di controtendenza ma solo cristallizzato le contraddizioni che resistevano al suo arrivo; non esiste una ripartenza politica con l’esito elettorale ultimo ed occorre, presto, restituire agli iscritti al PD la piena sovranità nelle scelte del proprio percorso, ribadire l’irrinunciabilità del rispetto delle regole in materia del codice etico e di individuazione delle candidature per  come sancito dalle norme statutarie recentemente confermate e concorrere, senza servilismo e subalternità, all’annunciato percorso congressuale che, in Calabria, può e deve servire soltanto alla sua rifondazione.

Anche per questo auspichiamo che tra i Democratici della nostra provincia ed in tutta la Regione si apra, e noi lo faremo presto, da subito ed in consonanza con l’avvio della fase congressuale nazionale, ad una stagione di confronto franco ed aperto, senza tatticismi  su quello che è stato dal 2013 ad oggi, senza risse gratuite ed artificiose lacerazioni, e di comune riflessione, ovunque sia possibile, dentro e fuori dal Partito con tutte le forze antisovraniste, raccogliendo energie disperse, motivando quelle che rimangono in prima linea, riannodando il filo spezzato con i mondi vitali, e sofferenti, della società calabrese laddove più forti ed avvertite sono le emergenze sociali e collegandosi a movimenti spontanei che si battono contro il populismo che possono essere punto di riferimento importante per una forza che non deve smarrire il suo profilo riformista, plurale e di avanzamento.

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